Il cardinale Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 3 febbraio 1569

Med. 5085, [già num. 9], cc. 14r-15r.

Molto tardi mi par che Vostra Eccellenza habbia volto l’animo alla mia commedia, volendo farla recitare in questo carnevale. Tuttavia, poiché così le piace, ho ordinato che gli sia data subito dal dottor Bargaglia, che l’ha in mano, acciò ella ne possa seguire il volere suo. Non voglio già lassare di dirle che la mi fu mandata così più tosto perch’io vedessi la testura, che come cosa perfetta, havendo fino allhora disegnato l’hautore di rihaverla per limarla sì nella inventione, come nella elocutione, perché non saria fuori di proposito che Vostra Eccellenza nell’ordinarla si servisse dell’opera d’esso Bargagli che non poco ci s’affaticò d’attorno, et oltra il migliorarla, potrà anco indirizzargliela molto bene. Il che ho voluto ricordarle, rimettendomi nel resto a lei. Del pallatoio mi servirò per moderata ricreatione, come Vostra Eccellenza mi dice, et non m’occorrendo altro, resto raccomandandomi in sua buona gratia.

Di Roma li iii di febraro 1569.

[Post scritto] Io son richiesto spesso di scriver a Vostra Eccellenza in raccomandatione hor di questo, et hora dia //c.14v.// quello, né potrò talvolta non compiacere chi mi richiede, però voglio pregarla a condonarmi la molestia delle lettere mie fino da hora et far nel resto quel che sarà più suo servitio ch’io per me sarò consolato, et per altri sodisfattissimo se tal hora mi mostrarà con le parole, che non le dispiacciano così fatti offitii.

Fui a visitare Simoncello il quale con parole molto affettuose tornò a dirmi del buon animo suo verso di noi, pregandomi a credere che egli diceva da dovero di voler essere tutto nostro in ogni occasione, come era stato per il passato. Mi ricordò a buon proposito il desiderio di accommodar suo fratello con Vostra Eccellenza tal ch’io non possetti non prometterli di scrivergliene, come hora faccio, pregandola a compiacerlo quando non sia con molto disturbo delle cose sue et, in ogni evento, a rispondermi un capitoletto mostrabile. Egli non è homo di molta simulatione et anco del parentado suo non è tanto sodisfatto che però dobbiamo stimarlo alienato.

Ritraggo che Sua Santità habbia animo di far cardinali non alle ceneri, ma poco dopo, et che l’Aldobrandino corre al //c.15r.// palio sicuramente sì che difficilissimo saria d’impedirgli il corso. Sopra questo avviso discorra Vostra Eccellenza et comandi se ho da fare alcuna cosa. Io gl’ho fatto molta accoglienza quando è stato da me et seguitarò di così fare. Questi dì passati fu ritenuto dal vicelegato di Viterbo un homo del vescovo de Grassi che anco andava con commissioni della Camera et per le armi gli fu dato la fune. Di che risentitosi il vescovo con Sua Santità, ella volse intendere la cosa et su la relatione di messer Nofri mandò per quel vicelegato, che qui sta ritenuto in una casa con sicurtà, né se ne fa molto buon giuditio, non dovendo Farnese volere dir che l’esecutione fusse fatta per ordine suo. A esso Farnese ha fatto intendere Sua Santità che fra tre dì mandi un’altro a quel governo, da che egli sdegnato ha havuto parole con quel vescovo che gl’ha risposto arditamente et senza respetto alcuno.

a Segue di ripetuto.