Roma, 8 febbraio 1572
Med. 5087, n. 16 (cc. 48r-49v).
Io non sono stato all’audienza dopo la venuta del corriere sendo parso al Camaiano ch’io aspettassi quel che riportasse egli, il quale a punto doveva esser con Sua Santità et con la occasione del breve voleva buttar un motto di questa citatione di Ferrara, come fece, et trovò Sua Santità non solo pentita dell’errore suo in consentir a parole che quel duca agitasse per il capo di Modona et Reggio, ma desiderosa che si trovasse modo da sodisfar a Vostra Altezza et al servitio di questa Sede et che di ciò si parlasse col cardinale Chiesa, come intenderà dal Camaiano detto, il quale sopra tutto questo successo ha voluto assunto di scriverle per questa volta et lo farà così largamente che a me non resti da soggiugnere altro, se non che ho parlato con Chiesa, et lo trovo tanto per servitio nostro, come di questa Sede prontissimo a far ogni buona opera in questo negotio. Intanto, sapendo io dove possa batter Sua Santità con la risposta alla domanda che gli si fa del cons[olat]o, presenterò la lettera di Sua Altezza o domane dopo Segnatura, o domenica al più lungo, per scriver poi lunedì quanto harò potuto ritrarre della volontà di Sua Beatitudine ne particolari che ho da trattar, cioè del dottor Paolo Pla, del casamento per monsignor d’Angiò et della //c.48v// persona del Gerio, poiché si contentano che io ne tenga proposito con Sua Beatitudine et scriverò anco quel che da lei mi fia risposto intorno all’offitio che il Re Cattolico desidera da quella con Francia per opera loro, sì che col medesimo corriere di Leone potranno sodisfare all’instanza di quelle Maestà Cristianissime. Il cardinale Santa Croce al primo avviso darà quell’ordine che parerà a Vostra Altezza, risolvendosi che non gli debba molto importare dove ella voglia che egli faccia ricevere il corso. Con l’ambasciatore di Savoia ho fatto come ella desidera et starò aspettando quel che gl’occorra più oltre.
Della buona inclinatione che la mostra, in gratia mia, al vescovo Milanese, la ringratio et in lui conosco veramente quelli meriti che ella ricorda.
L’instruttione per il Casale si desiderava di costà non perché egli havesse a trattar in nome di Vostra Altezza, ma perché contentandosi Sua Santità che egli facesse quanto fusse giudicato a proposito da noi, pareva che loro meglio di Rusticuccio potessero instruirlo nel fatto proprio et così piaceva a Rusticuccio stesso, ma poi che rimettono il negotio qua, ci ristrigneremo a instruirlo bene d’ogni successo, acciò egli con più avvedimento possa esercitar quella //c.49r// pronteza che non senza interesse suo, ci mostra dentro, et spero che l’opera sua, accompagnata da brevi efficaci di Sua Santità, comea saria per giovar sempre, egli in questo tempo sia per produrre migliori effetti. Del Generalato non si fa parole, perché si stima interamente superfluo per quest’anno, et a Morone par che il trattarne horab sia fuor di tempo, ma però offerisce di far quanto vorrà Sua Altezza.
Secretamente è partito di qua Pompeo Colonna con molto sospetto di spagnuoli che Sua Santità non l’havesse mandato in Spagna. Ma in effetto è venuto costà inviato da lei per veder quella inventione da guerra proposta da Sua Altezza et in tanto tentar se lac fusse per dar a soldo di Sua Beatitudine le galeaze, senza portar però facultà di concludere. Voleva Sua Santità mandar Torquato Conti, ma il signor Marcantonio Colonna, mostrandoli che come farnesiano et per altro non era atto, fece ched elesse Pompeo, come m’ha detto esso signor Marcantonio.
È stato da me Massimo Grotto, cred’io spinto dall’ambasciatore cesareo et domandatomi, come io intendessi, et pigliassi questa nuova citatione. Gli risposi seccamente non volergliene, né occorrermi dir niente, di che m’ha poi detto haver dato conto //c.49v// all’ambasciatore predetto, il quale gl’haveva detto che Vostre Altezze non dovevano alterarsene perché, se ben si era compiaciuto quel duca di questa citatione, non era però per nascervi sententia et che in corte cesarea non eran ancor comparse le scritture di Sua Eccellenza, ma erano qua, dove la citatione è stata compilata da un auditore di Ruota, secondo lo stile di questa Ruota, et da un cardinale a instanza di Ferrarae. Quello credo sia Lancillotto, et questo Alciato, la casa del quale frequentano molto questi ferraresi. Et io cercarò di chiarirmene meglio, per dirlo poi anco a Sua Santità se così parerà a Vostra Altezza. Ricorda il detto ambasciatore doversi dissimular qualche cosa et tirar innanzi la pratica dello accomodamento, mostrando haver per certo che seguirà non ostante altra cosa. Né io perciò gl’ho risposto altro, se non che faremo sempre capitale de consigli suoi come prudenti et amorevoli, parendomi dover render generali per generali, et di tutto ho voluto dar conto a Vostra Altezza. Per li figliuoli del Pallantiero farò volentieri quel che io possa, se ben stimo difficile il farli aiuto. Et a Vostra Altezza baso la mano.
Di Roma li 8 di febraro 1572.
a Come aggiunto in interlinea superiore.
b Hora aggiunto in interlinea superiore.
c La aggiunto in interlinea superiore.
d Fece che aggiunto in interlinea superiore.
e A instanza di Ferrara aggiunto in margine sinistro.