[Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I]

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Roma, 11 gennaio 1585

Med. 5092, n° 3 (cc. 6r-7v), firma autografaa

//c. 6r//
 
Ho inteso prima che ora, che questo che don Pietro [1] haveva scoperto dell’animo suo dopo tante pratiche trattate per lui da Vostra Altezza, non è concetto nuovo; ma non l’ho mai stimato per suo, et hora tanto meno, parendomi serbata questa scoperta d’una maniera, che non sia la sua ma più tosto dependente da qualche consiglio buono; nel quale mi dispiace che in tanti anni che va attorno non habbia imparato a distinguere, come bisognaria, et saria pur honesto: et perciò prego Vostra Altezza che sopra tanto che ha fatto, aggiunga anco questo di più, di  supplire con la prudenza et patienza sua a difetti di lui, o di suoi consiglieri. Egli mi scrive come lo vedrà dalla copia, et io li rispondo come pur vedrà Vostra Altezza dalla lettera istessa, che serrata poi potrà //c. 6v// comandar che li sia data, dalla quale egli dovrà bene intendere il parer mio, et che l’ho pertanto chiaro che non dovesse bisognarli di sentirlo altrimenti non che volerlo dalla  mia persuasione presente; nella quale né io sperarei più, né egli debbe promettersi, che io fussi per trattare  per suo capriccio o vantaggio punto diversamente. Nella sua mi pare di scorgere qualche pentimento della sua resolutione et risposta  et qualche desiderio di nuova pratica, pur conforme, se non erro nella strettezza delle parole. Però io non saprei se non pregare Vostra Altezza di soprasedere il più che può la risposta di Spagna, per differire anco più che può la scoperta di questa piaga nostra dependente dal poco discorso et soverchia diffidenza di lui; perché et dal mio scrivere //c. 7r// se non m’ho perso tutto il credito seco, et da ricordi diversi forse mutato, verrà in quella resolutione che le conviene, et che desideriamo tutti, né vorrà permettere per qualsi voglia cosa, che ella rimanga et apparisca burlata da lui, et burbarb altri per l’impertinenza de suoi motivi, ma conoscerà, che oltra questo debbe muoverlo l’honor suo, il quale in cospetto del mondo ne riceveria macchia molto contraria al suo bisogno che ricerca opinione di prudenza propria, et di dependenza da Vostra Altezza, il che non si potrà già mai dire chec sia in tanto disprezo che mostra della conservatione di sua casa propostali da Vostra Altezza la quale perciò, se lassatolo rugumare un poco questo fatto, lo farà domandar di nuovo della resolutione. //c. 7v//  Parmid impossibile che glie la dia se non come io gliela propongo et Vostra Altezza spero che non si sdegnarà di farne questa nuova prova, per sodisfarsi di non haver lassato cosa intentata sepur egli per qualsi voglia respetto non si movesse a offerigliele. Io la ringrazio  di questo ragguaglio, et veramente non so desiderare altro; et per fine le bacio la mano.
Di Roma li xi di gennaro 1585.


1. Pietro de’ Medici, fratello di Ferdinando.
a Così nel testo, probabilmente errore per burlar
b Così nel testo, probabilmente errore per burlar
c Seguiva vi, eraso
d Nel testo con la minuscola.