Il cardinal Ferdinando al duca Cosimo I

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Roma, 25 marzo 1569

Med. 5085, [già num. 49], cc. 83r-84v.

In materia di promotione nessuno fin qui è venuto con me a manifesta richiesta, ch’io ben havrei usato la forma che mi fu data questi dì passati per la risposta, et hora mi bastarà d’haver ricordato il servitio nostro, sapendo bene nel resto che Vostra Eccellenza applicarà questo offitio prudentemente come amorevolmente debbe haverlo ricevuto.

Al cardinale Paleotto darò conto della risposta di Vostra Eccellenza, se bene è più in speranza che in effetto, contra la sua espettatione, che era che la dovesse ordinare il pagamento suo, non parendogli ragionevole che le liti di altri debbano ritardargli et impedirgli quel che chiaramente è suo, ma sì ben d’havere a esser pagato da quello che egli ha conosciuto sempre debitore principale, che dice essere quella comunità di Cavrenno. Pure glie n’addolcirò più che si potrà, massimamente che la lite non dovrà essere perpetua.

La speranza che ella di nuovo mi dà di non havere a mancare ai miei bisogni mi farà passare innanzi con l’animo tanto più sicuro dalla noia ch’io sentivo nell’entrare in nuovi intrighi, ma stia sicura che non mi farà fare spesa //c.83v.// che la non sia per stimar honorata et modesta.

Della gratia fatta in honore delle mie raccomandationi ai fratelli Aldobrandini bacio la mano a Vostra Eccellenza mille volte et nel darne conto all’auditore farò in modo che di questo et della volontà sua verso di lui conosca doverle restare obligato quanto conviene.

Dopo qualche intervallo, come la ricorda, farò poi con lui offitio conforme all’ordine di Vostra Eccellenza per la causa del signore Alberto Pio, con mostrar quanto le prema veramente il servitio di quel signore, che mi sarà tanto più facile quanto che sono io ancora obligato et dispostissimo a giovarli. Monsignor Illustrissimo Alessandrinoa ha di già mosso qui con l’ambasciatore veneto il negotio della liberatione di Filippo Serena. Ne scriverà al legato in Venezia et farà quanto sia possibile per sodisfattione di Vostra Eccellenza mostrando conoscersene debitore per le molte cortesie che ha ricevute et sa di potersi promettere di lei.

Le statue del conte Sigismondo che sono in mano del Garimberto stanno a posta nostra. L’altre poche, non punto men buone, che sono rimasti (sic!) nella //c. 84r.// vigna d’Orsino s’avranno difficilmente. Pure l’abbate farà opera di liberarle. Resta che Vostra Eccellenza ordini a qualcuno che pigli la sua parte di quelle che si possono havere et si procuri il ricapito che la vorrà gli si dia, di che la prego perché, havendo qualche disegno io sopra la parte mia, desidero separarla, né voglio fare altro sin ch’io non intenda la sua volontà, alla quale et queste et quanto io sia per haverne di più saranno sempre non meno che le sue proprie.

Il cardinale della Bordiziera ha visto quanto Vostra Eccellenza risponde et le bacia la mano non manco della volontà sua verso di lui, che della pronteza al servitio del re. Loda che la ricerchi le sue cautele et afferma che le gioie mandate costà, secondo ha inteso, sono assai migliori delle portate ai veneziani, della sicurtà de quali et d’alcuni capi delle lettere di Vostra Eccellenza, mostrando poca informatione, dice volerne ragionare con l’ambasciatore christianissimo per chiarirsi et poterne meglio parlare et facilitare quanto potrà il servitio di quel re, degno (dice) di scusa et di compassione per la mala sorte d’homini che lo governano. //c.84v.// Staremo hora a vedere quel che vorranno dire. Fra tanto, non occorrendomi altro, fo fine con baciar la mano a Vostra Eccellenza et a Sua Altezza et pregarli ogni prosperità.

Di Roma li 25 di marzo 1569.

a Alessandrino Ms. marg. sinis.con segno di richiamo.