Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 18 maggio 1570

Med. 5085, [già num. 137], c. 274r-275v.

Già dormiva Nostro Signore quando arrivò il corriere di Vostra Eccellenza et già era non solo publicata, come fu scritto, ma così ben ferma et stabilita la promotione che nessuna speranza vi restava di aggiugnervi et Sua Santità, oltra l’essersi ritirata il giorno precedente al suo casaletto, havea anco la sera interdetto il fare ambasciate di chi si fusse per fuggir l’instanza che gliene potesse esser fatta. Ond’io a pena hebbi commodità di farle penetrar la lettera di Sua Altezza la mattina, il che pur successe, havendo io animo di stringerla poi all’audienza del consistoro per li soggetti raccomandati da lei nel modo che Vostra Eccellenza ordinava, se vi havessi visto appicco alcuno. Ma ella, se bene fu per cedere a quel vescovo di Liege, vedendo però proponere Salsburg et altri, così constantemente si ritirò et contradisse a chi volse impugnare li già deliberati et aggiugnere de nuovi, ch’io stimai vana ogni opera che se ne fusse fatta in quel tempo et in quel luogo. Se un’altra volta mi sarà da Vostre Altezze mostrata la mira di pensieri et volontà loro in tempoa, io spero che vedranno sortirsi effetti più felici di quelli che //c.274v.// né si possono, né si debbono sperar quando non è luogo al negotio come le presuponevano che hora vi fusse. Fu fatta adunque una promotione de xvi già scritti, ne quali si può dire veramente che nessuno habbia parte per opera fatta, dependendo tutti dalla volontà mera del papa. Et fu fatta con impugnatione et contradittione grande per ispatio di quattro hore, talché i vecchi se ne partirono molto afflitti et senza una minima sodisfattione.

Ha alcuni poverissimi a quali, se si donasse qualche scudo et con partecipatione del papa, saria un atto che piaceria a Sua Santità et si obligarebbe loro grandemente, né però importaria gran cosa. Ho voluto metterlo in consideratione a Vostra Eccellenza acciò, parendole, possa o rimettere danari di costà o ordinarmi ch’io ne pigli qua alcuna somma per questo effetto. Et le ricordo sopra tutto il secretario il quale, se bene non è povero, non haria però discara qualche amorevoleza, et è quello che, per l’unione con Alessandrino, potrà assai in questa schiera, la quale assai havremo dal nostro a qualche occasione se vorremo mantenercela, //c.275r.// il che pure non manca di difficultà per la via nostra ordinaria non restando mai dall’altra banda con molti modi torcere le cose a contrario camino.

Nel negotio del Mannello s’aspetta quanto io scrissi ultimamente et poi che di costà ancora si trova qualche cosa, non sarà se non bene seguitare le medesime diligenze, acciò non le riesca di frodarcela, come potrebbe accadere. Ho fatto vedere a Sua Santità quanto Vostra Eccellenza mi scrive del duca di Baviera che molto gli è piaciuto et mostra doverne fare capitale et perciò increscergli di intendere che egli non sia per andare alla dieta.

Quel suo gentilhomo non ho visto di qua, ma farò opera che sia condotto da me per trattare con lui della maniera che conviene et che la mi comanda. Con il quale in buona gratia di Vostra Eccellenza mi raccomando con tutto l’animo.

Di Roma li xviii di maggio 1570.

[Post scritto] Trovandomi stamani alle iii in una chiesa con Augusta feci cadere ragionamento del gentilhomo suddetto di Baviera et tirai meco a desinar l’uno et l’altro, et con esso //c.275v.// complii di maniera che harà cagione di testificare in noi gran volontà verso suo padrone. Va a Napoli per esser presto di ritorno et hammi promesso nelle sue occorrenze valersi di me con ogni sicurtà, mostrando desiderare qualche bella statua et altre cose, nelle quali io gl’ho offerto l’opera mia et in somma s’è partito sodisfattissimo.
In questa vacanza del chericato del cardinale Grassi, havendo monsignor Salviati mostrato di desiderare il mezo et intercessione mia con Nostro Signore per la professione che fa di depender da me, io glie l’ho prestata volentieri et ho trovato Sua Santità così pronta a compiacermi che spero havere condotto il negotio nel quale non ho fuggito d’ingerirmi, sì perchè egli è gentilissimo et ossequisissimo con me, sì perchè stimo ben fatto il rendermi autore della grandeza a chi in ogni modo per altre vie vi camina, come mi fu ricordato da Sua Altezza nel particolare d’Aldobrandino l’anno passato.

a In tempo ms. interl. sup.