Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Pisa

Printer-friendly versionPrinter-friendly version

Roma, 23 febbraio 1585

Med. 5092, n° 23 (c. 50r), firma autografa

//c. 50r//
 
Per la morte di Giovanni Paolo Dal Monte successa già più mesi pare che et li fratelli et gl’altri parenti portino poco buona volontà a Tiberio Ceoli [1], come quello che per opinione loro o habbia fomentato Ottavio [2] suo nipote che si trovò all’homicidio, o ne tenga hora protettione, il che come egli attesta esser direttamente contrario alla professione che egli ha fatto sempre non solo d’esser amico loro, ma di haverlo anco desiderato, pare che richieda anco, che altri si opponga, sì che alla suddetta opinione, non succeda qualche effetto di mala conseguenza. Egli insomma non si è ingerito in questo fatto non aiuta, et non ha ne vuole pratica di Ottavio, ma perché dubita delle buone lingue, desidereria che Vostra Altezza di questo facesse capaci quelli signori interessati, et quelli particolarmente che le servono, et che inoltre li assicuri, che lui trovaranno sempre fra quelli che più desiderino la amicitia loro. Del medesimo supplico io Vostra Altezza, rendendola certa, che con questo si obligarà tutt’e due noi, et per fine le bacio la mano.
Di Roma li xxiij di febraro M.D.LXXXV.

 
1. Tiberio Ceuli.
2. Ottavio Ceuli.