Roma, 27 settembre 1585
Med. 5092, n° 85 (cc. 206r-207r), firma autografa
//c. 206r//
Con questi nipoti del papa [1] andarò trattando in modo da conservarmeli, et il cardinale seguita di usare meco la medesima confidenza in tutte le cose sue, et domestiche et altre, et il conoscersi ogni giorno utile l’opera mia crederò che gli serri gli orecchi, se pur saranno tentati secondo l’uso di questa corte. Con me si dolse hiersera della deboleza dell’avola sua [2] come stamane ho detto al papa, che gustò de buoni concetti del cardinale, et mostrò haverla in poca stima per l’importunità che li usa indistintamente, et con effetto poco vale. Biasimolla particolarmente il cardinale che havesse raccomandato un dependente da Farnese [3], il quale, (così egli disse) è diffidente del papa, et nimico nostro. Per Lopez de Avila sarà poi stato presentato memoriale a Vostra Altezza, la quale intanto ringratio della dispositione che mostra di favorirlo per amor mio. Quel dottor Gratiani doveva tornare a dirmi quel che havesse fatto l’ambasciatore di Vostra Altezza [4], il quale dice che doveva parlare al papa per ordine di lei nel suo particolare, et non l’ho rivisto poi, né so quel che sia di lui, ma resto pronto a favorirlo in quel modo che si conoscerà necessario per le cagioni che ella dice.
Quel gentilhomo di Savoia venuto col pretesto di ringratiare il papa dello stocco et rosa et per il cardinalato dell’arcivescovo di Turino [5], che debbe trattarsi ad instanza d’Urbino [6], con tutta la opera d’Olivares [7], et anco d’Alessandrino [8] (che per mostrare di non impacciarsene) dice lassare fare al cardinale Monduì [9], quale io sono chiarissimo, che non ha parte né in questo né in altro negotio di quel Duca, non ha potuto profittare nel negotio suo principale della sala regia, non havendo il papa voluto //c. 206v// innovare, come ha risposto all’ambasciatore di Vostra Altezza [10], del quale io non biasimo offitio che habbia fatto, ma per non comprare da Sua Santità questo, che doveva presupporsi, credo che harei lassato correre, anzi più tosto aiutato, et havuto obligo a che aiutasse, perché non si poteva fare per Savoia, quel che insieme non venisse fatto per Vostra Altezza, alla quale in questo genere non negarà mai Sua Santità quel che concedesse all’altro. Nella quale conformità ho risposto a Monduì, quando egli ha parlato con me sopra la voce suddetta sparsa da Alessandrino et da Michel Bonello [11], temendo, che non potesse fare in Vostra Altezza l’effetto che essi Michele parlando, et Alessandrino così coprendosi mostrano temere in se stessi non buoni stimatori (se non m’inganno) in questo, se non dell’intentione che può con[iettu]rarsi nelle parole di Michele, perché Monduì camina molto bene, et con molto mio gusto. Per mercoledì mattina era con buonissimo apparato ordinata la cosa di Morazano, et riusciva felicissimamente, se martedì sera un commissario con alcuni sbirri di passo non fusse entrato in Bracciano, per la venuta del quale impaurito, egli si nascose, sì che per tutto quel giorno non si potette mai sapere di lui. L’altro bargello ancora vi rifuggì poi per le pioggie, et dette altro pretesto alla sua venuta, et senza fermarsi, o domandare d’altro se ne partirono. Non so hora se per codesta o altra via se n’andarà, o pur si assicurarà di fermarsi, et come di qua si osservarà per tentare di nuovo se si fermi, così sarà bene che Vostra Altezza dia qualche ordine per il passo, parendomi verisimile, che saria per pigliare piuttosto cotesta strada, che con breve tratto lo leva dalla iurisdittione ecclesiastica, che per quest’altra che l’ha molto lungo. Stamattina Nostro Signore mostrandomi, come //c. 207r// fa sempre con incredibile amorevoleza, desiderio che io li chieda gratie, mi dette molto buona occasione di parlarli dell’arcivescovo di Pisa, et pregarlo di servirsene. Insomma concludemmo che lo mandassi qualche volta da lui, poiché, non volevo dirli in che cosa precisamente, se ne risolveria squadrandolo col trattare seco. Ve lo mandarò per le cose d’Altopasso che n’hanno bisogno, et per quelle di Vecchiano, che spero, che gli si aprirà la via secondo la nostra intentione, et Vostra Altezza sarà avvisata di quel che succederà. Da Tiberio Ceoli [12] ricevo molti commodi, però desiderando per mezo mio il favore che Vostra Altezza vedrà dal suo memoriale, la supplico di fargliene gratia per amor mio, che le ne harò obligo.
So che nella molestia che seguita di dare a quelli marchesi Del Monte il signor Ferrante, non lassarà Vostra Altezza di ricordarsi la servitù loro antica, et la confidenza che mostrano di lei rimettendosi liberamente. Nondimeno havendo con me ancora merito particolare come ella sa, non posso lassare di raccomandarli la buona ragione loro, et pregarla di favorirli particolarmente in quel che sia luogo alla giustificatione, che le n’harò obligo. Et le bacio la mano.
Di Roma li xxvij di settembre M.D.LXXXV.