Trascrizione a cura di Roberto Fiorentini
Copia di Lettera d'un Eretico dimorante in Roma ai Ministri di Ginevra in data di 9 Settembre 1676, esistente nella Biblioteca Vallicelliana.
Finalmente miei Signori dopo tante buone nuove, che io vi ho date del Conclave su la probabilità c'havevo della perseveranza de' Cardinali nei loro fini, et interessi particolari per l'elezione del loro nuovo Papa, mi veggo hora astretto (se pure non vado ingannato, come desidero), di farvi sapere con altrettanto dispiacere, quanto è il giubilo, che ne mostrano i Buoni di questa Città, come qui sono entrati in quasi certa speranza, che l'elezione in fine sia per cadere in uno dei loro migliori soggetti.
Roma in tale aspettativa impaziente festeggia, e i Popoli tutti se ne rallegrano, ma io andando ben osservando le persone che prattico, che sono le più fine della Corte, mi par di vedere, che sieno molto poche quelle, che internamente ne godino, forse perché è maggiore l'abbondanza di chi desidera la continuazione del male, che l'introduzione del bene.
Se ciò seguirà (che Dio non voglia) preparate pure o miei Signori i funerali alle nostre più pungenti arme contro dei Papisti. Il zelo di questi due promette una totale estirpazione delli tanti abusi, che a noi danno si gran materia d'inalzare alle stelle le nostre riforme, e d'esaggerare i vizi, et i difetti della Corte Romana: se però anco questi tali non si umanassero alla fine, come hanno fatto tanti altri de' passati Pontefici, che pure pareva, non spirassero, che zelo, e disinteresse.
Corre oggi voce assai costante, che in fine gl'elettori o tocati (come qui dicono) nei cuori dallo Spirito Santo, o pur spaventati dall'agresione d'haver a trovarsi nell'uscire del Conclave screditati, disistimati, e mostrati a dito se dopo un lungo dibattimento fossero ricaduti in qualche altro aborto, si sieno risoluto d'essaltare il Cardinale Odescalco, o il Cardinale Grimaldi ambedue in concetto di degnissimi personaggi.
Il primo è Creatura d'Innocenzo X e giunse con facilità alla Porpora per mezzo delle sue ricchezze (che suol essere il più efficace in questa Corte) senza bisogno di passare per la strada più lunga delle fatiche, e del merito. Vero è che se ne mostrò assai degno con la bontà della vita, et esemplarità de' costumi, nelle quali ha sempre perseverato, non ostante i tanti mal'esempi in contrario di molti suoi Colleghi, segno evidente d'un buon genio, e d'una virtù radicata. Il tenore della sua vita è stato sempre eguale con gran retiratezza, e famigliarità con i Religiosi, senza avidità di maneggi, esercitandosi assai più nella vita contemplativa, che nell'attiva, in elemosine, et opere pie. La scarsità de' Cardinali di questa tempra gl'ha acquistato concetto d'uno de' migliori; onde fin nel precedente Conclave ancorché assai fresco d'anni si parlò di farlo Papa. Pur fù attraversato da' quei, che desiderano per loro Superiore più tosto un San Pietro, che un San Giovanni, et aggiungendovi per qualche picca l'oposizione de' Francesi restò vittima d'un altro Soggetto, per la di lui troppa bontà ottimo per noi.
Nel principio di questo Conclave si mise subito in Ballo da quei, che vorebbano acquistare credito di Zelanti per poter così arrivare meglio ai loro fini, ma per l'avvisi, che io havevo di dentro, e che partecipai alle Signorie Vostre credei sempre, che non avesse a sentir meglior fortuna dell'altra volta.
Hora si publicano talmente rinvigorite le speranze a suo favore, che da molti (non però da me) se ne attende ogni giorno l'elezione, dicendosi, che in ogni caso, quando non si convenisse nel suddetto li Disapassionati voglino concludere nell'altro essalando Grimaldi per le sue gran qualità degno ancora di maggior stima.
Voi Signori averete piena cognizione di questo Soggetto, avendo passato tutti i suoi anni qual sole della Corte Romana per l'Ecclitica delle virtù di passo in passo, come di legno in legno per tutte le principali cariche con duplicate Nunziature di Germania, e di Francia in tutte con somma lode, havendoci date chiare prove di prudenza, di giudizio di buona intenzione, e di massime politico-Cristiane. Li disastri della sua Casa, e le gran spese fatte sempre honorevolmente nei suoi impieghi, che lo costituirono in qualche strettezza de' beni di fortuna, e la solita scarsezza de' Promotori più intenti per l'ordinario all'eccesso, per le loro Case, che al bisogno delle loro Creature, l'obligorno a provedersi, come poteva, onde s'indusse a ricevere qualche assistenza dalla Francia, restando provisto di qualche Abadia, e della Chiesa d'Aie, dove subito si ritirò, introducendovi una Scuola di vero Ecclesiastico, e sodisfacendovi alle parti di Zelante Pastore col provedere attentamente ai bisogni delle anime, e dei Corpi de' suoi Diocesani, il che gli ha conciliato l'adorazione, non che l'amore di quei Popoli.
Il Mondo Politico, che si ferma più nell'interessi di Stato, che in quelli al servizio di Dio l'ha fin'hora considerato per tal causa incapace di ascendere al Posto di Padre Universale. Ma quando si è inteso, che alcuni Zelanti premevano tanto per Odescalco, che non solo è nella devozione, ma anco nella obbligazione naturale, e civile della Spagna, come suddito di quella, alcuni altri di più fino zelo hanno pigliato a rimostrare, che un'affezzione particolare non deve essere considerata di maggiore eccezione per tal posto di quella, che tanto più strettamente concorre nell'altro. Et in fatti essendosi messi in Bilancia li sudetti Soggetti si è trovato, che per quello riguarda i rispetti politici possono i Francesi avere più efficaci motivi di non concorrere (massimamente nelle correnti congiunture) in un Suddito de' Spagnoli in potere de' quali sono i di lui copiosi Beni, e parenti (che habituati nei loro geni possono sempre nutrire qualche parzialità) di quelli, che i Spagnuoli possino avere verso uno semplicemente divoto della Francia, e che col lassare una Chiesa resta immediatamente libero d'ogni legame, senza che debba essergli d'ostacolo quello d'una grata riconoscenza in un huomo di virtù, e di giustizia compatibile con quella indifferenza, che un Padre quale deve havere per tutti i suoi figliuoli con pienezza d'un eguale paterno amore.
In quanto poi alle qualità personali se ne sono nel Bilancio trovate di maggior peso a suo favore che ognuno crede, che la gran modestia del Cardinale Odescalco non gli permetterebbe di venirne al paragone, conoscendo egli stesso benissimo l'avantaggio, che nel guidare una Nave, massimamente in alto mare può havere il Pilota più esperto della Navigazione. Intendo però replicarsi in questa parte dai Partiali del Cardinale Odescalco, che una buona mente aiutata dai buoni Ministri può equivalere all'esperienza, e che se ben è vero, che riescono sempre più valevoli le risoluzioni, che immediatamente si spiccano dal Principe capace, pur tutta volta si sono veduti megliori i Governi di chi opera col consiglio di molti.
Sono ben varj i pronostici della riusita dell'uno, e dell'altro, credendosi che sotto il dominio d'Odescalchi si rimediarebbe a molti piccoli mali, e sotto quello di Grimaldi si provederebbe ai disordini maggiori, e che con fine tutto buono lontano da ogni passione egli attenderebbe più a rimediare all'avvenire, che a correggere il passato, havendo gli huomini grandi per oggetto principale nelle loro operazioni più il publico bene che il privato castigo.
Chi desidera una intiera riforma amarebbe il più giovane per haver maggior tempo d'assodarla, ma chi internamente anela a questa grandezza rapresenta, che l'età maggiore deve essere preferita.
Qualunque però di questi due che riuscisse, sarebbe il più fiero nemico, c'havesse mai avuto la nostra santa Riformata Religione. Fare però pregare Iddio, che cambi la presente supposta disposizione di questi Porporati, e che non permette l'anichillamento del Nepotismo perché sarebbe per noi troppo gran perdita et augurando loro felicità.