Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 12 gennaio 1585

Med. 5092, n° 7 (c. 13r), firma autografa

//c. 13r//
 
La lettera di Vostra Altezza del vi è tutta responsiva, et però non mi dà materia di dir altro, se non che col conte d’Olivares [1] andarò trattenendomi al meglio, che si può, et intanto egli fa in modo con questa corte, et con la sua natione tutta, che tacendo noi verrà giustificato tutto il procedere mio. Al cardinale di Verona [2] è parso, che io sopraseda di fare altro offitio finché egli me lo ricordi, et così farò.
San Sisto [3] non è suggetto da sperarne né desperarne mai omninamente, et se si fusse una volta trovatoli un parentado, si saria fatto qualche cosa con esso, ma li parve, che non volessimo. Di quelli Grandonii, et Paganelli, come non potetti lassare di scrivere, così mi sodisfo d’ogni risposta, poco importandomi il fatto loro. Hieri parlai con Nostro Signore della coadiuteria di Montalcino, et di quelle altre pretensioni di messer Clemente [4], al quale ho datto conto della resolutione. Alla coadiuteria mi rispose il papa, domandando molto minutamente del valore di quelle chiese, et intesolo di duomila, propose che saria bene di farne due, mostrando, ch’a Vostra Altezza (alla quale volse ch’io ne scrivesse) et per honore dello Stato, et per commodità d’honorare un suo di più, et per molte altre occorrenze pubbliche ne concilii, et simili, potria piacere d’havervi un vescovo di più, ricordando, che se tanto fu fatto per fare Montepulciano [5] et così fanno altri, non vedeva per qual cagione si volesse supprimere una di queste lassandola incorporata all’altra, et con questo volse finir il proposito della coadiuteria. Il quale io lea referisco per ordine di Sua Santità acciò che Vostra Altezza vi faccia quel pensiero, che le parerà, et me ne risponda a suo piacere. Dall’incluso memoriale vedrà quel che da lei desideri il cardinale Caraffa [6]. Io le raccomando questo negotio et le bacio la mano.
Di Roma li xij di gennaro M.D.LXXXV.

Memoriale allegato
«Ill.mo et R.mo sig.r il S.r Cardinal Carafa
Per Battista di Geronimo»
Med. 5092, n° 7/2 (c. 14r)

//c.14// Ill.mo et R.mo S.r

Battista di Geronimo, al quale è stato dato il carico del riscatto delli quattro turchi schiavi del serenissimo Granduca di Toscana, supplica Vostra Signoria Illustrissima, et Reverendissima resti servita oprare con l’Illustrissimo, et Reverendissimo signor cardinale de Medici ne favorisca appresso il sodetto serenissimo Granduca, di contentarsi di seicento scudi offertili per il riscatto, poiché ci è vera relatione che è gente bassa, et che questi danari li paga un christiano molto timoroso di Dio, per essere stati presi nelli suoi servitii et quello, che più importa è che rimandandosi questi schiavi come quelli che si sonno liberati per mezzo di Vostra Signoria Illustrissima la quale fa quest’opra per rispetto del patriarca de Maroniti [7] tanto obediente alla Chiesa romana, ne resterà il Patriarca molto aiutato da quel Signore che governa il paese di quelli Turchi il che di quanta  importanza sia per l’aiuto et del patriarca, et della natione, è cosa notissima a Vostra Signoria Illustrissima, et Reverendissima.


1. Enrique de Guzmán y Ribera, secondo duca di Olivares, ambasciatore del Re cattolico.
2. Agostino Valier.
3. Il cardinale Filippo Boncompagni.
4. Clemente Piccolomini.
5. Cioè per l’erezione della diocesi di cui fu nominato primo vescovo il cardinale Giovanni Ricci (10 nov. 1561).
6. Antonio Carafa.
7. Sarkis Rizzi el-Bkoufani.
a In interlinea.