Roma, 26 maggio 1570
Med. 5085, [già num. 143], c. 287r-v.
Il cardinale Lomellino s’è mostrato sempre tanto amorevole verso di noi che nelle occasioni giudicarei ben fatto di riconoscerlo con particolare favore. Però, desiderando egli che Vostra Eccellenza, posposto ogn’altro raccomandatogli da lui, facesse gratia a messer Giacomo Trucco genovese suo servitore d’un luogo il primo vacante nella Sapienza di Pisa, dove disegnaria far progresso delle buone lettere, et ricercandomi della mia intercessione con lei, io gliene raccomando molto volentieri sì per che mi stimo debitore di maggior cosa a Sua Signoria Illustrissima, sì perché il buon saggio che questo giovane ha dato di sé questi dì passati in alcune disputationi mi invita a pigliar la sua protettione et aiutarlo, dove io possa, et a voler ricever con proprio obligo qualunche commodo gli venga fatto per fine così honesto, come riceverò da Vostra Eccellenza se hora sarà servita farli questo. Nel resto né io tengo sue lettere, né ho che dirle, onde fo fine con raccomandarmi nella buona gratia sua.
Di Roma li 26 di maggio 1570.
[Post scritto] Io stimava convenirmi in questa promotione far qualche amorevolezza verso alcuni //c.287v.// più poveri, come scrissi, consigliato anco a questo da Montepulciano et da Pacecco. Et parendo che quel che hora sul principio basta, differito fusse per parer cosa più debole, mi son resoluto, oltra certe poche cose donate prima al cardinale Grassi tutto nostro, donar anco a Santa Severina, a Aldobrandini et a Santa Agata, argenti di valuta di cinquecento scudi per ciascuno, i quali danari ho presi qua da mercanti fiorentini con speranza che Vostra Eccellenza habbia d’approvare questa amorevolezza, la quale da lei sarà riconosciuta, se ben è fatta per mano mia. Ho anco preso 500 scudi per dare al cardinal di Monte, havendomeli chiesti con homo espresso et con lunga lettera in ragguaglio di tanta sua miseria ch’io non harei saputo trovare modo a negarglieli, almeno per una prima volta.