Rapporti di Monsignor Mellini nunzio in Spagna, 1675-1681

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Trascrizione a cura di Roberto Fiorentini

Prima lettera

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Non credo che à niuno de Signori Nunzij di Spagna siano succeduti avvenimenti più spinosi di quello, che si offeriscono à Monsignor Mellini, mà Dio, che l'hà dotato di prudenza, valore, e spirito non vuole, che restino oziosi i suoi talenti.

Dovea farsi in Valdemoro il Capitolo di questi Principi Carmelitani et era venuto al Provinciale d'Aragona certi brevi del suo Vicario Generale, che lo eligeva presidente del Capitolo, e benche potevano essere stati disposti dal Generale con più prudenza, Monsignore non ostante per sostenere la di lui Autorità si era adoperata non poco in aggiustar la forma dell'esecutione di suoi ordini, quando il Presidente di Castiglia per favorire alcuni pochi Religiosi, ò per ampliare più di quello li conviene la sua giurisdizione vedendo, che si serrava i passi la prudenza con che haveva Monsignore composto, e superato tutte le difficultà, e che non riusciva il suo desiderio; determinò d'Inviare à Presedere nel Capitolo un Consigliero Reale, mà negategli dà Monsignore i dispacci richiesti à tal'effetto, rispondendo che non era necessario presedesse altri, che il Deputato dal Padre Vicario Generale rispetto l'unione, che passava frà Religiosi, risolse il Presidente seguire il proprio dettame, con pretesto di Regalia di Sua Maestà, et inviare il medesimo Consegliero senza dispacio; onde Monsignore prudentemente stabilì di andar lui in persona, ò mandare il suo Auditore à presedere al Capitolo; il che toglieva ogni dubio di sconcerto, e dissunione trà i Frati, che è quanto potea desiderare il Presidente di assicu=

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rare per parte del Rè; mà ciò non ostante senza ver'una occasione ne giusto titolo mandò il Ministro al Capitolo, e nel medemo tempo per escludere quei Padri, che non volea in esso, mandò di più al Convento di Madrid un Arcalde con squadra di «Agozili»; che «porsi sù» di questi Religiosi, mentre stavano sul partire per Valdemoro li condusse accompagnati dalla Giustitia à sua Casa, e dà essa l'inviò fuor di Madrid in parte distante dà Valdemoro. Seppe Monsignore assai presto il fatto, et amirato della novità, quanto scandalizato il popolo della resolutione volò su Sua Signoria Illustrissima in Aranhuez e participò il tutto al Rè et à sua Atezza. Dà quali essendo stato lungamente accolto ottenne, che dissapprovassero tutte le risolutioni come violente, et intempestive che haveva preso il Presidente. Ritornava con questo Monsignore à Valdemoro ad aspettare gli effetti dell'Intensione, che gli havea dato la Cattolica pietà di Sua Altezza per poter con quiete, e senza scandolo raunare il Capitolo, che havea sospeso, al sentire i stravaganti attentati del Presidente mà prima di uscire dal «sito» di Aranhuez si parò la Carrozza un Curiero, che li portava l'aviso d'essere arrivato in Valdemoro D. Emanuel Gonzales, Consegliere Reale, il quale con autorità dispodica et nonostante la sospettione del Capitolo e la «conminatione» delle Centure à Religiose che vi ancorressero, havea fatto raunare quei pochi Frati che vi eriano più tosto in forma di Conciliabulo che di Religiosa Congregatione. Con questo aviso tornò adietro Monsignore; e se la prima volta

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bastò il semplice racconto ad ottenere il suo intento, messe mano la seconda à tutta la sua retorica, e fervore per assicurarsi, che fusse castigata la esecutione di stravaganza così scandalosa in pregiudizio della sua giurisdizione in disprezzo delle censure, et in violentare à non temerle i Religiosi consacrati à Dio; togliendo al Prelato i mezzi di far le cose con la quiete, e pace, che dà esso stavano disposte. Conobbe il Rè, et il signor D. Gio. l'eccessi del Presidente, e la Giustitia di Monsignore, e si spedi subito à Valdemoro ordine, che tornasse à Madrid il Consegliere, e restasse sospeso il Capitolo, come Monsignore haveva disposto, trattenendolo in Aranhuez con «amorosa» violenza e singularissima Cortesia per aggiustar seco ogni cosa nella maniera, che Monsignore proponeva, senza pregiudizio della sua Autorità, et dell'Ecclesiastica giurisdizione. Solamente desiderò Sua Altezza perche fusse meno sensibile il freggio, che era per risultare al Presidente nel dissaprovare le sue resolutioni, che intervenisse una Consulta del Consiglio Reale, promettendo à Monsignore che in qualunque modo la formassero, haverebbe preso la resolutione che egli desiderava, rendendosi capace sua Altezza delle ragioni allegate dà Sua Signoria Illustrissima. Dieci giorni durò questo trattato, et essendo finalmente venuta la Consulta tanto contraria alla Giurisdizione Ecclesiastica, quanto si potea credere, furono proposte à Monsignore nove forme di aggiustamento diverse dal concertato, mà egli e senza ogni altro partito fuor del proposto, et accettato antece=

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dentemente, risolse Domenica giorno di S. Michele di ritornarsene à Madrid resistendosi alle maggiori instanze, che seppe fargli il Signor D. Gio. il quale finalmente lo lasciò partire, promettendogli, che prima di spedire il Corriero di Roma, gli haverebbe mendato l'aggiustamento à sua sodisfattione. Questo stiamo aspettando con speranza, e timore, perche la materia tiene le sue difficoltà, toccando un punto di Regalia, che pregiudica la giurisdizione Ecclesiastica. Il Presidente piccato, et impegnato il Consiglio non sarà facile, che cede; Intanto il popolo scandalizzato mormora dal fatto, et i Ministri prudenti, e di sfera superiore approvano le raggioni di Monsignore, che intanto se ne stà con spada della sua Giustitia sfoderata per scarricare il colpo delle censure, ogni volta, che l'aggiustamento non teng'effetto, e dà tutti universalmente veniva patito per miglior cimento quanto lodato della sua prudenza, maturità, e risolutione conche si governa nelle operationi sue, né mai consentirà, che si facci il Capitolo con assistenza di Consegliere Reale.

 

Seconda lettera

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Proseguimento della Relatione sopra l'emergente del Capitolo dei Padri Chierici Minori

Dopo le dichiarazioni del Consiglio Reale che il Nunzio faceva forza in conoscere, e procedere, vennero alli 22. del caduto il Provinciale, et il Procuratore de Chierici Minori a presentar nel Tribunal Apostolico una Recizione perche il Nunzio levasse le censure della sospensione del Capitolo; mà egli fece rispondere, che coll'haver ammessa la loro Appellazione ad utcumq. effectum, e rimessa con tutto il negozio e sue dipendenze la causa à Sua Santità non poteva più mettervi le mani senza ordine speciale di Sua Beatitudine. Parteciparono essi subito la risposta al Consiglio, il quale alli 23. comandò che dal Segretario di Giustizia del Nunzio, che và nel medemo Consiglio à far le relazioni, si notificasse all'istesso Nunzio la dichiarazione della forza fatta alli 17., perche sin allora non se gli era notificata, et il Nunzio la dissimulava; mà perche i Padri haveano fatta istanza che Sua Signoria Illustrissima venisse costretto al levamento della Censura con quei rimedij che havessero luogo, il Consiglio alli 24. del detto mese le fece Intimare che in termini di 24. hore dovesse levare le censure

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sotto pena di 2 mila ducati, e con minacce di passar avanti à penalità maggiori, che s'intendeva il discaccia mento dai Regni. A vista di tal risoluzione temeraria, ingiusta, inusitata il Nunzio stabilì fermamente di difendere la sua Giurisdizione, e Dignità coll'Estremo vigore, cioè coll'iscomunicare il Consiglio per gli atti già seguiti, e secondo gl'atti ulteriori della sua contumacia procedere à dichiararlo anatema, ad interdire Madrid, et à comandar per fine la cessazione à Divinis havendo ben discussa, e ponderata prima tal determinazione nelle Congregazioni tenute dal Nunzio giorno, e notte sopra tal materia; mà perche egli ebbe molte occasioni di conoscere, che tutta la Corte aspettava la novità, e che forse si pensava da molti à servirsene per i loro fini, onde vi era un evidente pericolo di veder turbato il Governo, perche il Popolo stava già tumultuante, stimò di non dover precipitare nell'Esecuzioni dei suoi stabilimenti, per non veder per sua causa, benche giustissima suscitata qualche gran commozione, che non fusse

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rimediabile, onde per tal motivo, e per esser questa una deliberazione di sì gran rilevanza, e per non esser incolpato di troppo precipitoso, prima di venir all'atto, giudicò bene di far nuove diligenze, con Sua Maestà, e con Sua Altezza, sicome già s'haveva fatte con tutti i Consiglieri di Stato, e si portò all'Udienza di Sua Maestà Domenica Mattina li 25, presentò alla Maestà Sua un memoriale ben significativo, e l'accompagnò coll'esaggerazione della Viva Vice in spagnolo, accioche Sua Maestà meglio comprendesse la sostanza del fatto. Rimase ella attonita, e commossa, e promise al Nunzio di considerar ben bene la materia. Si sospesero in tanto le risoluzioni del Consiglio, et il Nunzio la mattina dei 26 ebbe Udienza dal Signor D. Gio., il quale prima d'allora havea detto al Nunzio di non volersi ingerire in questo affare, e di voler lasciar fare al Consiglio, e Sua Altezza gli accrebbe le speranze d'haver le dovuti soddisfazioni, delle quali fece istanza vivissima, e gli aggiunse Sua Altezza, ch'ella voleva aggiustar questo negozio, perche così voleva Sua Maestà, la quale partendo per l'Escuriale hà lascio qui espressamente per questo

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effetto il suo Confessore, Sua Altezza però disse al Nunzio che volentieri havrebbe vedute le sue ragioni, in confidenza però, et estragiudizialmente, e per sua privata informazione, egli fece total resistenza dicendo, che l'ultim'atto del Consiglio era di notoria violenza, perche violava evidentemente il Ius Divino, e delle Genti, per l'offesa dei due Caratteri che tiene, e che però non era materia da mettere in discorso; Insistette però Sua Altezza di vederle per sua curiosità, e perche voleva che restasse aggiustato tutto il negozio tanto in ordine all'ultimo Decreto della multa, quanto per la dichiarazione della forza, la quale egli riputava per tanto ingiusta, non essendo bene di dividere l'uno dall'altro, le disse, che per sodisfazione sua propria, e per mostrar i suoi procedimenti fondati sopra una Giustizia palpabile l'havrebbe appagata. Le lasciò dunque nelle mani un compendio di esse ragioni, et un transunto di due facoltà di Nunzio, che arguivano l'autorità di presedere ai Capitoli, et hora le hà inviata all'

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Escuriale una scrittura più diffusa, sempre con la condizione di non intender di sottometterla à giudizio alcuno contenzioso, ciò non convenendo per molti rispetti, uno dei quali era la remissione della causa à Sua Santità. Già che dunque il negozio si era ridotto à trattati di sodisfar il Nunzio, soprasedette egli col parere di Prelati, di Avvocati, et i Giudici del Tribunal Apostolico, alla fulminazione delle Censure; tanto più che già si era fermato il Corso ai procedimenti del Consiglio et in questi termini si stanno hora proseguendo le diligenze, e si dice che si deputerà una Giunta particolare di quattro soggetti sopra questa fatto.

Il Nunzio si è dichiarata altamente aggravato per l'intentata distruzione della sua Autorità. Il Consiglio però trè obiezioni principalmente gli hà opposte. La prima, ch'egli non possa conoscere nelle prime Istanze riservate all'Ordinario per dispositione del Sacro Concilio di Trento nel Capitolo Causa Omnis riputando per prima Istanza la Presidenza

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ai Capitoli. A' questa però il Nunzio hà risposto con le sue facoltà di Legato à Latere, et anche di Nunzio con la Bolla di Urbano 6.° dei 27. d'Aprile del 1641. confermata da Alessandro 7.° del 1661., co gli stili sempre praticati sin hora d'andar, ò mandare à presedere à loro piacere da suoi Predecessori, col costume qui continuato di domandarsi dà Sua Maestà à i Nunzij gli spacci per quei Presidenti, che talvolta nomina per alcuni Capitoli, e coll'ultima Confessione fattagli dall'istesso Consiglio per Biglietto concertato nella prossima passata Congiontura del Capitolo di Valdemoro. La seconda è, ch'i Decreti del Consiglio sin hora non sono mai stati contradetti, ne riclamati da chi che sia. À ciò si è risposto, che se gli Auditori del Tribunale Apostolico, et i Nunzij non hanno sin hora fatta alcuna manifesta resistenza ai sudetti Decreti nelle cause correnti, et ordinarie, ciò è stato perche havendo essi trovato dissimulato dagli Antecessori quello stile, hanno proseguito nell'istessa dissimulazione, aggiungendo

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che vi era esempio della resistenza fatta da alcuni Nunzij, mà esser molto diverso il caso presente, nel quale si è venuta ad offendere nella sua radical consistenza l'Autorità Apostolica, e la Dignità publica del Nunzio medesimo volendosi onninamente privarlo di Giurisdizione per farlo del tutto dipendere da quella, che si voleva usurpar assoluta, e suprema il Consiglio in titolo di Regalia. La terza è, che non si era fattà novità col procedere alla penalità essendovene altri esempi, rispose il Nunzio, non sapergli, ne esser notorij; mà quando questi pur vi fussero stati, si sarebbe allora consultata bensì nel Consiglio la pena, e poi mandata ai Rè la Consulta per l'esecuzione; e questi l'haverebbero riposta nel silenzio ineseguita, e non publicata. Mà nel caso presente il Consiglio havea usato poter Dispotico procedendo per via esegutiva, senza far consulta à Sua Maestà, e la risoluzione era uscita alla maggior publicità; Onde non potersi in modo alcuno dissimulare dal Nunzio; come

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havrebbe forse potuto fare, se si fusse proceduto nell'altra forma sopradetta, col restarne solamente la notizia nel Consiglio. E dunque da riflettere, che qui si è preteso levare tutta l'autorità assoluta al Nunzio, e di volerla rendere dipendente dalla Regia, acciò il Ministro Apostolico non possa fare se non quello, che acconsentì il Consiglio, e ciò è chiaro, perche si è preteso sin hora, che quando il Nunzio vuol presedere, ne debba haver il consenso di Sua Maestà, ò farlene partecipazione, et in ogni occorrenza si è tentato di mandargli ad assistere un Alcalde con Alquazil à titolo della sicurezza di esso Nunzio, e di tener in freno i Religiosi; et hora pure mentre si stà in questa pendenza si è inviato al Nunzio in nome Regio in Biglietto accioche faccia eseguire la risoluzione di Sua Maestà per l'esilio di alcuni Padri Cappuccini; dal che si riconosce, che ben si vorrebbe che l'Autorità del Nunzio servisse à qualche cosa, mà à questo, e per superior disposizione Reale.