Roma, 22 giugno 1571
Med. 5085, [già num. 233], c. 482r-v.
Al granduca ho scritto assai largamente sopra quel che ho passato con Nostro Signore, come vedrà Vostra Altezza, alla quale per ciò non mi occorre replicare altro, dovendole esser commune le lettere mie. Da Sua Altezza non tengo risposta in alcune parti delle mie lettere et la desidererei, qualunche fussi, così in altro, come nel negotio de Palo, nel quale io lodo sommamente il parer di Vostra Altezza, ma movendomi hora di nuovo, oltra gl’altri respetti, quello ancora dello interesse loro, a ricordare alcune cose et proponere qualche partita da rimborsare loro con quel solo modo che vi apparisce, et consolare me, la prego a sentir quel che le dirà Guglielmo Scarapucci intorno a ciò et far quella resolutione che sia utile a lei et desiderata da me, ch’io la aggiugnerò a gl’altri oblighi ch’io le tengo.
Ho molto piacere che le sia piaciuto consolar Crivello, meritando egli amorevolezza da noi. Savello, sebene conforme al ricordo di Vostra Altezza spera poco, aspetta di sapere se ella harà profittato punto a commodo //c.482v.// suo con l’offitio di che la richiedemmo. Però le ricordo qualche risposta. Et non havendo per hora da dirle altro, se non che in un piego del Camaiano qui alligato va l’ordine di Nostro Signore per il nuntio di Germania, resto con tutto l’animo raccomandandomi nella sua buona gratia et pregandole ogni felicità.
Di Roma li 22 di giugno 1571.