"Caprices héroïques" di François de Grenaille e la diffusione dell'opera di Giovan Francesco Loredano in Francia

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Author: 
Sara Elisa Stangalino
Università di Bologna

D'origine borghese, poi entrato a far parte della noblesse de robe, François de Grenaille 'sieur de Chatounières' (1616-1680) intorno agli anni '40 del Seicento è nell'intellighenzia parigina e aderisce al gruppo di Guez de Balzac; [1] probabilmente nello stesso periodo viene presentato a Richelieu. [2] Ingegno versatile, Grenaille gravita nella cerchia del potere politico, vestendo altresì i panni del diplomatico in svariati paesi europei. Alla morte di Richelieu tenta invano di avvicinarsi a Mazarino, e finirà invece a servire l''opposizione': dalla fine del 1643 al 1648 Grenaille è historiographe de son altesse royale il duca Gaston d'Orléans; [3] con questo titolo maschererà la sua attività di agente segreto. [4] Arrestato nel 1648 in possesso di documenti compromettenti, è rinchiuso prima alla Bastiglia poi alla Conciergerie. Ottenuta la libertà provvisoria intorno alla metà degli anni '50, lascia Parigi per ritirasi definitivamente dalla vita mondana.

Grenaille è oggi ricordato per numerosi scritti dalla natura assai varia, la maggior parte dei quali vede la luce tra il '39 e il '43, ossia prima del suo completo coinvolgimento nella vita politica. Compone tragedie, elogi, discorsi funebri, trattati di morale, carteggi, romanzi, cronache di storia e geografia. [5] Spicca una cospicua serie di scritti dalla finalità pedagogica principalmente incentrati sul tema dell'honnêteté, [6] tra questi quello ch'è considerato il suo capolavoro: L'Honneste fille, un trattato sull'educazione femminile, ultimato nel 1640, che ancor oggi occupa un posto non secondario negli studi relativi alla moderna pedagogia.

Una parte cospicua della sua produzione consiste tuttavia nell'attività traduttoria, [7] la quale contempla testi assai diversi per lingua, età e diffusione, dalla patristica agli accademici Incogniti, [8] ed ha un comune denominatore con gli scritti di morale fondati appunto sul concetto di honnêteté, nell'obiettivo comune di un più ampio progetto di natura politica-sociale.

Grenaille si inscrive in quel movimento di riabilitazione della traduzione che verso il 1640 annovera in Francia nomi come Guez de Balzac, Jean de Silhon, Nicolas Faret, Jacques du Boscq, Guillaume Colletet, [9] amici intimi dello storiografo. Lo stesso Richelieu incoraggia apertamente la traduzione di testi di natura etico-politica: 'manuali' indirizzati agli uomini di una nuova èra.

Nel 1644, appena entrato a servizio del Duca d'Orléans, Grenaille dà alle stampe i Caprices héroïques, [10] una traduzione degli Scherzi geniali del patrizio veneziano Giovan Francesco Loredano, fondatore dell'accademia degli Incogniti. L'opera era uscita dal torchio del Sarzina [11] una decina di anni prima (il primo tomo degli Scherzi risale al 1632, il secondo al 1634), [12] e il ventottenne Grenaille, intellettuale ormai maturo (all'epoca dei Caprices la sua produzione letteraria è pressoché completa), mette mano allo scritto del Loredano, giovane marinista, forse sulla scia del successo che anni prima il Marino aveva riscosso a Parigi.

Nel 1644 l'accademia degli Incogniti, a più di un decennio dalla sua fondazione, è conosciuta in tutta Europa, [13] vuoi per il dilagare delle idee libertine attraverso gli scritti degli accademici, vuoi per le gesta e le vicissitudini scandalose di alcuni membri dell'accademia stessa, tra i primi la sanguinaria vicenda che proprio nel 1644 - anno cruciale, si direbbe - dopo reiterati e violenti attacchi al clero portò al patibolo il ventottenne 'incognito' Ferrante Pallavicino. [14]

Non vi sono al momento elementi che attestino un soggiorno di Grenaille nella Serenissima. È possibile ch'egli vi abbia transitato durante un viaggio in Italia, ma non sappiamo se lo storiografo e il Loredano si siano mai incontrati. Grenaille manifestò nondimeno grande stima verso il Loredano, che nella dedica ai Caprices loda come «un des meilleurs esprits d'Italie».

Attività letteraria e impegno politico accomunano Grenaille e Loredano, figura cangiante, quest'ultimo, a tratti sfuggente. Spesso minimizzato dalla critica odierna per la vena letteraria impersonale ed esile, [15] è nondimeno il portabandiera di una rivoluzione delle idee che emerge dal seno di un'aristocrazia decadente. [16] Se è vero che nei suoi scritti la denuncia non giunge mai ad assumere il vigore di un'autentica riscossa, nondimeno nella sua attività letteraria qualche traccia di novità si trova: è nel cenacolo degli Incogniti che si sperimenta un nuovo fortunato genere, ossia il "romanzo", ed è proprio del Loredano il romanzo più conosciuto del secolo: La Dianea (1635). [17] Non cito a caso questo scritto allegorico dall'intento dichiaratamente politico, che, coi suoi agganci al tema della ragion di Stato, allude a personaggi chiaramente identificabili nella realtà politica del tempo e presenta uno degli aspetti più significativi della produzione del Loredano già ravvisabile negli Scherzi geniali: una concezione della politica eminentemente aristocratica e una letteratura incentrata sulle figure dei 'grandi'.

 

Gli "Scherzi geniali"

Il significato del termine 'scherzi' è da rintracciarsi nel latino ludus, che rinvia al greco παίγνιον, che designa componimenti dal carattere 'leggero'; l'aggettivo 'geniali' si riallaccia invece a genius, e qualifica un testo bizzarro, capriccioso, nella fattispecie liberamente ispirato a eventi e personaggi dell'antichità. [18] Gli Scherzi geniali constano di 24 monologhi in forma di epistola (una serie di 12 per ciascun libro) nei quali celebri personaggi della storia antica, còlti in un momento drammatico della loro esistenza, declamano dolori e angosce. Si tratta in sostanza di vicende in qualche modo già note, almeno nelle loro linee generali, al lettore moderno, il cui modello si ravvisa nelle Heroides ovidiane. [19]

 

Struttura e stile

Ogni Scherzo è introdotto da una breve dedica, captatio che il Loredano rivolge a ventiquattro personaggi differenti tra i quali accademici, artistocratici, uomini dal più o meno noto rilievo sociale (il sesto Scherzo del libro I, Lucrezia violata, è dedicato all'incognito Francesco Pona; il dodicesimo, Sisigambi consolante, a Marc'Antonio Morosini; il secondo scherzo del libro II, Annibale invitto, è dedicato ad Antonio Bruni; il dodicesimo, Xenocrate continente, al Marchese Virgilio Malvezzi); alla dedica segue una concisa esposizione dell'argomento.

Tra i temi spicca l'amore, nelle sue moltedeclinazioni: amore paterno (I,4. Cicerone dolente), amore tradito (I,5. Ennone gelosa; I,9. Poppea supplichevole), amore incestuoso (I,3. Caracalla amante); ma anche il tema dell'onore (I,6. Lucrezia violata) e quello dell'eroismo (II,3. Ciro animoso; II,4. Curzio ripreso). [20] Gli ultimi scherzi del II libro fanno corpo a sé: lascivia, moderazione e continenza traspaiono dalle lettere della dissoluta Frine e del filosofo Xenocrate. In realtà ciascuno Scherzo è teatro non già di un affetto specifico, bensì di una serie di situazioni conflittuali che oppongono amore a potere, lealtà a tradimento, affetti a ragion di Stato.

Il pathos scaturisce non tanto da rovesci sentimentali quanto dall'esilio del sentimento stesso, che si piega nell'urto contro le barriere imposte da convenienze sociali e politiche. La disarmonia rimanda a un contesto ben specifico, ch'è poi quello delle corti principesche: soggetti e argomenti degli Scherzi sono una lampante metafora del tradimento, dell'ipocrisia, del ribaltamento della fortuna, delle cadute dei favoriti dei 'Grandi'. L'impero stesso è da leggersi come allegoria della corte. Non sarà un caso che su ventiquattro personaggi cinque sono desunti dagli Annali di Tacito e, nel mostrare la violazione dei valori etici, esortano per antifrasi alla virtù. [21] Nel libro I: Agrippina calunniata (2; Ann. xiii, 21), Poppea supplichevole (9; Ann. xiv, 60-64), Seiano disfavorito (10.) [22] Seneca prudente (11; Ann. xiv, 53-54); ancora dagli Annali, nel libro II: Germanico tradito (7; Ann. ii, 71-72).

Dagli Scherzi geniali non pare facile cavare un giudizio di valore. Così ne parla Ivo Mattozzi: «Nonostante la varietà delle situazioni e degli stati d'animo, le tirate sono tutte di un medesimo stampo; si assomigliano tutte nell'impostatura, nello stile, negli argomenti, nello sviluppo del ragionamento, nel tedio che provocano». [23]

È pur vero che lo stile sovrabbondante, il periodare sentenzioso, la declamazione stentorea definiscono una moralità libresca, e i discorsi sul tema della ragion di Stato appaiono forse ingenuamente argomentati. Sta il fatto che questa 'girandola di divertissements' non si pone tanto come una fuga dal reale quanto come un mezzo di velato intervento politico. Non sarà del tutto un caso se il 1632, data della stampa del primo libro, coincide con l'intrapresa del cursus honorum del Loredano. [24] E, a ben vedere, nonostante la prosa artificiosa, costruita e altisonante - ma è questo il registro adeguato al rango dei personaggi -, [25] si trovano negli Scherzi espressioni e immagini vivaci e dinamiche; il tono patetico s'alterna a slanci d'ostentato eroismo, d'autentica audacia.

Dopotutto gli Scherzi geniali riscuotono all'epoca un incontrastato successo.

 

La traduzione di Grenaille

C'è però da chiedersi quanto di tutto questo si conservi nella traduzione di Grenaille. Com'è naturale, nella traduzione degli Scherzi Grenaille omette le dediche che il Loredano premette alle singole sezioni, ed esordisce invece con un ampio panegirico in lode del protettore: Gaston d'Orléans. Mantiene però l'esposizione dell'argomento, collocato in testa a ciascun monologo. Lo storiografo maneggia l'opera del Loredano con sospettosa deferenza: se si considera l'atteggiamento licenzioso che si riconosce generalmente al 'Grenaille traduttore', [26] i Caprices sembrano fare eccezione. La traduzione è puntuale, alla lettera, pure nel rispetto degli artifici retorici: enumerazioni, accumulazioni, anafore in capo al periodo. L'aspetto più notevole non è dunque da cercarsi nelle abilità linguistiche - non è, Grenaille, particolarmente sensibile agli equivoci della lingua, né ai suoi aspetti ludici - quanto piuttosto nella scelta dei passi da tradurre, giacché, se Grenaille traduce interamente il primo libro, del secondo ignora e tralascia numerosi Scherzi.

Dei due titoli che Loredano riserva a Elena di Troia (cfr. Tabella n. 1: 5. Elena piangente; 6. Elena supplicante), Grenaille traduce soltanto il primo, Hélène affligée: il pianto di Elena ai piedi di Priamo, còlta appena prima di essere riconsegnata a Menelao; ignora invece il secondo scherzo, che vede il lamento di Elena al cospetto del consorte.

Grenaille tende a tralasciare gli Scherzi incentrati sulle virtù della modestia, moderazione, continenza intese come contraltare all'immoralità (8. Pirro rimproverato; 9. Rossane modesta; 10. Teagene generoso; 12. Xenocrate continente). Di quest'ultimo gruppo Grenaille traduce soltanto un brano, ossia (11.) Frine lasciva. Un taglio notevole ma non facile da spiegare: se è vero che gli ultimi tre Scherzi - dedicati rispettivamente a Teagene, Frine e Xenocrate - non costituiscono un trittico in piena regola, acquistano però un senso grazie alla stretta relazione che li connette alla vicenda della 'dissoluta'. Gli ultimi due Scherzi, Frine lasciva e Xenocrate continente, sono invece pensati come un dittico vero e proprio; nelle rispettive lettere, Frine e Xenocrate si rivolgono esplicitamente l'una all'altro: pongono interrogativi, denunciano amarezze, scagliano invettive.

Gli scritti del Loredano esercitarono una sensibile influenza sulla produzione degli Incogniti, attenti a ogni nuovo fermento soprattutto in campo artistico-letterario: [27] non sarà un caso se alcuni dei più audaci drammi per musica del secolo XVII nascono nell'entourage intellettuale degli Incogniti. [28]

Se il testo del Loredano indubbiamente fornì ai primi drammaturghi parecchi spunti, è vero che la Francia rimase perlopiù immune alla contaminazione.

Giovan Francesco Busenello, notorio drammaturgo 'incognito', per la sua Incoronazione di Poppea (1642) avrà guardato alla Poppea supplicante del Loredano; [29] allo stesso si sarà rifatto Nicolò Minato, sia per il dramma intitolato a Elena di Troia (1659), sia nel concepire il dittico dedicato all'ascesa e caduta di Elio Seiano (1667).

In Francia le cose stanno diversamente. Il Recueil général des opéras représentés par l'Académie royale de musique depuis son établissement, [30] che comprende tutte le opere allestite all'Académie royale de musique tra il 1671 e il 1737, e annovera perciò l'intera produzione delle tragédies, non cita alcuna tragédie o ballet ispirati ai soggetti degli Scherzi. Neanche le due opere riguardanti le vicende di Pirro (Polixène et Pirrhus, 1706; [31] Pirrhus, 1730 [32]) possono considerarsi derivate dal Loredano, in quanto proprio lo scherzo dedicato a Pirro rimase fuori dalla traduzione di Grenaille e non compare nei suoi Caprices. Lo stesso dicasi per Théagène et Cariclée (1695). [33]Achille et Polyxène (1687) [34]Achille et Deidamie (1735) [35] presentano una relazione con l'Achille furieux di Grenaille (dall'Achille furibondo di Loredano). Peraltro in quest'ultimo caso il soggetto differisce: la vicenda di Achille e Deidamia risale ai prodromi della guerra troiana. Dunque non basta certo il nome di Achille a istituire un confronto, che qui pare impossibile alla radice. [36]

In conclusione: se è vero che l'opera del Loredano fornì parecchi spunti ai drammaturghi veneziani della prim'ora, la traduzione di Grenaille non ebbe invece in Francia pari risonanza: non portò dunque alla drammaturgia musicale alcun nuovo soggetto, rimanendo i Caprices vincolati esclusivamente alla tradizione narrativa.

Sappiamo che, per una convenzione poetica vigente in Francia e assai tenace, la tragédie en musique tende a evitare i soggetti storici (come quelli trattati da Loredano e dai drammi per musica veneziani) mentre predilige i soggetti mitologici o favolosi, [37] che si credeva rispondessero meglio a una generale esigenza di 'verosimiglianza', giacché si pensava che soltanto soggetti mitologici o fantastici potessero risultare credibili in un genere drammatico integralmente cantato.

Buona parte giocava poi la finalità encomiastico-celebrativa della tragédie francese, che si configurava perlopiù come un'allegoria dei fasti della monarchia assoluta, e perciò motivava l'impiego di figure mitologiche le cui imprese erano recepite come un'allegoria del potere monarchico.

Alla base di tutto è in sostanza la posizione storico-sociale dell'Académie francese e dei teatri veneziani nel contesto socio-economico-ideologico delle due città, Parigi e Venezia, a divergere radicalmente, sia riguardo agli aspetti della produzione sia per ciò che concerne la fruizione.

Il confronto fra i testi di Loredano e Grenaille, vòlto a verificare se a parità di contenuti vi sia stato, in campo drammaturgico, parità o analogia di risultati, dà dunque esito negativo, implicitamente avvalorando ancora la nozione che tra i due sistemi culturali (l'opera alla veneziana o all'italiana versus l'opera francese) v'è una comprovata impermeabilità.

 

Tabella 1

 

G. F. Loredano

Scherzi geniali

F. de Grenaille

Caprices héroïques

Affetti e Argomento

 

Parte prima

Première partie

 

1

Achille furibondo

Achille furieux

Ira; vendetta. Vendetta di Achille a séguito della morte di Patroclo.

2

Agrippina calunniata

Agrippine calomniée

Tradimento; calunnia. Agrippina accusata dell'attentato al figlio Nerone.

3

Antonino Caracalla amante

Caracalla passionné

Incesto. Amore di Caracalla per Giulia, sua consanguinea.

4

Cicerone dolente

Ciceron mécontent

Amor paterno. Lamento di Cicerone sui costumi del figlio.

5

Ennone gelosa

Ennone ialouse

Amore tradito. Ennone tradita da Paride.

6

Lucrezia violata

Lucrece forcée

Onore violato. Lucrezia violata da Tarquinio.

7

M. Antonio eloquente

M. Antoine éloquent

Tirannia. M. Antonio oratore condannato sotto la dittatura di Mario e Cinna.

8

M. Antonio moribondo

M. Antoine mourant

Amore. Lamento di Marc'Antonio a Cleopatra.

9

Poppea supplichevole

Poppea suppliante

Amore; adulterio. Ripudio di Poppea da parte di Nerone.

10

Seiano disfavorito

Seianus disgracié

Rovescio di fortuna. Precipizio e rovina di Elio Seiano.

11

Seneca prudente

Sénèque prudent

Invidia; calunnia. Difesa di Seneca dall'accusa di possedere smisurate ricchezze.

12

Sisigambi consolante

Sysigambis consolante

Rovescio di fortuna. Conforto di Sisigambi alla famiglia di Dario.

 

Parte seconda

Seconde partie

 

1

Alessandro pentito

Alexandre repentant

Pentimento. Alessandro pentito dell'uccisione di Clito.

2

Annibale invitto

Hannibal invincible

Rovescio di fortuna. Annibale timoroso della caduta.

3

Ciro animoso

Cyrus magnanime

Eroismo. Audacia di Ciro, incurante della propria salvezza.

4

Curzio ripreso

Curtius repris

Eroismo. Sacrificio di Curzio per la salvezza di Roma.

5

Elena piangente

Hélène affligée

Timore della prigionia. Elena ai piedi di Priamo prima di essere riconsegnata a Menelao.

6

Elena supplicante

/

Timore della prigionia. Elena consegnata a Menelao.

7

Germanico tradito

Germanicus trahy

Tradimento; morte. Germanico succube delle trame di Seiano e Tiberio.

8

Pirro rimproverato

/

Moderazione. Rimproveri di Cinea a Pirro per eccesso d'ambizione.

9

Rossane modesta

/

Modestia. Rossane amata da Alessandro.

10

Teagene generoso

/

Continenza. Discussione di Teagene sull'offerta di Frine.

11

Frine lasciva

Friné dissolue

Continenza. Frine respinta da Xenocrate. [Frine a Xenocrate.]

12

Xenocrate continente

/

Continenza. Frine respinta da Xenocrate. [Xenocrate a Frine.]

 


Note

1. Jean-Louis Guez de Balzac (1597-1654), scrittore, è uno degli autori che più hanno contribuito a riformare la lingua francese, perciò soprannominato 'il restauratore della lingua francese'. Notato da Richelieu, ottenne l'impiego di storiografo e l'incarico di consigliere reale.

2. Cenni biografici nell'introduzione a F. de Grenaille, L'honnête fille, éd. critique établie par S. Vizier, Paris 2003. Si veda anche G. Clément-Simon, François de Grenaille, sieur de Chatounières,notice biographique et bibliographique, suivie de Noël Paschal, ou Hymne sacro-burlesque pour l'heureux avènement de Mgr de Tulle en son évêché: 1654, par le sieur de Chateaunières, Paris 1895.

3. P. Gatulle, Gaston d'Orléans: entre mécénat et impatience du pouvoir, Seyssel 2012. Cfr. anche C. K. Abraham, Gaston d'Orléans et sa cour: étude litteraire, Chapel Hill 1963.

4. La natura di questi incarichi ancora oggi sfugge agli storici: per esempio non è mai stato stabilito con precisione quale ruolo Grenaille abbia avuto nella Fronda, della quale il duca suo protettore fu uno dei principali fautori. Grenaille, L'honnête fille cit.

5. Di qualche interesse gli scritti biografico-encomiastici, come Discours funèbre sur la mort du duc Bernard de Weimar, Gustavus Adolphus rex Sueciae (entrambi del 1639), Le Mausolée cardinal, ou Éloge funèbre de feu Mgr le cardinal duc de Richelieu (1643), e svariate opere di natura socio-pedagogica, come La Bibliothèque des dames (1640) e La Mode, ou Charactère de la religion (1642).

6. K. A. Jensen, Rewriting for 'Vraisemblance': Grenaille's Versions of Héloïse, in «Cahiers du Dix-septième: An Interdisciplinary Journal», III (1989), pp. 155-167; G. Malquori Fondi, De la 'lettre-canevas' à la 'pièce de cabinet': Les Lettere d'Isabella Andreini, traduites par François de Grenaille, in Contacts culturels et échanges linguistiques au XVIIe siècle en France, a cura di Y. Giraud, Paris 1997, pp. 125-145; D. Perret, L'honnête fille où dans le premier livre il est traité de l'esprit des filles, in «Renaissance Quarterly», LVII (2004), pp. 1434-1436; L. Turcot , "Les Plaisirs des Dames" (1641) de François de Grenaille: du cours à la promenade, in «Etudes Françaises», XLVII (2011), pp. 165-181.

7. La traduzione del Petrarca, ad esempio, è una 'campagna intellettuale' che impegna Grenaille fino alla fine degli anni settanta.

8. Troviamo accenni al lavoro di Grenaille in F. Bondi, Belle infedeli. Una traduzione francese de 'La Galeria delle Donne Celebri' di Francesco Pona (1632), in Gli Incogniti e l'Europa, a cura di D. Conrieri, Bologna 2011, pp. 11-40.

9. Molti tra questi intellettuali sono membri dell'Académie française. Jean de Silhon, per esempio, prima di diventare conseiller d'État è segretario di Richelieu, poi, nel 1634, membro dell'Académie, così come Nicolas Faret, avvocato, letterato. A Richelieu dedicò un'ode, Pour Monseigneur le Cardinal de Richelieu, considerata la sua opera migliore.

10. Cfr: < http://catalogue.bnf.fr/servlet/biblio?idNoeud=1&ID=30832909&SN1=0&SN2=0&host=catalogue>; [Catalogo della BNF] Type: texte imprimé, monographie; Auteur(s): Loredano, Gian Francesco (1607-1661); Titre(s):  Les Caprices héroïques du Loredano... [Traduit par François de Grenaille, sieur de Chatounières.] Première [-seconde] partie [Texte imprimé]; Publication:  Paris, A. Robinot, 1644; Description matérielle:  2 parties en 1 vol. in-8° , frontisp. Gravé; Autre(s) auteur(s):  Grenaille, François de (1616-1680). Traducteur. Da Google Books è scaricabile l'editio princeps.

11. Per le edizioni di Loredano si veda T. Menegatti, «Ex ignoto notus». Bibliografia delle opere a stampa del principe degli Incogniti: Giovan Francesco Loredano, Padova 2000.

12. L'edizione del 1632 (parte I) è custodita nella Biblioteca comunale Manfrediana di Faenza: Scherzi geniali di Gio. Francesco Loredano nobile veneto, Venezia 1632 (In Venetia: presso Giacomo Sarzina, 1632), collocazione: R 006 005 003. La seconda parte dell'opera, pubblicata nel 1634, è custodita nella Biblioteca reale di Torino: Scherzi geniali di Gio. Francesco Loredano Nobile Veneto, Venezia 1633 (In Venetia: 1634), collocazione: P.M.1514. Per questo studio ho utilizzato le edizioni del 1642 (I parte: Venezia, Sarzina, 1642) e del 1686 (II parte: Venezia, Tivani, 1686).

13. Cfr. Gli Incogniti e l'Europa cit.

14. E. Muir, Guerre culturali: libertinismo e religione alla fine del Rinascimento, Roma-Bari 2008, p. 88. Cfr. anche L. Piantoni, La «tirannide del cuore». Passioni, fortuna, ethos e «ragion di stato» nella produzione di Ferrante Pallavicino, in E. Selmi, L. Piantoni, M. Rinaldi, Il fiore delle passioni. Animo e virtù nel sistema dei saperi tra Cinque e Seicento, Padova 2012, pp. 169-219; R. Urbinati, Ferrante Pallavicino. Il flagello dei Barberini, Roma 2004; Ferrante Pallavicino: libelli antipapali. La Baccinata e il Divorzio celeste, a cura di A. Metlica, Alessandria 2011; Libertini italiani: letteratura e idee tra XVII e XVIII secolo, A. Beniscelli, Milano 2011.

15. I. Mattozzi, Nota su Giovan Francesco Loredano, in «Studi Urbinati», XL (1966), pp. 257-288: 259.

16. Si veda C. Carminati, Loredan (Loredano), Giovan Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXV (2005), e bibliografia ivi citata: < http://www.treccani.it/enciclopedia/giovan-francesco-loredan_(Dizionario-Biografico)/>. Cfr. N. Ivanoff, G. F. Loredan e l'ambiente artistico a Venezia nel Seicento, in «Ateneo veneto», III (1965), pp. 186-190; L. Puppi, "Ignoto Deo", in «Arte veneta», XXIII (1969), pp. 169-180.

17. G. Quaglino, La realtà fantastica de "La Dianea" di Giovan Francesco Loredano, in «Critica letteraria», IV (1976), pp. 89-116; e G. Dünnhaupt, Giovanni Francesco Loredano's Novel "La Dianea": Its Structure and Didactic Aims, in «Studi Secenteschi», XVI (1975), pp. 43-52.

18. C. Questa, Presenze di Tacito nel Seicento veneziano, in Musica, scienza e idee nella Serenissima durante il Seicento, Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia-Palazzo Giustinian Lolin, 13-15 dicembre 1993, a cura di F. Passadore e F. Rossi, Venezia 1996, pp. 317-324: 321.

19. Ivi, passim.

20. M. G. Stassi, Narrazione e rappresentazione delle "Novelle amorose" di Giovan Francesco Loredano, in Metamorfosi della novella, a cura di G. Barberi Squarotti, Foggia 1985, pp. 179-212.

21. C. Questa, Presenze di Tacito nel Seicento veneziano cit., p. 322.

22. È perduta la parte degli Annali in cui erano narrati i drammatici eventi relativi a Seiano. Forse Loredano attinge le informazioni da scritti di eruditi moderni: nel 1618 Girolamo Canini d'Anghiari, celebre per aver tradotto numerose opere tacitiane nel primo Seicento, ne dà alle stampe un'edizione presso Ciotti: Opere di G. Cornelio Tacito, Annali, Historie, Costumi de' Germani, e Vita di Agricola; illustrate con notabilissimi aforismi del signor D. Baldassar' Alamo Varienti, trasportati dalla lingua castigliana nella toscana da D. Girolamo Canini d'Anghiari. Aggiuntoui dal medesimo il modo di cauar profitto dalla lettura di questo autore, e la vita di Tacito, ... Il tutto migliorato, & accomodato alla traduttione del signor Adriano Politi con la sua apologia, e dichiaratione di alcune voci più difficili, in Venetia appresso i Giunti, 1618 (In Venetia, nella stamperia di Gio. Battista Ciotti, 1618). Cesare Questa precisa: «Quanto agli Annales, tutti sappiamo che sopravvissero i libri I-VI (ma con una grande lacuna che ci ha privato della più gran parte del V e dell'inizio, forse, del VI) e XI-XVI (ma il 1. XI manca della prima metà).» C. Questa, Presenze di Tacito nel Seicento veneziano cit., p. 317.

23. I. Mattozzi, Nota su Giovan Francesco Loredano cit., p. 261.

24. I. Mattozzi, Nota su Giovan Francesco Loredano cit., p. 268.

25. Sull'arte retorica e sullo stile del Loredano cfr. A. Morini, Giovan Francesco Loredano: sémiologie d'une crise, in «Revue des études italiennes», XLIII (1997), pp. 23-50.

26. K. A. Jensen, Rewriting for 'Vraisemblance': Grenaille's Versions of Héloïse, in «Cahiers du Dix-septième: An Interdisciplinary Journal», III (1989), pp. 155-167.

27. A. Marchi, Il Seicento 'en enfer': la narrativa libertina del Seicento italiano, in «Rivista di letteratura italiana», II (1984), pp. 351-367: 357.

28. L'argomento è ampiamente trattato in L. Bianconi, Il Seicento. Storia della musica, IV, Torino 1982 (2a ed. 1991), e P. Fabbri, Il secolo cantante. Per una storia del libretto d'opera nel Seicento, Bologna 1990 (2a ed. Roma 2003). Cfr. anche E. Rosand, L'Opera a Venezia nel 17. secolo: la nascita di un genere, Roma 2013; e J.-F. Lattarico, Venise incognita: essai sur l'académie libertine au XVIIe siècle, Paris 2012.

29. J.-F. Lattarico, Busenello: un théâtre de la rhétorique, Paris 2013, pp. 223-242.

30. Recueil général des opéras représentés par l'Académie royale de musique depuis son établissement, Genève 1971 (Ripr. facs. delle ed. Paris 1703-1745). Si veda anche il data-base elaborato dal Centro di musica barocca di Versailles: <http://philidor.cmbv.fr/Publications/Base-de-donnees-documentaire-sur-le....

31. Poesia di Jean-Louis-Ignace de La Serre, musica di Pascal Collasse.

32. Poesia di Jean Fermelhuis, musica di Joseph-Nicolas-Pancrace Royer.

33. Poesia di Duché de Vancy, musica di Henry Desmarest.

34. Poesia di Jean-Galbert de Campistron, musica di Lully e Collasse.

35. Poesia di Antoine Danchet, musica di André Campra.

36. L'Achille di Loredano è furibondo per la morte di Patroclo, episodio che si verifica durante la guerra di Troia.

37. Una convenzione poetica vincolante, tanto che il tentativo di Quinault di adattare come tragédie en musique una tragedia greca, ossia Alceste (1674; musica di J.-B. Lully) scatenò un putiferio nella critica (cfr. C. Perrault, Critique de l'opéra, ou examen de la tragedie intitulée 'Alceste' [...], in P. Quinault, Alceste, suivi de La Querelle d'Alceste, Anciens et Modernes avant 1680, edizione critica di W. Brooks, B. Norman e J. M. Zarucchi, Genève 1994, pp. 77-102). Sull'insieme di questi vincoli di poetica vigenti in Francia nel campo del teatro d'opera cfr. C. Kintzler, Poétique de l'opéra français de Corneille à Rousseau, Paris 1991; per i diversi 'gradi' di verosimiglianza cfr. in part. Parte II: Fondements philosophiques de la théâtralité classique, p. 101 sgg.