Roma, 4 aprile 1572
Med. 5087, n. 41 (c. 110r-v).
Se le mie del primo potettono recrear Vostra Altezza, queste dovranno maggiormente rallegrarla poi che le portano la sicureza della salute di Sua Santità, come ella vedrà particolarmente da la che io scrivo al Granduca nostro Signore, di che Dio sia lodato, da la cui sola mano fuor della speranza d’ognuno vien questo bene alla christianità. Serbarò le lettere di Sua Altezza ma vorrei haverne le copie per meglio veder dal contenuto intero d’esse come io debba valermene, bisognando, perché, se ben so quel che io ricercai per li servitii loro, non vedo però da lo che mi si scrive, a quel che io debba supplire, così nell’altre cose, come in proposito della promotione, alla quale se si verrà, mi ricordarò del protonotario de’ Medici et lo proporrò, come Vostre Altezze desiderano. Il Vestrio sarà comparso all’arrivo di questa et nel ragionar con lui harà potuto Vostra Altezza metterlo meglio su il filo del servitio suo, per il quale credo poter dire che egli farà volentieri quanto potrà. Con l’inserto hebbi gl’avvertimenti prudenti che le occorreva darmi, et non occorre che io m’estenda in risposta poi che spero che nona sarà così presto il bisogno di valersene. Questo non tacerò già: che Altemps, Como et Cesi //c.110v// son tanto miei che nessun più, et che di ciò m’ero assicurato un pezo fa; come ero anco di Simoncello, che senza escettione di alcuno m’ha promesso voler esser meco per tutto. Al signor Alberto farò intender la resolutione di Vostra Altezza circa il suo figliuolo et io la ringratio della parte che ella n’ha fatta in gratia mia. Con Alessandrino fo tuttavia offitio conforme a lo che haveva fatto Vostra Altezza et con lui et con ogn’altro tratto sempre secondo che giudico richieder il servitio nostro. Che è quanto m’occorre per hora, et le bacio la mano.
Di Roma li 4 di aprile 1572.
a Non aggiunto in interlinea superiore.