Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 18 marzo 1569

Med. 5085, [già num. 47], cc. 76r-77v; c. 82r-v.

Siamo alla notte et non è comparso per ancora l’ordinario di Genova. Tuttavia, facendomi intendere Giannettino volere spedir fra due hore, non ho voluto lassar di visitare Vostra Eccellenza. A questo effetto è la presente con la quale gli dico che hieri fu qui il cardinale della Bordiziera et, separatomi da quattro altri che ci erano, mi disse esser venuto a posta per pregarmi a far caldo offitio con Vostra Eccellenza a finché la si contentasse di soccorrere il re di Francia di quelli 100 mila scudi con le sicurtà et condizioni sicure et buone che gli erano state offerte, et mostrando muoversi non tanto per interesse del suo re, quanto per vedere che la se lo può guadagnare con questa demostratione in tanto bisogno, come egli desidera in servitio di lei, mi pregò a adoperarmici caldamente. Io gli dissi che poteva persuadersi molte esser le spese di Vostra Eccellenza et stimar che non fusse poco alle forze sue quel che la faceva con l’occasione di questa espeditione di Sua Santità in aiuto di Sua Maestà et che non di meno le ne scriverei, certissimo di trovarla sempre di prontissima volontà //c.76v.// in servitio suo. Le ne scrivo adunque et rimettendo il resto al suo prudente giuditio la prego a rispondermi quanto gl’occorre per sodisfattione mia con questo signore.

Erasi di nuovo levato qualche bisbiglio di promotione, ma stamane (ch’io sono stato a desinar con Alessandrino per accompagnar poi il papa in San Pietro) egli m’ha detto, che Sua Santità vuol bene fare cardinali, ma vorrà prima star un poco a vedere a che camino vadino le cose di Francia. Tuttavia perch’ella potria scappar poi inaspettatamente in tempo che non vi fusse commodità di scrivere, prego Vostra Eccellenza che vada bene pensando quel che voglia che si faccia et se le paresse da tentar d’haverci qualche parte in soggetti meramente nostri. Grande è la volontà del papa verso il signor duca et lei; grandissima quella di Alessandrino il quale mostra nessuna cosa doversi desiderar invano da chi sia portato dal favore loro. Per la quale congiuntura messer Nofri Camaiani è entrato in pensiero che, se alla volontà che ha scoperta sempre dalle parole //c.77r.// amorevoli di tutte due, s’aggiugnessi il favor et aiuto di Vostra Eccellenza, potesse riuscirli qualche bel colpo come di questo, et d’altro le scriverà più largamente con sua carta. Io non posso dir se non che egli è in grandissima confidenza di Sua Beatitudine et di Sua Signoria Illustrissima et che può sperare molto; et oltra ciò si mostra tanto amorevole nostro che saria forse un di quelli guadagni dei quali habbiamo necessità. Pure di loro sia il giuditio. Non lassarò già di dirle, con pace di Pacecco, che la promotione dell’Aldobrandino non mi piace, sendo creatura di Farnese ecc., et crederei che, con le ragioni che modestamente si potriano addurre del nostro e del pubblico servitio, riuscirebbe di guastare o almeno di ottenere, quando si fusse alle strette, qualcun altro all’incontro per contrapeso di lui et, in questo caso, l’haver homo degno et noto a Sua Santità saria di gran vantaggio.

Sua Beatitudine m’ha fatto dir stamane che premendogli assai la perfettione dell’aquedotto di Salone, il rassettar la via di Civitavecchia //c.77v.// et il negotio di ridurre bene altre acque et strade dentro et fuore di Roma, desiderava ch’io pigliassi questa cura insieme con Montepulciano, confidando ch’io fussi per sollecitare queste imprese per haverne spasso, et adoprarmi volentieri in questo servitio publico. Risposi convenientemente pregandolo a ringratiar Sua Santità et cercarò di sodisfar alla volontà sua. Il cardinale Paleotto mi ricercò alla sua partita ch’io gli impetrassi da Vostra Eccellenza il favore che per l’alligato suo memoriale, mandatomi poi da Bologna, vedrà desiderarsi da lui. Pare cosa honestissima, stando così il fatto, et io però la prego che con questo effetto di giustitia voglia farli la gratia tanto più da lui desiderata, quanto è più necessaria al suo bisogno. Il cardinale Alessandrino è rimasto sodisfatto quanto io non potrei mai dire a Vostra Eccellenza del favore del prigione et dovrà ringratiarlane.

La publicatione della Ruota havrà liberato Vostra Eccellenza et me di continui fastidii, con che resto baciandole la mano.

Di Roma li xviii di marzo 1569.

[Post scritto] Scritto fin qui è comparsa la sua del xvi in risposta della quale mi //c.82r.// occorre dirle che quel ch’io ho veduto della sua amorevolissima volontà verso di me è ben tanto ch’io debbo credere che giusti impedimenti la ritirino da provedere per hora al mio bisogno. Ristringere non mi posso finch’io sto qua, perché si fanno le spese con ogni limitatione et vantaggio, ma andarò trattenendomi il meglio che si potrà con speranza, che non mi mancarà l’aiuto suo dove i denari appariranno spesi per necessità.
Ho inteso il desiderio di Vostra Eccellenza circa la liberatione di quel Filippo Serena da Murano et sarò con monsignor mio illustrissimo Alessandrino per vedere che ne abbracci la cura et la tratti di quella maniera et con quelle avvertenze che la ricorda, acciò per diligenza non resti che ne habbia da seguire l’effetto.

Monsignor Aldobrandino è stato da me questa sera et, con mostrarmi la sua molta devotione verso Vostre Eccellenze et il gran desiderio nel quale egli è già molti anni di vederea ritornata per la loro bontà la casa sua a viver sotto l’ombra et in buona gratia d’esse, me ha pregato con grandissima instanza a supplicar Vostra Eccellenza che si contenti d’assolvere il fratello dal pregiuditio della ribellione et restituirlo alla patria, come le ha //c.82v.// domandato più volte. Io gl’ho risposto che, sapendo quanto Vostra Eccellenza ami la persona sua et stimi la sua sodisfattione, pigliarei volentieri questa cura per la medesima volontà ch’io ho verso di lui et m’affaticherei per quanto fusse in me perché ella havesse a usar verso loro la sua benignità. Così vengo a supplicarla di questa gratia, dicendole che sarà con sua lode il concederla et obligarà questo gentilhomo il quale, per esser posto in buon concetto del papa et della corte et in stato di grande speranze, non sarà fuor di proposito, per ogni evento, havere favorito di gratia tanto desiderata da lui.

a Di vedere sottolineato, segue ancora di vedere ripetuto.