Roma, 25 marzo 1586
Med. 5092, n° 114 (c. 304rv), firma autografa
//c. 304r//
A sì commode giornate non poteva arrivarsi se non bene. Però (Dio laudato) giugnemmo qua hiersera con salute, et disposti talmente che senza disagio potemmo resister molto bene all’impeto de complimenti che concorsero subito, et egli si trova bene in ordine per presentarsi stamane a piedi di Sua Santità con me insieme.
Per fuggir gl’incontri, come haveva approvato il papa co’l quale havevo consultato questa parte, mutai strada qua poco lontano. Il che fu con incommodo solo del cardinale Montalto [1], il quale Sua Santità pur volse che venisse, et m’arrivò mentre io, avvertitone da’ miei, andavo temporeggiando; et sendo insolito l’incontro de nipoti del papa, posso dire, che Sua Santità mi habbia favorito molto benignamente. Io l’accompagnai a Palazo, et ritornatomene qui, venne subito Olivares [2], et il Duca di Frias [3], co’ quali stetti molto dolcemente. Et havendomi fatto dire Nostro Signore della congregatione disegnata sopra certe proposte di Spagna, della quale haveva differito la pubblicatione fin’alla venuta mia, perché voleva che io vi intervenissi (et sarà questa quella congregatione, che mi scrisse il Sangalletto [4]) io lo dissi in confidenza a Olivares, il quale mi se ne mostrò nuovo, né io però cercai più oltre, poiché anco il tempo non portava lunghi propositi.
Vedremo che sarà. Per la promotione di monsignor Cantuccio [5] a la nuova chiesa di Loreto, vaca l’auditorato di Ruota, il quale pretendendo //c. 304v// Sua Santità che sia di perugini, et dicendo in contrario l’istesso Cantuccio, il cardinale Aldobrandino [6], et altri con fondamento, sono rimasto con l’ambasciatore di Vostra Altezza di supplicare Sua Beatitudine che di questo si chiarisca maturamente et così lo farò, senza passare più oltre, se da Vostra Altezza non mi verrà ordinato.
Sentendo che Madama d’Urbino [7] era a Gradoli, mandai monsignor dal Monte a visitarla, il quale la trovò in malissima sodisfattione co’l Duca suo [8] et con ferma resolutione di mai più non tornare a Urbino. Dissegli ancora d’intendere che Farnese [9] trattava questa nipote del papa per Ranuccio [10], et dispiacerli sommamente che volesse mettersi (così disse) questi contadini in casa. Qua per ancora non ho inteso altro di questo mi vi sarò attorno per fare quel che conviene, et avvisarò Vostra Altezza a cui fra tanto bacio la mano.
Di Roma li xxv di marzo M.D.LXXXVJ.