Il cardinale Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 20 maggio 1569

Med. 5085, [già num. 74], cc. 136r-137v.

Ho molto piacere che l’uffitio fatto con Vostra Eccellenza per il conte Alfonso di Nugolara fusse a favore di persona amata da lei et amorevole di tutti noi, come la dice, et a chi di qua mi richiese darò conto della sua bona volontà verso di lui.

Martedì fu congregatione sopra le cose di Monte nella quale, non sendo seguito cosa segnalata, non occorrerà ch’io m’estenda in quel che fu detto sotto il vincolo della scomunica. Varii furono i pareri i quali, mirando tutti alla conservatione del rispetto et dignità del sacro collegio, potettono pur diminuire et addolcire alquanto la durezza del papa. Io modestamente feci una quasi repetitione di quel che in camera havevo detto a Sua Santità, remettendomi nel resto a tante altre prudenti sententie di quelli più vecchi. Assistenti alla causa furono eletti due cardinali di ciascuno ordine, cioè Morone et Augusta vescovi, //c. 136v.// Pacecco et Bordigiera preti, Alciato et Chiesa diaconi, et s’andrà facendo il processo. Pensiamo che alla fine si risolverà in una relegatione in qualche monasterio. Facendomi instanza il cardinale Sforza ch’io mi dichiarassi circa la ricompensa di Casteldurante, io, ricordandomi di quanto già mi fu referto delle pratiche fatte altre volte in questo medesimo negotio, gl’ho detto che furono offerti circa 900 scudi di pensioni sopra benefitii di cotesti stati et che tanti mi pareria che dovessino esser, considerato quel che apparisce per libri vecchi de frutti di quella badia et quello che ho potuto comprendere che la renderà a quelli signori d’Urbino. Che in questa somma computarò la badia d’Anghiari per quel che la vale, se però è benefitio semplice, perché altra cura non voglio tirarmi addosso, descendendo a lassar questa per questo respetto. Et più tosto pigliarei tutta pensione che alcun benefitio di cura.

Ho voluto di ciò dar conto //c. 137r.// a Vostra Eccellenza per notitia parimente del duca nostro signore, acciò sappia che il negotio camina et possa dir se alcuna cosa gl’occorre, perch’io ben udirò quanto me verrà resposto, ma non risolverò senza espresso consenso di Sua Eccellenza, come le scrissi et come ho detto a Sforza.

Granvela ha avviso che una galera di quelle che erano col commendator è arrivata a Messina dopo haver corsa tutta la costiera di Africa. Piaccia a Dio che sia delle nostre, come ci è chi va conietturando dalla notitia dei capitani che navigano le due smarrite. Intendo che sta per vacare la prepositura di Pescia et che io vi ho non so che ragione di regresso, havendo Pio IV felice memoria provistomi et concesso a me per suo motu proprio non solo i benefitii ma qualunche altra ragione o pretensione havesse il cardinale nostro fratello che sia in gloria. Prego Vostra Eccellenza a informarsene dal Tofia, che ha le mie scritture, et, trovandovi cosa di fondamento alcuno, farmi scrivere quanto occorra fare in evento di vacanza, //c. 137v.// che potrà molto ben giudicarlo lui dallo stato del negotio. Et, non mi occorrendo altro, resto con questo fine raccomandandomi di core nella sua buona gratia.

Di Roma li xx di maggio 1569.