Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

Printer-friendly versionPrinter-friendly version

Roma, 30 marzo 1571

Med. 5085, [già num. 184], cc. 380r-381v.

Se l’ambasciatore Petrucci fuggirà le demostrationi et trattarà il servitio di Vostra Altezza dovrà bastare a Loreno et ai suoi per segno di quella stima che si debbe fare di lui, il quale troppo vorrebbe se non si contentasse senza la revocatione, la quale però si potrà mostrare che la voglia fare in ogni modo, senza obligarla a termine certo.

Da Venetia non ci è anco risposta alcuna et questo conferma la credenza che poco di buono sia da sperare. Se pur si verrà alla conclusione, io sarò avvertito, come le scrissi, et havendo già trattato con Como et fatto qualche altro offitio, seguitarò destramente d’operare che habbiamo raddomesticato quell’amico, se pur egli sarà adoperato. Alle paci di Terni si darà fine, fatto Pasqua, subito che venga qui certo vescovo senza il quale non si può terminar interamente questa pratica.

Nel fallimento de Montauti resta sotto il cardinale Savello di quella somma che Vostra Altezza vedrà dall’incluso suo memoriale. Infinitamente gli preme la cosa per molti respetti, et egli con me et nelle cose mie si porta così bene //c.380v.// che se per me stesso ero per raccomandarle efficacemente il desiderio suo, può essere certa che con la maggiore efficacia ch’io sappi gliene raccomando hora che egli instantissimamente me ne prega. Però la supplico a provederli di maniera che egli conosca esser in particolare consideratione più che si potrà, né ricevere tanto impedimento dai fideicommissi o da altro che più non sia l’aiuto che gli faccia l’Altezza Vostra, alla quale con lui insiemea restarò sopra modo obligato. Et se, oltra gl’effetti, ella mi farà anco una risposta mostrabile, il favor sarà tanto maggiore, sendo questo un cardinale da farne stima. Le raccomando anco Pigmeo da Palestina per certa gratia che le domandarà di liberarlo del pregiuditio in che si trova per un caso avvenuto con un altro servitore del signor Mario Colonna giocando costà a pall’a maglio.

Venne il corriere con le lettere et scritture che Vostra Altezza mandava con esso, a la discussione delle quali io chiamai subito il Camaiano, secondo l’ordine di lei, et convenimmo di quel che s’havea da fare. Quel giorno non si potette esequire altro per la stretteza del tempo. Hieri ci impedì la congregatione dell’Inquisitione //c.381r.// et l’haver voluto Nostro Signore andare a diporto. Stamane è stata l’audienza ordinaria d’ambasciatori, la quale impediva una bella commodità come io desiderarei, la quale speravo d’havere hoggi, quando Sua Santità fub tornata di San Pietro. Ma, oltra qualche altro respetto, mi ritenne il non havere potuto messer Pietro Aldobrandino (che ha la cura di questo negotio per referire) far certo offitio che noi habbiamo giudicato molto a proposito per trovar Sua Beatitudine più capace et meglio disposta per concorrere nel desiderio nostro. Ma non passerà domane che con buona commodità haremo fatto l’opera et subito si darà conto a Vostra Altezza del ritratto.

Per il servitio di don Garzia non ho fatto altro perché, havendo questo solo negotio da trattare con Sua Santità, non m’è parso senza altra occasione muoverlo in questo tempo che ella ha l’animo sospeso molto per questo negotio della Lega, la quale, se si conclude, troppo innanzi siamo, al parer mio, per ottenere tale commoditàc. Se si dissolve, non parrà forse necessaria la licenza. Tuttavia, secondo la dispositione che trovarò in questa audienza, così intorno a ciò mi governarò et le darò risposta. Che è per fine, col quale in buona //c.381v.// gratia di Vostra Altezza mi raccomando et le baso la mano.

Di Roma li 30 di marzo 1571.

[Post scritto] Questa sera ho poi havuto l’ora dell’audienza per domattina alle 13 hore, di che ho avvertito il suddetto Aldobrandino et sollecitatolo a far quella spianata come dovrà fare prima che io parli.

Il cardinale Acquaviva desidera col mezzo mio da Vostra Altezza un luogo nella Ruota di Firenze per messer Girolamo Castaldo, dottore perugino di molta integrità et dottrina. La supplico efficacissimamente a consolare questo signore in cosa che tanto desidera, certificandola che compiacerà persona meritevole di maggior gratia, per la molta sua amorevoleza verso noi.

a Segue ne barrato.
b Fu interl. sup.
c Per ottenere tale commodità su espunzione.