Il cardinal Ferdinando al granduca Cosimo I

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Roma, 27 aprile 1572

Med. 5087, n. 62 (cc. 158r-160r).

Hora che il male di Sua Santità si scuopre da dovero vengo a replicare particolarmente alle lettere di Vostre Altezze. Da quelle mi si mostra il suggetto che le piace più d’ogni altro et sta bene. Mi se ne mostra un altro che li dispiace per li medesimi respetti scritti di qua per parole d’Altemps, et questo anco basta, ma parlano di Morone, Correggio, Santa Croce et Crivello et Piacenza in modo che io non capisco bene se li dispiaccino o no. Bisogna dunque che lea mi dichiarino precisamente l’animo loro, acciò che io meglio sappi come ho da governarmi. Et parmi che Vostra Altezza debba volgere la mira a più d’uno, mostrando l’esperienza che il pensare a un solo fa che, succedendo poi un altro, egli con noi non n’habbia grado alcuno. Farnese proporrà et aiutarà con tutte le forze sue Augusta, Pisa, Piacenza, Coreggio, Aldobrandino, Vormiens et Montepulciano, una buona parte di loro in dispetto nostro. A Pisa aderiranno molti et con essi forse Alessandrino et sob, per parole dette assai largamente da esso Pisa, che egli saria nimicissimo nostro. Se a Montepulciano andasse Alessandrino, come saria facilmente, egli riuscirebbe. Però in tuttic questi è necessario che la mi parli chiaro, //c.158v// poiché non sono sicuro che il mostrare apertamente di favorire quello che la mi esclude basti a levarli Farnese et guastarli il gioco, et così stando in dubio puossi venire a termine che egli riesca, se non la diamo per il mezo alla scoperta, che parerà novissima cosa, et non so con quanta causa, sendo egli pur meglio che Coreggio, governato da Carcassona et Gambara. A Piacenza et Aldobrandino andaranno molti per diversi respetti et haranno Alessandrino, come ben vede Vostra Altezza. Piacenza et forse Crivello saranno proposti da spagnuoli. Però è necessario bene pensare circa tutti questi capi et casi per dirmi l’animo suo resoluto, perché nel conclave le cose si riducono talhora in termine che bisogna risolvere in instanti et non v’è tempo di chiedere parere senza dichiararsi con poco utile et talhora con danno. A Morone non andarà Alessandrino et tanto lui come Altemps non l’approvano per servitio nostro. Ma Borromeo forse lo vorrà et esso Morone sarà d’autorità per fare altri, se non per sé nel conclave, girando molti con l’arte et consiglio suo, talché, havendo noi la forza dall’unione //c.159r// delle creature di Pio IV et Pio V et le cose nostre in mano di lui, il quale da me fu disaiutato nel conclave passato, ci bisogna giocar destro et, a poterlo fare, bisogna essere resoluto non solo di quel che stimiamo bene o male, ma minor male ancora. Et io, se ben lo so in parte, debbo però stimarlo secondo il giuditio di Vostra Altezza, la quale però è bene che me ne scriva. Di Perugia Vostra Altezza non parla, et egli pure ha molto buono del gioco. Orsino mi vuol parlare et io credo che sarà sopra l’eslusione di Sirleto, escluso già da lui, da Sforza et da Farnese stesso, sendo regola universale che, chi esclude una volta uno, mai più s’assicuri a favorirlo. Mostrarogli quanto sia innanzi Sirleto et se, con questo et con un poco renitenza, io potessi spiccare Orsino et Sforza (che saranno insieme) dalla persona di Farnese con prometterli di non andare io in Sirleto, desidero sapere se debbo farlo, dubitandone, perché Sirleto è portato da Borromeo, sarà aiutato da Alessandrino et, non sendo se non buono per noi, pare che dobbiamo andare avvertiti. Dubito di Monte et convien che, al passar di costà, venga legato con più stretti oblighi che si può. Non so come stiano le cose con Sforza da un pezo in qua, sendo andate attorno mille novelle, né quanto capitale se ne debba fare, però //c.159v// di questo ancora è bene avvisarmi, atteso massimamente che egli non conviene molto né con Pacecco (parendoli che l’habbiamo posposto a lui), né con Cesi, i quali sono nostri. Di Montepulciano non ho parlato se non con Pacecco fin qui et con Altemps ne parlerò in modo che non sia per farne parola. Et con l’ambasciatore christianissimo trattarò di sorte che la gente non saprà li fatti nostri et che anco li istessi cardinali franzesi obediranno al re loro senza sapere di far per noi. Il papa stanotte ha travagliato estraordinariamente et non ha ritenuto il solito cibo, ma orinato sangue quasi vinod, onde saltò fuori romore della morte ma vano, per hora. Stamane ha udito messa et, oltra il suo pesto, ha preso tre rossi d’uovo et ritenutoli molto bene. Ha udito il principe d’Urbino ma si crede che non l’habbiae inteso, come non è stata Sua Santità intesa da lui di quattro parole o più tosto cenni, sì perché già ha ingrossata la lingua molto bene, sì perché non sta molto in sé. Etf questo credono essere il motivo che hoggi per tempo ventoso et piovoso l’ha spinta in Belvedere, dove io l’ho vista dalle stanze di Alessandrino,g dove si trova su le xix hore et dove credo che caderà una volta senza avvedersene, camminando pur tuttavia quasi che il male tocchi a un altro. Al signor Michele solamente i[n go]verno ha dato le galere, né, con tutto che Marcantonio Colonna cercasse di cavare l’ordine di donativo, volse però darlo, come mi fu referto hiersera, et come scrissi Sua Santità potrà viver non più a mesi, ma a giorni //c.160r//h, et non passeranno questi di cinque in sei, o forse manco. Per questo ho fatto scriver a Commendone dall’agente suo l’alligata, sollecitandolo a venire da Vienna, donde hora dice che può essere poco lontano, et ho voluto spedire questo corriere a Vostra Altezza, acciò che ella possa spronare lui et Dolfino et far se altra provisione le occorre. Et sopratutto scrivere a me le sue resolutioni acciò che, innanzi et nel bisogno, io possa indirizare le cose più liberamente. Che è quanto m’occorre et le bacio la mano. Di Roma li 27 di aprile 1572i.

[Post scritto] Pare che Sua Santità habbia prestate orecchie a Rusticuccio quando l’ha persuasa a chiamare i cardinali et fare un ultimo offitio, raccomandandoli la casa, come hanno usato suoi antecessori. Vederemo se lo farà. Io non credo d’havere a spedir più corrieri se non con la morte.

a Le su correzione di la.
b So in un primo tempo seguito da che, cassato.
c Tutti aggiunto in interlinea superiore.
d Ma.. vino aggiunto in interlinea superiore con segno di richiamo.
e Habbia in un primo tempo seguito da né, cassato.
f Et in un primo tempo seguito da di, cassato.
g Alessandrino, in un primo tempo seguito da et, cassato.
h Cambio di foglio segnalato nel margine inferiore con voltisi, anche a causa della firma già apposta a c. 159v.
i La firma risulta apposta a c. 159v.