Roma, 11 aprile 1585
Med. 5092, n° 36 (c. 81rv), firma autografa
//c. 81r//
Scrissi hieri a Vostra Altezza la morte del papa, la quale fu veramente inaspettata a tutti più dell’opinione anco de suoi medesimi, et senza che potesse sodisfare né co’l publico né co’l privato. Di poi si fece congregatione, nella quale furono confirmati dal Collegio il signor Jacopo [1] generale, Mario [2] luogotenente [3], et il governatore di Roma [4], non sendosi voluto opporre alcuno per non partirsi dall’usanza, et per non perder con li nipoti. Anzi che al governo di Borgo che era vacante, io proposi, et fu accettato governatore monsignor Ghisiliero [5] creatura di San Sisto [6], di che egli si compiacque sommamente. Mi fece egli parole et offerte delle quali io farò capitale quanto stimarò espediente di mano in mano, non mi dismenticarò di quel che ho dovuto crederne fin qui, né anco ricordandomi tosto che possa levarmi la speranza di riceverne servitio et di tenerlo lontano da cardinal Farnese [7]a; nel quale è stato fin hora assai […]b gl’ho posto Simoncello [8]c a fianchi che li proponga di favorir Cesis [9]d […]e parentado con 300 milaf scudi di dote, et scriverà sotto la parola di Vostra Altezzag la quale se col cardinale di Firenze [10] o con altro homo espresso gli scriverà in buonissima forma, offerendoli quanto ella vorrà per ogni tempo, et richiedendolo in particolare di non andare in Farneseh, io lo stimarò fatto molto utilmente. Guastavillano [11]i più apertamente mi si è dichiarato di voler essere con me, et far ciò che io voglia, ma né anco qui è da fidarsi, massimamente che le altre creature si vanno dichiarando di volere esser con San Sisto secondo l’usanza, et già Lancilotto [12] (di cui non si credeva) l’ha detto, et non havendo dichiarato altro il papa, ha da credersi che gl’altri, o la maggior parte, nel qual caso io vederei preparate difficultà maggiori. Credo che Vostra Altezza si ridurrà almeno in Firenze per ricever li cardinali che passaranno, et lo stimo necessario perché molto franco, si porta innanzi Farnese j et della mente del Re Cattolico [13]k non ci è certeza, havendomi detto solamente l’ambasciatorel d’haver un dispaccio serrato, il quale vederà, et mi parlarà poi, ma io non aspetto altro sino all’ultima hora dell’entrare in conclave, credendo che prima non //c. 81v// vorrà far dichiaratione, et però havendo complito con esso nella malatia et dopo la morte del papa, farò il medesimo anco in questo tempo, ma nella maniera che convenga, et attenderò a fare il fatto mio per esser più preparato che potrò per me stesso, come se quello aiuto ne mancasse, potendosi manco errare, quanto meno ci promettiamo quel che io non aspetto punto di loro. Veda Vostra Altezza d’esplorare più dentro che può l’animo d’Austria [14], di Madruccio [15] et di Verona [16], et al Duca di Mantova [17] scriva (come gli scrivo io) il medesimo, mostrandoli che importi molto che lei et lui faccino questo, et cavino quanto possino promessa più ferma di non andare in Farnesem, et con chiunque di costà passi, che dovrà esser Vercelli [18], Monduì [19], Castagna [20], et altri, faccia il medesimo perché quanto più con questi offitii verrà aiutata di notitia et favore l’opra mia, tanto più ardito caminarò a nostri fini. Et se ben Gonzaga [21]n ha già parlato, et mostrato dispositione d’esser con me, nondimeno nuovo ordine et efficace beneo ci assicurarà più, et il procurar che l’Imperatore [22] dia ordine particolare et conforme a Spinola [23] è necessario, et Sua Maestà Cesarea farà volentieri, Nel resto spero che haremo la parte nostra. Viene questo Ubertino per innovar col caldo di Vostra Altezza in quelle cose di Pondo. Quanto questo sia a proposito, et convenga allo stato presente, o al servitio suo, lo giudicarà con la sua prudenza Vostra Altezza, alla quale bacio la mano.
Di Roma li xj di aprile 1585.