Sede: Palazzo Pamphilj a Via del Corso
Le Biblioteche del cardinale Benedetto Pamphilj
di Alessandra Mercantini
Principe della Chiesa, bibliofilo, mecenate, musicofilo e poeta, Benedetto Marco Antonio Girolamo Agostino Pamphilj nacque a Roma il 25 aprile 1653. Quarto figlio del principe Camillo (1622-1666) e della principessa di Rossano Olimpia Aldobrandini (1623-1681), ricevette un'accurata educazione e il 6 dicembre 1676 si laureò in filosofia e teologia presso il Collegio Romano. Dal 1678 Gran Priore dell'Ordine di Malta, fu creato cardinale il primo settembre 1681 e tra il 1690 e il 1693 risedette a Bologna quale Legato. Dopo aver ricoperto rilevanti incarichi in Curia, Clemente XI il 26 febbraio 1704 lo creò Bibliotecario S.R.E. Poeta umorista e poi arcade con il nome di Fenicio Larisseo scrisse circa un centinaio di componimenti.
Uomo colto e generoso, Benedetto ebbe, per privilegio di nascita e grazie a un patrimonio personale considerevole, la possibilità di frequentare gli ambienti culturalmente più edotti e alla moda del panorama romano del tempo, di assimilarne gli orientamenti di gusto e di alimentare la sua passione letteraria e artistica. Il Pamphilj fu infatti un insaziabile collezionista di opere di ogni genere e, accanto alle spese per quadri, carte geografiche, vesti, gioielli, apparati, cavalli di razza e carrozze, innumerevoli furono gli acquisti di libri e manoscritti. Singolarmente o a gruppi (ben note sono le acquisizioni, ad esempio, delle intere biblioteche Falconieri e De Luca), le opere letterarie, prevalentemente in latino, greco, francese e italiano, confluirono nella collezione del cardinale con la supervisione del proprietario e, dal 1683, del fido bibliotecario Carlo Nunzio Lulier.
Benedetto Pamphilj abitava fin dall'adolescenza negli appartamenti preparati per lui dall'architetto Antonio del Grande nell'ala del palazzo Pamphilj Aldobrandini adiacente alla chiesa di Santa Maria in via Lata, tra il Corso e il Collegio Romano. Qui, uno spazio molto ampio era dedicato dal futuro cardinale alla propria collezione libraria, che fin dal 1677 appare estendersi in varie sale e confinare con l'abitazione della madre Olimpia. La morte di quest'ultima e il successivo accordo con il fratello Giovanni Battista consentirono, dal 1684, al Pamphilj e alla sua corte l'uso dell'intera porzione del principesco palazzo sul Collegio Romano.
Nell'Inventario generale di tutti e singoli mobili, argenti et altro conservati negli appartamenti di proprietà di Benedetto, redatto a partire dal 1725 (ADP Scaff. 4.17), otto risultano essere le sale destinate ad ospitare libri e manoscritti. Al piano superiore del palazzo due stanze erano riservate alla Libraria Legale, mentre la Libreria erudita, che si estendeva per quattro grandi sale, si trovava al primo piano, "appresso l'anticamera nobile del Trono", seguita dai due ambienti della "Librariola". In questi locali il cardinale soleva, tra l'altro, invitare i suoi amici, poeti, letterati e scienziati, a "fare accademia" letteraria e musicale e a tenere esperimenti scientifici.
Benché la Pamphiliana fosse una biblioteca nobiliare, simbolo e rappresentazione del potere del cardinale, e per questo conservasse molti classici, testi di storia e trattati politici, nonché sacra scrittura e patristica, essa presentava altresì un carattere tendenzialmente onnicomprensivo con significative aperture ai contributi della modernità e della cultura eterodossa, denunciando l'appartenenza dell'erudito proprietario ad una superiore repubblica europea delle lettere.
Benedetto Pamphilj morì a Roma il 22 marzo 1730 e tutte le sue proprietà passarono ab intestato ai nipoti Camillo iunior (1675-1747) e Girolamo (1678-1760) Pamphilj Aldobrandini Facchinetti, principi di S. Martino.
Nell'inventario dei beni ereditari del principe Camillo iunior (ADP Scaff. 86.36 pubblicato in parte da Mercantini, La perduta Biblioteca) sono censiti, tra il 5 e il 13 marzo 1748, ad istanza di Girolamo Pamphilj e a cura del "pubblico libraro" Marcello Silvestri, i volumi delle due collezioni tematiche del cardinale Pamphilj, il cui numero risulta ascendere a seimiladuecentoottanta nella "Libraria Grande" e duemilaquattrocentoquindici nella "Libraria Legale". Curiosamente, solo trentaquattro sono i manoscritti di cui si dà notizia.
La fretta della compilazione dell'elenco librario e, non raramente, l'incomprensione del frontespizio rendono spesso i dati difficilmente decifrabili, sia per le imprecisioni dello scrivente sia per la mancanza degli elementi bibliografici necessari per l'identificazione del libro. Autori omonimi risultano confusi e le opere attribuite ad un unico nominativo, secondi e terzi volumi spesso non sono riconosciuti come appartenenti alla medesima opera, mentre scritti diversi del medesimo autore vengono identificati come un'opera in più tomi. Molti i libretti ritenuti dal compilatore dell'inventario "di scarto", mentre di ben millecentoquarantatre il libraio denuncia trattarsi di libri e 'libercoli' "ordinarij, di poca considerazione e di poco valore" e perciò non ne fornisce il titolo. Infine, Silvestri rileva anche il cattivo stato di conservazione di una parte della collezione nella Libreria Legale annotando che per decine di "libri in foglio di diversi autori ritrovati infracidati et ammuffiti dall'acqua ... non si da prezzo per essere di niun valore".
Pochi anni dopo, però, i circa novemila volumi spariscono dagli inventari della famiglia Pamphilj e dagli appartamenti al Corso. L'estinzione della famiglia seguita alla scomparsa di Girolamo e il riconoscimento datato 15 aprile 1763 della qualità di legittimo erede nella persona del principe genovese Giovanni Andrea IV Doria Landi (1705-1764) avevano, infatti, provocato l'insorgere di diverse vertenze relative alle proprietà pamphiliane, che erano state in parte smembrate e cedute.
Tra le cause promosse dai molti pretendenti all'eredità, la principale era in corso con i Colonna, che aspiravano non infondatamente al riconoscimento del proprio diritto alla successione. Il 22 agosto 1768 la causa venne definita con transazione, ma data al 4 ottobre 1763 l'accordo conclusivo tra la famiglia Colonna e i Doria Landi che aveva ad oggetto anche l'eredità del cardinale Benedetto ed in particolare "le due Librerie Legale ed Erudita ereditarie del cardinal Don Benedetto Panfilj, che per metà spettano alla stessa eredità di detto don Camillo giuniore e per l'altra a quella di Don Girolamo".
Il procuratore del principe genovese a Roma, Giovanni Battista Candiotti, prese dunque contatto con l'emissario della famiglia Colonna, il canonico Brenda "destinato per ricevere le consapute Librarie e per ordinarle", e tra il 6 e il 18 dicembre 1763 furono ultimate le operazioni di trasferimento dei libri senza alcun effettivo controllo da parte della famiglia Doria Landi Pamphilj e senza che venisse stilato un inventario.
L'ingresso dei libri Pamphilj in casa Colonna costituirà, purtroppo, l'atto conclusivo della vita della raccolta, non tanto per la fusione delle 'Librarie' in un'unica grande collezione con conseguente smarrimento delle rispettive peculiarità, quanto perché le controverse vicende ereditarie della principesca famiglia romana porteranno alla vendita all'asta, nei mesi immediatamente successivi al dicembre 1820, della biblioteca Colonna, che finì dispersa fra numerosi musei e biblioteche italiane e straniere, seguendo la sorte purtroppo comune a molte delle raccolte librarie delle grandi famiglie patrizie romane del Settecento.
Bibliografia di riferimento
Alessandra Mercantini "Fioriscono di splendore le due cospicue Librarie del signor cardinale Benedetto Pamfilio": studi e ricerche sugli Inventari inediti di una perduta Biblioteca in The Pamphilj and the Arts: Patronage and Consumption in Baroque Rome a c. di Stephanie Leone, McMullen Museum of Art, Chestnut Hill, 2011, pp. 211-230.
Alessandra Mercantini La perduta Biblioteca del cardinale Benedetto Pamphilj: Acquisti, rilegature e restauri in The Pamphilj and the Arts: Patronage and Consumption in Baroque Rome a c. di Stephanie Leone, McMullen Museum of Art, Chestnut Hill, 2011, pp. 231-301.
Lina Montalto, Un mecenate in Roma barocca. Il cardinale Benedetto Pamphilj (1653-1730) Sansoni, Firenze, 1955.
The Pamphilj and the Arts: Patronage and Consumption in Baroque Rome a c. di Stephanie Leone, McMullen Museum of Art, Chestnut Hill, 2011.