Roma, 19 gennaio 1572
Med. 5087, n. 9 (cc. 25r-26v).
A Madruccio risponde l’agente suo dalla corte cesarea che il signor Trautzen haveva molto amorevolmente accettato di adoprarsi in servitio di Vostra Altezza, né stava aspettando altro che d’esser avvisato del particolar desiderio di lei da Sua Signoria Illustrissima, la quale m’ha dato conto di ciò et assicuratomi che con lui si può trattare con ogni confidenza. Potrà ella dunque dirmi come io habbi da trattenere questa pratica, non sendo Madruccio per risponder se non quel che verrà da Vostra Altezza. Le scrive anco il medesimo agente suo che il duca di Ferrara era per andare a trovare quelli signori Elettori, et forse anco in Francia, credeva, per praticar l’elettione del Re dei Romani et che forse per ciò era stato chiamato dall’imperatore.
Coreggio ha sentito con molto piacere che Vostra Altezza abbracci la protettione della contessa della Mirandola et, accettando volentieri laa offerta che fa di scriver in Francia, la supplica efficacissimamente a farlo con persuader quelle Maestà a proteggerla, come hanno fatto sin qui et che debbono escusarla se ella, donna per altro di ottima mente et devotissima di quella corona, in ciò mostri segno non di quella intera confidenza che sa di dover haver in loro, ma più tosto di muoversi dal romor di quelli, che affermano che le siano per dar quella terra a Ferrara in pagamento del suo credito con loro, dalle quali quella signora desidera che non le siano alterate le conditioni passate et che si contentino delle offerte sue, offerendo di mandare, di più,b in Francia un suo figliolo che stia assiduo //c.25v// alla corte loro per pegno della sua volontà, quando pur ne temino cosa contraria a quella constantia, con la quale ella è resoluta di viver et tener quel luogo sotto l’ombra loro, a le quali desidera sia mostrato da Vostra Altezza che non debbono dubitarne et che, per esempio delli altri amici et per altri respetti, non sia manco servitio loro il proceder di questa maniera con quella signora che come cercano et trattano li ministri loro.
Si pratica già un pezo che lo scalco del papa dia a Farnese l’arcidiaconato di Toledo, ricevendo da lui in ricompensa Monreale et pareggiando li vantaggi con pensione. Et credesi che il re consentirà, havendo negato il consenso suo a lo scalco solamente. Parrebbe a Pacecco che si dovesse attraversar questo negotio per le conseguenze che potria haver un giorno contrarie alla mira di tutti, per ciò che sendo quello arcidiaconato molto desiderato da Ruy Gomez per un suo figliolo et da Spinosa per un suo nipote, a quelli il papa in modo nessuno lo concederebbe in questa congiuntura; potria con questa esca Farnese (tale è la forza dell’interesse) in un conclave tirar a sé per mezo loro la fattione spagnola et riuscirne papa. Però mi è parso di scriverlo a Vostra Altezza acciò, parendo di interponervi impedimento di nuova pratica o d’altro, possa risolversene con manco dilatione che si può. Soggiugne Pacecco che si potria trattar di haver quello arcidiaconato per me, offerendo ricompense di quelli miei benefitii di Spagna //c.26r// di questi d’Italia, et per l’avanzo fino a 14.000 scudi che hoggi se ne cavano pagate le pensioni vecchie, cedere a nuova pensione. Ma questo poco mi muove purché si pensi a guastar in ogni modo il negotio sudetto, se Vostra Altezza lo giudica di quelle male conseguenze che dubitiamo di qua.
Con Nostro Signore non ho ancora comunicato le cose di Francia, perché non ho potuto esser con Sua Santità alla quale non sarà forse nuovo che il nuntio tenga in speranza dellac dispensa quelle Maestà potendo esser con ordine suo per tirarle alla Lega, se ben lo effetto sarà poi (come non può esser altro) quel che io scrissi. Dico in tanto che io sono avvertito da Morone che delle cose anco segrete di quelle Maestà et spetialmente d’ogni pratica con Vostra Altezza è ragguagliato Farnese da don Francesco di Alava et dal nuntio, i quali dice che le sanno di casa di Montmoransid per mezo d’una sorella bastarda del re, la quale quanto può ritrarre tutto conferisce con una sua donna, che poi ne dà conto a loro, il che ho voluto che Vostra Altezza sappia per ogni respetto.
Dicemi Montepulciano, con protesto però di silentio, che questi spagnuoli procuraranno et forse otterranno da Sua Santità qualche parte del ritratto di queste estintioni di censi et livelli per li Stati loro d’Italia, et che, al medesimo dovendo et potendo aspirar Vostra Altezza ancora, saria di parere che ella non admettesse la bolla per ancora, ma desse tempo al tempo, se ella non l’ha accettata et admessa sin quie, //c.26v// dando a questa renitenza quelli pretesti, che si possono chiarirsi, i quali non occorre mostrarli.
Alla copia di Milano disse Sua Santità haver sempre creduto che tutti li nominati havessero mala volontà verso Vostra Altezza ma non già tanta il Commendator maggiore, il quale, poi ch’è qui, mai di lei le haveva fatto parola; credere ogni male di quello ambasciatore cattolico in Francia, havendolo per malissimo homo, et di Granvela stimar il medesimo.
L’altra mattina ch’io fui all’audienza, come arrivato prima di Farnese, dovevo anco prima spedirmi, ma fingendo altre occupationi, per restar dopo a ritrarre il negotio suo, gli cedetti il mio luogo. Fece molta instanza perché non si stampasse il processo della sua chimera, et non potette ottenerlo, dicendo Sua Santità che di ciò era resolutissima. Chiese che li fusse mostrato prima et Sua Santità glielo negò assolutamente dicendoli saper che egli tuttavia andava dolendosi di lei, et dicendole male, ma che ella ne traeva quel conto a punto che meritavono le parole et la natura sua, et così mostrandoseli, come è in effetto, molto mal sodisfatta, ne rimandò lui assai presto, malissimo sodisfatto. Che è quanto m’occorre per hora et in buona gratia di Vostra Altezza mi raccomando con tutto il core.
Di Roma li xix di gennaro 1572.
a La in termine di rigo. Ciò spiega la mancata elisione.
b Di più aggiunto in interlinea superiore.
c Della su correzione di quelle.
d Di casa di Montmoransi aggiunto in interlinea superiore con segno di richiamo.
e Qui nell’angolo del margine inferiore destro.