Sede: Palazzo di Via del Corso
Archivio: Archivio Doria Pamphilj
I libri di Camillo Pamphilj al Palazzo al Corso
di Benedetta Borello
Camillo Pamphilj (1622-1666), l'unico figlio maschio di Olimpia Maidalchini e di Pamphilio, nipote del papa Innocenzo X, cardinal nepote per un breve periodo e poi marito della ricchissima Olimpia Aldobrandini, membro dell'Accademia degli Umoristi, nonché raffinato collezionista di quadri, era anche il proprietario di una biblioteca (Borello 2003; I capolavori 1996).
La corte interna di Palazzo Pamphilj al Corso
L'esistenza di questa raccolta, tutt'altro che esigua, di libri è testimoniata da un fondo miscellaneo dell'Archivio Doria Pamphilj di Roma. L'«Archiviolo», questo il nome del fondo miscellaneo, è stato inventariato e riordinato da Renato Vignodelli Rubrichi nel 1972 e «si articola in tre parti principali, non però nettamente tra loro distinte: una concernente gli affari amministrativi; una affari politici e religiosi, una riguardante la vita di molte famiglie nobili italiane. La prima si impernia sull'attività del cardinale Giorgio Doria (1708-1759) (e sugli incarichi affidatigli - fino alla busta 69); la seconda documenta le attività di nunzi e nunziature, specie nel secolo XVII, all'epoca di papa Innocenzo X (fino alla busta 224); la terza (224-349) è costituita dalla corrispondenza intercorsa tra le famiglie Doria, Pamphilj, Aldobrandini, Farnese, Maidalchini, Barberini, Ludovisi e Carafa» (Vignodelli Rubrichi, 1972, pp. 17-8)
La partizione di Vignodelli Rubrichi è estremamente labile. Nella seconda parte non ci sono soltanto affari politici e diplomatici del pontificato di Innocenzo X, ma anche documenti di famiglia, epitaffi di chiese romane (b.76). La busta 81 contiene contemporaneamente carte del processo a Mascambruno e piante di Girolamo Rainaldi della fortezza di Ancona.
Le buste dalla 104 alla 125 sono catalogate come «Miscellanea». Mentre in alcune di esse carte di argomento diverso sono accostate e sovrapposte le une alle altre, come nella b. 81 appena citata, ma anche nella 125 in cui le notizie sulla vita e le opere del beato Lodolfo di Gubbio sono conservate nello stesso faldone con notizie sul processo a Francesco Borri, altre buste sono più coerenti come la 119 che raggruppa fogli sciolti, ma tutti sulla nobiltà delle famiglie con cui i Pamphilj di Roma erano imparentati (Pamphilj di Gubbio, Maidalchini, Gabrielli).
La busta 106 è interamente dedicata ai libri di Camillo. I fogli sono rilegati e numerati; la numerazione è coeva, non come quella delle lettere delle altre buste dell'«Archiviolo». Non è opera di una sola mano, né di un unico inventariatore. Non contiene unicamente l'elenco dei libri, ma anche notizie accurate sugli autori dei testi.
La prima parte del volume, fino al f.260r raccoglie infatti dettagliate notizie sugli autori dei libri della biblioteca con date di vita e di morte - Elenchus scriptorum sacrorum qui existant - tra cui «Adam Bremensis scripsit historia ecclesiastica a Carolo Magno usq. Ad Henricum 4° Imp. De propagatione religionis interpretatione vivebat anno C. 1070» (f.1r.). Agli autori «Hebraici» è dedicata una sezione apposita ai ff. 16r-61r. Tra essi Moyses Samuel «ultimus Iudex ex tribu ... scripsit librum Iudicum» (f. 18r). Maggiore è l'attenzione dedicata agli storici ebraici. Tra i «Greci Historici» (ff. 62r-144v) ci sono Palephatus, Appollodorus, Strabo Amaseus Philosophus, ma anche i moderni per esempio «Michael Glycas Siculus scripsit annales Ayrantivam historiam universam exhibentes ab Orbe condito usque ad obitum Alexij Comneni anno C. 1118», vengono fornite anche notizie sulla pubblicazione, in questo caso Basilea 1572. I «Latini» (ff. 145-158r) sono i classici («Salustius, Iulius Caesar ...») e tutti coloro che in latino hanno pubblicato per esempio (f.154r) «Joannes Carion mathematicus native germanus scripsit ... monarchias lingua germanica postea latine redditunt… [che muore nel 1534]».
Seguono poi gli inventari veri e propri dei libri, il primo (ff. 303-337) è un indice libri ordinato per ordine alfabetico degli autori, seguito dall'opera posseduta e dalla collocazione nello scaffale della biblioteca. Gli altri, che occupano le pagine del faldove fino alla fine di esso, sono un «Index Librorum Ex.mi D. P.npis Pamphilij» e un «Inventario della Libraria dell'Ecc.mo Sig.r Prencipe Pamphilio nel Palazzo al Corso». I libri sono registrati per ordine di «scansia». Le scansie sembrano ospitare i libri in base all'argomento in essi affrontato.
Si veda ad esempio l'elenco dei libri nelle due sezioni - presumibilmente contigue - della seconda scansia (qui sotto riprodotto). Se si esclude l'unico libro di Serlio su architettura e prospettiva, gli altri testi riguardano tutti la letteratura di viaggi, la geografia e la storia del territorio.
II Scanzia; Lettera E
- Status Ferdinandi 2di Imperatoris
- Respublica Bohemiae
- Respublica Ansiaticha, tomi tre
- Respublica Luxemburghensis, Hannoniae et Hamarcensis
- Respublica Belgij Confederati
- Respublica Hollandiae
- Respublica Elvetiorum
- Respublica Rethia
- Respublica Vallesia
- Respublica Daniae, Norvegia et Holsatia
- Gallia, Sive de Dominij regis francorum
- Hispania sive de Regnis regis Hispaniae
- Respublica Anglorum
- Respublicae Regni Ungariae
- Respublica Moscovia
- Respublica Russia et Tartaria
- Respublica Polonia, Lituania, Livoniaet Prussia
- Respublica Hebreorum
- Joannis Angelij Introductio in Republicas
- Joannes Robertus Legia Catholica
II Scanzia; Lettera F
- Famiano Strada, Delle guerre di fiandra, deche due
- Julij Rosci, Elogia Militaria
- Ritratti et Elogij di Capitani Illustri
- Joannis Imperialis, Museum historicum et phisicum
- Natale Conti, Historie tomi due
- Sebastiano Serlio, Architettura e Prospettiva
- Antonio Ceccarelli, Vite dell'Imperatori
- Pietro della Valle, Viaggi
Da una stima approssimativa di questi inventari e anche assumendo una certa distorsione per la ripetizione di alcuni titoli nei vari elenchi, i libri di Camillo sono di poco inferiori a 3.000 esemplari.
A differenza della biblioteca del figlio di Camillo, Benedetto, non è possibile ricostruire le modalità di acquisizione, né individuare lo spazio del palazzo in cui era localizzata (Mercantini 2011).
Interno di Palazzo Pamphilj al Corso
Non è neanche chiara la data in cui vennero redatti gli inventari della biblioteca. Nel 1666 alla sua morte, il primogenito ed erede di Camillo, Giovanni Battista, fece redigere un inventario accuratissimo di tutti i suoi beni che comprendeva tutta la ricca quadreria ma anche i più minuti oggetti di scarso valore. In questo largo faldone (ADP 86.24) corservato accanto agli altri documenti della primogenitura Pamphilj nel fondo principale dell'archivio di famiglia non c'è il minimo cenno ai libri, i quali erano invece una presenza costante ingombrante e talora fastidiosa nella palazzo di Camillo e dei suoi figli. Sembrerebbe allora che l'inventario della biblioteca di Camillo conservato nell'«Archiviolo» fosse una parte dell'inventario dei beni ordinato da Giovanni Battista nel 1666.
All'inizio degli anni Ottanta, esplose una controversia tra Giovanni Battista e il fratello minore Benedetto a proposito della titolarità di alcuni beni e rendite che venivano dall'eredità materna e da quella paterna. La faccenda venne risolta con il coinvolgimento di notai, uditori di Rota e un breve pontificio. Tutti i beni di casa (o meglio la parte di essi che era oggetto del contendere) furono nuovamente passati al setaccio accuratamente inventariati e stimati. In un libro rilegato posto all'inizio del faldone che raccoglie tutti i documenti della controversia - libro che reca il titolo Indici di scritture, Libri ed altro consegnato dal Card. D. Benedetto Pamphilj al P.npe D. Gio. Batta Pamphilj di lui fratello dopo la fra di loro seguita concordia rogata per gli atti del Belletti Notaro A.C - c'è anche un elenco di libri. Difficile dire se si tratti dei libri di Camillo o se si trattasse invece di un piccolo nucleo personale della madre dei contendenti, Olimpia Aldobrandini. Tra di essi c'erano le opere morali di Senofonte, l'Historia di Roma trionfante del Biondi. Tra i libri in quarto c'erano trattati criminali, le istituzioni canoniche di Lancellotti, le opere di Guicciardini, i Discorsi politici di Albergati. Non si trattava di libri inconsueti in una biblioteca barocca, ma il testo dell'Albergati, per esempio, si ritrova anche nell'elenco dei libri di Camillo. La collocazione non troppo nobile di questa piccola raccolta di libri testimonia però l'onnipresenza dell'oggetto libro a casa Pamphilj, nonché una gestione dello spazio ad essi dedicata non sempre facile. I periti chiamati a stilare l'indice e a valututare il prezzo dei libri avevano certificato nel 1661 che «avendo visti li sud.i libri scritti in venti facciate dico essere il loro prezzo volendosi vendere scudi cento dieci in circa essendo vecchi, mal condittionati per essere stati sotto la soffitta del tetto, l'acqua ne ha rovinati in parte ... [firmato]Anton Maria Gioiosi».
I libri erano dunque una presenza costante, non solo a Roma, ma in tutti i palazzi dei Pamphilj; se si seguono le fasi del restauro e della decorazione del palazzo di Valmontone - feudo di cui Camillo entrò in possesso dai Barberini nel 1651 - appare inoltre evidente il destino che univa le collezioni di libri a quelle dei quadri (Ago 2002 e 2006).
Palazzo Pamphilj a Valmontone
Camillo, sembrò accarezzare l'idea di costruire un nuovo e sontuoso palazzo nelle sue nuove terre, nell'ambito di una generale riqualificazione dell'abitato di Valmontone sin dall'inizio. L'idea era quella di realizzare una struttura «superbissim[a]», «con facciata di sedici fenestre». Tra le carte di famiglia, si trovano tracce del cantiere dal dicembre 1653. Alla fine del 1654, tra i documenti della fabbrica comincia ad apparire il nome di Francesco Buratti, grande appaltatore delle fabbriche Pamphilj. Dal 1658 sono documentati i primi incarichi per affrescare le sale del nuovo palazzo, ad opera di Gaspard Dughuet, Guillaume Courtois e Giambattista Tassi.
Palazzo Pamphilj e la Collegiata a Valmontone
Dall'anno seguente cominciarono ad arrivare i quadri. Il nucleo originario consisteva in una raccolta piuttosto esigua (59 opere) di dipinti di vario genere, paesaggi, ritratti, nature morte, ma anche «paramenti di arazzo». L'inventario del 4 ottobre 1663 testimonia un notevole incremento della collezione che arriva a comprendere 178 pezzi, tra di essi una netta prevalenza delle nature morte, tra i generi preferiti da Camillo. I quadri vennero distribuiti in tutte le stanze fino all'ultimo livello (Maggi 2004, Di Gregorio 2004).
Quasi contemporaneamente all'incremento della quadreria cominciarono ad arrivare a Valmontone i libri. Il 25 luglio 1662 Gio. Paolo Vitale scrisse a Camillo, rassicurandolo della ricezione del materiale. «Ho ricevuto la lettera di V.S. … assieme con li cento libri che V.S. in essa mi scrive, ne ho anche avvisato S.E. … di haverli avuti in conformità di quanto nella sua V.S. comanda quali ho conservati assieme con quelli altri che mi giunsero li giorni passati … la libraria ancora non è finita di aggiustare» (ADP «Archiviolo» b.201, f. 165r.).
Interno di Palazzo Pamphilj a Valmontone
Dal 17 al 24 ottobre partirono per Valmontone in varie spedizioni circa quattrocento libri. Prima di essere spediti vennero inventariati con una certa cura indicando il nome dell'autore, il titolo, il formato, in quarto, in ottavo in folio - probabilmente per organizzare l'allestimento - luogo e data di edizione. La mano dell'inventariatore era sempre la stessa e per alcune spedizioni veniva indicato in alto a sinistra la somma dei libri in folio, in quarto, in ottavo. La precisazione serviva forse a rendere più agevole il controllo della ricezione dei volumi anche per chi non leggeva agevolmente il latino. Le lettere di Vitale testimoniano non soltanto che a Valmontone si stava costruendo una libreria per fornire un'acconcia sistemazione alla preziosa merce che giungeva da Roma, ma raccontano anche la cura con cui venivano trattati, segno probabilmente che c'erano state precise direttive in tal senso da parte dello stesso principe Pamphilj. Il 19 luglio 1662, infatti, dopo il primo invio, Vitale si affrettò a rassicurare il padrone che «Si sono ricevuti tutti li libri che V.S. avvisava haver mandati, quali avendoli contati ho trovato essere cinque in avantaggio di quel che V.S. ha scritto, de q.li ne ho trovato uno sopra al carretto sopra delle Ceste q.le è del Cardinal Fabio Albergati, Però V.S. stia sicuro essere conservati in conformità che deciderà S.E. P.re» (ADP «Archiviolo» b.201, f. 168r.).
I libri diretti a Valmontone vennero probabilmente sottratti dall'assai più consistente nucleo della collezione romana del Palazzo al Corso, ipotesi putroppo indimostrabile perché l'inventario conservato nella busta 106 dell'«Archiviolo», con buone probabilità, fotografa lo stato della collezione al 1666, quando i libri erano già partiti.
La cura con cui venne redatto l'inventario romano, l'attezione alla sistemazione nelle scansie, ma anche la storia di questo piccolo nucleo valmontonese dei libri di Camillo raccontano la storia di un mecenatismo a tutto campo che abbracciava, accoglieva e valorizzava opere figurative, affreschi, ma anche oggetti di trasmissione del sapere universale come i libri.
Bibliografia di riferimento:
R. Ago, Collezioni di quadri e collezioni di libri a Roma tra XVI e XVIII secolo, in «Quaderni storici» 110.2 (2002), pp. 379-403.
R. Ago, Il gusto delle cose. Una storia degli oggetti nella Roma del Seicento, Roma 2006.
B. Borello, Trame sovrapposte. La socialità aristocratica e le reti di relazioni femminili a Roma (XVII-XVIII secolo), Napoli 2003.
I capolavori della collezione Dora Pamphilj da Tiziano a Velasquez, Milano 1996.
M. Di Gregorio, Nascita e morte di una quadreria: la collezione dei Pamphilj a Valmontone in B. Fabjan, M. Di Gregorio (a cura di), Palazzo Doria Pamphilj a Valmontone, Roma 2004, pp. 59-67.
L. Maggi, La fabbrica pamphiliana di Valmontone: il palazzo e la collegiata in B. Fabjan, M. Di Gregorio (a cura di), Palazzo Doria Pamphilj a Valmontone,Roma 2004, pp. 19-25.
A. Mercantini "Fioriscono di splendore le due cospicue Librarie del signor cardinale Benedetto Pamfilio": studi e ricerche sugli Inventari inediti di una perduta Biblioteca in The Pamphilj and the Arts: Patronage and Consumption in Baroque Rome a c. di Stephanie Leone, McMullen Museum of Art, Chestnut Hill, 2011, pp. 211-230.
A. Mercantini La perduta Biblioteca del cardinale Benedetto Pamphilj: Acquisti, rilegature e restauri in The Pamphilj and the Arts: Patronage and Consumption in Baroque Rome a c. di Stephanie Leone, McMullen Museum of Art, Chestnut Hill, 2011, pp. 231-301.
R. Vignodelli Rubrichi, Il fondo detto l'«Archiviolo» dell'Archivio Doria Landi Pamphilj in Roma, Roma 1972.