Ricordi al card. Borghese

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Trascrizione a cura di Maria Antonietta Visceglia

British Library ms. RO 14°XVIII, ff. 1-33

Ricordi dati dal signor N. al S. Cardinale Borghese circa il modo in cui deve governarsi con ogni sorta di persone.

Tra i più difficili e pericolosi stati che si trovano al mondo non c'è dubbio al­cuno che si può e deve considerare quello di un nipote di Papa dopo che ha perduto e lasciato il dominio e tanto più quanto lungamente ha tenuto il Go­verno; perché sebbene hanno comodità ed evasioni grandi e da farsi degli ami­ci e beneficiare di servitori, nondimeno dall'altra parte c'è bisogno che si ab­bia acquistato degli emuli e poco amorevoli se per non avere questi potuto al tuo tempo ottenere delle grazie nel concorso degli altri, se anche per aver col mezzo della giustizia patito dei disgusti e dei dispiaceri ma questa è la diffe­renza. Gli amici sotto questo cielo e paese di Roma sia per dominio sia per e­lezione ciascuno è più intento all'interesse presente e riguarda al futuro la­sciandosi agevolmente condurre nell'oblio dei benefici ricevuti per il passato. Dove che all'incontro quelli ai quali pare d'essere restati offesi sono più tenaci nel desiderio di vendicarsi. Per il che fa di mistero a chi si conduce a questo passo d'incamminare le azioni sue, con ogni sapere, riguardo e prudenza vo­lendo andar avanti senza disturbo e con quiete e sebbene non si può negare che per i maneggi grandi e di tanti anni un Nipote di Papa regnante non possa es­ser diventato se non prudente e accorto oltremodo nientemeno qual persona è più saggia e intelligente che sia che nelle cause proprie non cerca e piglia re­clamato.

Considerando tutto questo l'Ill.mo signor Cardinal Borghese si restrinse un giorno con il sig.r N. personaggio di prudenza grande e di non minor pratica nelle cose del mondo e soprattutto suo confidente scoprendogli l'animo suo, lo pregò volesse come saggio e accorto in questo suo Stato provvederli di alcuni ricordi, come potesse e dovesse governarsi per non dare in qualche scoglio da far ridere gli emuli poiché non è minor prudenza e lode il saper da se stesso pigliare partiti salutiferi, che accostarsi a consigli di persone intendenti e sape­re a tempo e luogo pigliarsi e volersene. Il suddetto signor. N. udita tal do­manda dopo la scusa fatta che la signoria IIl.ma s'ingannava troppo nella perso­na sua circa il sapere sebbene quanto alla fede e devozione non aveva affatto errato nell'elezione della persona sua per l'obbligo che gli doveva e per il de­siderio fermo che tiene pronto di servirla e dopo aver anche confessato che il detto signor Cardinale Borghese e per naturali suoi spiriti e pronti e per la pru­denza acquistata nei maneggi di tanti anni confermata con la pratica continua di persone di valore doveva e poteva senza paragone anteporseli nondimeno per non mancare al debito che ha di servir detto signore e nell' istanza fattagli incominciò con le seguenti parole le quali furono notate e raccolte da un amico comune acciocché siffatte gioie e ricordi tanto salutiferi non andassero in per­dizione per non aver da fare questa fatica di servitù.

Il nipote del Papa disse che ha avuto il governo dello stato nelle mani per anni, avrà sempre da fare, schernire e guardarsi nel Pontificato seguente o che sia eletto Pontefice da lui beneficiato ovvero, al contrario suo, poco amorevole e ragionando del primo soggiunse. Dato il caso che anche il Papa stesso o per gratitudine d'animo o per altro affetto, ritenga in sé buona volontà e memoria di benefici ricevuti, i suoi parenti non avranno questa medesima mira anzi quanto più vedranno il Pontefice inclinato a beneficiarsi, tanto maggior sospet­to avranno che si voglia entrare nella parte del Pontefice e di ottenere le grazie però se è vero quel che si dice del Pontefice che è come il mare che per se stesso è quieto e dolce ma viene inasprito dai venti e se è vero, com'è verissi­mo, che altro non è il Principe se non quelli che le sono intorno, io loderei che si cercasse di stare piuttosto bene con i suoi che col Papa stesso e con quelli facilmente si starà in pace mentre non si mostrerà di cozzare con loro né sarà ardito domandare delle grazie ma andarci in ciò ritenuto in modo che non se ne dia pur minimo sospetto e far a loro venga voglia di chiamarci e invitarci o domandare e però sarà anche bene insegnare se avrà incarichi e esibiti e in ri­cusarli, affinché se ne possa onorare e con provvedere ai parenti, com'è dovere che godano nel suo tempo. Né si fidi o faccia fondamento nei benefici fatti perché soleva dire un Cardina­le grande antico che era pure un Farnese, una bella cosa l'esser stato una volta Nipote di Papa, volendo significare che non si speri di arrivarci un'altra, se pe­­rò non volessimo dire quell'altro detto più antico ma forse più vero che i bene­fici grandi non si ricompensano se non con una grande ingratitudine. lo so be­ne quanto è duro e difficile a chi è avvezzo e abituato a comandare e dominare e poi starsene a discrezione degli altri. Nondimeno bisogna farlo per maggior quiete e per non perdere affatto la reputazione col mondo, perché domandan­dosi delle grazie e non ottenendosi si viene a perdere assai, non dico però che se ne resti quasi muto e immobile nel non aiutare gli amici, perché questi ve­dendolo, abbandoneranno e a ragione la pratica. Però bisognerà prima vedere bene e considerare se nella grazia vi sia intrigato o vi abbia interesse qualcuno caro a Sua Santità e però sarà bene sempre negoziarla col Nipote a cui sarà grata questa sorte di sottomissione avvertendosi però di non dar mai pur un minimo sospetto di rammaricarsi, essendo escluso usando sempre modestia e moderazione d'animo tale con mostrare anche di non accorgersi qualunque volta gli fosse fatto torto perché non apprezzandolo, non darà nemmeno mate­ria e occasione agli altri di discorrere sopra i dispiaceri sono come i peccati, abyssus abyssum invocat, da uno ne nasce un altro, oltre che dall'altra parte mostrerà animo grande che non s'inclini cosi facilmente ad ogni minima cosa e a questo modo verrà anche VS. lll.ma a ritenere il rispetto e reverenza che ha avuta per il passato.

2° Nel caso in cui venisse eletto Papa un poco suo amore­vole, ora qui c'è bisogno di maggior animo, accortezza e prudenza e destreg­giare e particolarmente non mostrare mai alcuno né di essere scontento almeno in pubblico né di sé né assentarsi dalla Corte come hanno fatto alcuni senza proposito e occasione perché questo darebbe tanto più da dire e vi fossero re­stati alcuni amici occulti, questi anche abbandonerebbero l'impresa. Perché a me pare per parlare liberamente che Vs. III.ma sia data nel mezzo cioè d'aver visto un elezione di un Pontefice da sé beneficiato e di vedere il Ponti­ficato diverso forse da quello che si credeva, lodo che sia bene dissimulare i disgusti né fare il capo degli scontenti e così per quanto può mettere da parte le gelosie e i sospetti in modo che nessuno con verità possa andare a lamentar­si di Vs. III.ma né far mal officio né nei fatti né nelle parole. È ragione buonis­sima di Stato che il Nipote di Papa si faccia provvedere di una Chiesa insigne né sarebbe male fuori dello stato, dove con reputazione in questi simili casi, soddisfacendo anche alla coscienza possa ritirarsi e dar campo all'emulazione e farsi per questo alcuni sotto impeto di buon consiglio per privarla di questo rifugio le fecero rassegnare la Chiesa che avrà e io allora la consigliai di non farlo per non privarsi di questo asilo.

3° Le sue creature per interesse proprio se non per altro c'è bisogno che la se­guitino però il portarsi con loro amorevolmente e mostrare un comune affetto e desiderio di giovare a tutti e in effetto farlo in quel che si può all' occasione non sarà cosa se non di proposito perché si farà anche di Vs. IlI.ma e da loro e da altri, vedendola circondata di tanti fedeli clienti e se qualcuno desse occa­sione del contrario non se ne meravigli per la ragione detta di sopra. Ma non dichiari mai per nemico aperto qualcuno perché possono nascere delle occa­sioni in cui tornerebbe a servire, oltre che così facendo si metterà sospetto e gelosia negli altri, che neanche se ne fideranno e per questo potrà formare l'esempio di Alena, liberto di Gneo Pompeo né può di questo far chiari e, seb­bene con tutti i Cardinali del Collegio si dovrà sforzare di mostrarsi ugualmen­te amorevole, nondimeno sarà bene limitarsi sempre con quelli della fazione passata perché è per l'età e per la pratica ci saranno soggetti più eminenti e a­bili al Pontificato se anche perché l'invidia in queste si è intiepidita, siccome al contrario vive nella fazione presente con la quale però non si mostrerà mai esser fatto estraneo e soprattutto non farsi mai uscir di bocca parole di dispia­cere e ambigue contro di loro perché sarà sempre riportata con maggiore esa­gerazione e con altra intenzione di quello che si è detto.

4° Con gli ambasciatori di tutti i Principi cerchi di star bene e di trattarli con amorevolezza sia quando deve servirli sia quando deve favorirli, specialmente negli affari dei loro signori non farsi affatto indietro affinché si accorgano del­la buona e pronta volontà e desiderio che si ha di servirli, sebbene vedano mancate le forze e le attitudini di prima e almeno avviarli con buoni esempi e consigli perché così se li terrà obbligati. Perché con detti ambasciatori è difficile trattare con tutti che non si dia qual­che poco di gelosia a qualcuno di loro, per questo negli affari dove ci saranno pretese di più di uno di loro cerchi non potendo concordarli d'aiutar e proteg­gere il giusto, perché alla fine i Principi stessi quando con il tempo se ne avve­dranno, gliene porteranno affetto e la terranno in conto di persona perbene e giusta. Con tutto ciò perché alle volte è impossibile che si possa soddisfare tut­ti essendo diversi i fini, gli interessi e i vantaggi di ciascuno però in questo ca­so destramente Iiberarsene, non mancano occasioni a chi le sa pigliare. E vedendosi che quelli che ora governano lo Stato e il Pontificato hanno mira di dipendere dalla Corona di Spagna e che gli interessi particolari anche li in­vitano, non c'è dubbio che con detta Corona verranno ad occuparsi il primo luogo però a me parrebbe meglio che ella si accomodasse con S.M. di Spagna la quale, sebbene in Italia ha potere e interessi e ha soggetti da provvedere e di questi lei sarebbe capo, dove presso gli spagnoli, non avrebbe anche il secondo luogo, con questa considerazione che gli spagnoli hanno tanti interessi in Italia e con la Sede Apostolica e Chiesa Romana e anche bisogno di essa assai più di quanto non ne abbiano i francesi che sempre cercheranno di guadagnare il Pontefice e Nipote regnante e man mano scarteranno gli altri ma non parer di buttarli affatto, li trattengono con le speranze del Pontificato o con qualche stipendio del quale Vs. III.ma ne può far senza, il che non fanno i francesi. E però non attendono se non alla conversazione dell'amico e Vs.llI.ma potrebbe dire qua quel che disse Cesare: "Mallem hic esse primus, quam Romae secun­dus", dico bene che con la destrezza si può star bene con tutti, in particolare con tutti gli altri Principi d'Italia ai quali tutti direi che si mostrasse ugual confi­denza, il che non può nuocere e giovare col tempo e all'occasione.

Stia Vs. IlI.ma unito col Principe di Sulmona, suo cugino perché gli emuli non vorranno altro che vedere la vostra disunione e con questa occasione cercare di dividere la fazione e separare i seguaci ai quali non parrebbe forse di usare in­gratitudine continuando la fortuna di una delle VV SS cercando di unirsi anche con i signori Orsini, si perché sono parenti poco differenti negli interessi, si anche perché con essi venite a guadagnare effettivamente qualche Principe e Cardinale parente.

Quanto alla nuova bolla, o costituzione del nuovo modo di creare il Pontefice, mi rimetto al discorso che si diede fuori in questo particolare: per cui non deve smettere di tenere uniti i suoi amici e seguaci che in ogni modo la potranno servire in coscienza ogni volta che sarà anteposto un soggetto meritevole e non indegno.

Il trattare di Vs. Ill.ma con tutti sarà affabile e piacevole nel che siccome ella ha questa dote e talento per natura così non gli converrà di farsi molto studio ma è ben vero che di qui in avanti ci sarà bisogno di mostrarsi più osservante nelle parole, promesse che si daranno alle domande e fare il possibile affinché si attengano o almeno si avvedano che hanno fatto istanza che non nasca da cattivo ufficio o tiepidezza nel portare il negozio, perché in questo modo reste­ranno in ogni modo obbligati, sebbene non beneficiati e in questo sarà sempre bene prima di promettere qualcosa affermativamente ponderare il negozio se può avere buon esito e prenderne atto o darne l'esclusione subito e potendosi spedire, farlo subito e quanto prima perché bis dat qui cito dat  e molti per que­sto modo di trattare cercare uno di obbedirla e servirla di tutto punto. Né io loderei massime in persone che non hanno il potere e lo stato nelle mani quel che altri dicono e fanno cioè che dalla faccia del Principe non si deve la­sciare partire qualcuno insoddisfatto e così fare promesse a quelli ai quali non si può dar altro perché questo al più si dovrebbe comportare nei Principi che hanno il dominio nelle mani che sempre si possono salvare con rimettersi al giusto. Direi bene che Vs. IIl.ma fosse più liberale nel promettere a voce che per iscritto, in questo vada sempre renitente, se ne potrà far a meno perché all'occasione in cui può succedere, potrà sempre dire di non averlo detto o al­meno in quel modo, il che non si potrebbe dire di non aver scritto.

7° Delle entrate ecclesiastiche e altre che Vs. Ill.ma possiede poiché Iddio glie­ne ha provveduto così largamente e tante che può con splendore sostenere il suo sublime grado e anche la Casa e distribuire larghe elemosine al che l'esorto perché in questo modo avrà la coscienza pulita e potrà guadagnarsi il Cielo e proibirà e annullerà le voci e i mormorii che i suoi emuli e poco ben affetti le levassero contro, calunniando altre sue azioni delle quali non mostre­rà di fare molto conto anzi non ne fa nulla per non dare credibilità alla materia, le quali voci anche svaniranno da sole se non si darà occasione di alimentarle nuovamente oltre a mostrare animo grande che non cura e non degna di mirare a queste bassezze e si scoprirebbe anche la vanità del fatto.

Loderei anche che si accontentasse di favorire qualcuna di queste religioni ed erigere le Chiese e i monasteri perché oltre alla celebrità del nome e fama qua­si immortale farà apparire l'inclinazione sua verso la Chiesa e religione catto­lica essere sublime e grande non scordandosi intanto di aiutare anche i poveri e i religiosi che hanno bisogno perché Iddio le ha dato tanto che può supplire all'uno e all'altro.

Non lodo alcuni ricordi che si danno che per evitare questa fama del mondo non si debbano erigere fabbriche ma al loro posto aiutare i religiosi stessi per­ché può dubitare se ci sia inserito in questo Consiglio qualche poco d'interesse, d'avarizia perché si spende quel manco e forse anche di vanagloria perché andranno manco voci attorno al nostro buon nome e liberalità. Al con­trario, beneficiandosi più persone che parleranno. Non dico niente della fami­glia che tiene in sé col Principe di Sulmona che si può dire piuttosto Corte re­gia e per la quantità e qualità dei soggetti, sapendo come io e, per esperienza, come si tratta con tutti, si proceda. Ricordandole solo per fine le sue creature di aiutarle anche senza essere richiesto quando le vede che hanno bisogno di qualcosa anzi tenere spie per capire loro di che hanno bisogno per poterli aiu­tare perché il beneficio fatto a quel tempo anche con poco denaro vale assai più che dare molto più altre volte e in altre occasioni senza di bisogno e a que­sto modo le terrà più obbligate e care.