Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 8 gennaio 1586

Med. 5092, n° 108 (cc. 284r-287r), firma autografa

//c. 284r//

Disegnando d’andarmene domani un poco a spasso per quattro giorni, ho voluto fare queste poche righe a Vostra Altezza, scaricando quel che harei scritto con l’ordinario, se fussi restato qui et che giudico bene le sia a notitia. Saprà dunque che quattro furono li cardinali che nella promotione attraversorono Pavia [1], che di due Farnese [2] et Sforza [3] non me ne maraviglio per li privati interessi delle famiglie, ma sì bene di Savello [4] et di Caraffa [5], et di quello tanto più, quanto egli professa più amorevoleza, et anco dependenza con casa nostra, che quest’altro, nel quale io mi sono  bene ingannato qualche volta, ma più che per altro per le parole del cardinale nostro di Firenze [6], che lo stimava tutto nostro, la cui opinione mi faceva crederlo in qualche sua demostratione, et nella relatione d’alcuno. Egli si allargò pure nelle medesime considerationi di Farnese, et di sangue sparso fra loro etc. tanto che il papa gli si voltò dicendo, che il sangue in casa Rossi era passivo, et gli domandò se quando Pio V volse fare lui cardinale, gli saria piaciuto, che altri lo avesse dissuaso con ponere innanzi, che Borromeo [7] et Altemps [8] pur erano cardinali grandi et di seguito, et che Pio IV haveva  fatti morire li Caraffi [9], et gli par che havesse quel papa dovuto ritirarsi per questo. A che Caraffa si acchetò, et il papa, (a che peraltro suol chiamarlo arrogante, li disse, che manco toccava a lui entrare in questo. L’historia pare che possa dirsi autentica, poiché così l’ha Sua Santità raccontata a Pavia, il quale così //c. 284v// me l’ha referta, et è bene havere scoperto questo anco di Savello, che non solo pensi a fare per Farnese, et per sé, ma a guastare noi, il che in altra occasione potrà renderci più resoluti in qual parte parerà a Vostra Altezza. Aragona [10], che potria talvolta parlare manco, si ha lassato uscire di bocca con alcuni prelati, che sono dodici cardinali accordati a reprimere l’insolenza d’Este [11] et mia, quasi che diamo noia ad alcuno, o vogliamo rimestare cosa alcuna, nonché il tutto, ma l’invidia fa questi pensieri, et il vedere che non siamo insolenti, et l’amorevoleza del papa usiamo in modo da durarci, et che stando noi insieme non possono tirare cosa che voglino. Io fin’hora, se voglio lassare fuore San Sisto [12] et certi simili di dozina, et poco atti, non trovo tutto il numero suddetto ma otto soli, o nove, cioè oltra li suddetti quattro, Gambara [13], Aragona, che vanno uniti, Facchinetto [14], Alessandrino [15] et Sans [16], et se sono tanti ci sarà qualche cosa di coperto che bene si andarà scoprendo, ma faremo vista di non sentire, finché si ingolfino bene, et faccino il sacco, sì che harà forma di conventicola, et pratica di pontificato, che ci servirà a farli dare di buone sbarbazate, come intanto l’harà Sans, al quale il papa levarà la congregatione per darla a Gesualdo [17], come l’ho supplicato, per fare che se ne torni dalla legatione con honore in effetto, come sarà in tutte le apparenze, non potendovi più stare veramente per l’aria et per altro. Questa era d’Alessandrino, et è quella che lo roppe co’l cardinale Albano [18], et che //c. 285r// egli lassò nel pigliare de negotii di Palazo, da quali si va allargando interamente hora che Montalto[19] ha il breve di supplire a tutto in defetto suo. Et questo della congregatione passa fra il papa et me solo, ond’è bene tacerlo finché Gesualdo qua ne sia al possesso. Alessandrino m’ha chiesto Formello per suo diporto, et ha sollecitato sentendo che altri vi disegnavano, et io gliel’ho dato cortesissimamente, come anco ho dato l’Anguillara a Madruccio [20], che pur con instanza me n’ha richiesto, et l’ho fatto volentieri, perché saranno utili alla casa et a quelli vassalli. Questi Franzesi destramente trattando hanno ridotto le cose a segno che il papa si contenta che l’ambasciatore licentiato torni [21], pigliando per temperamento, che non venga a dare obedienza, ma semplicemente torni, et vada a chiedere perdono a Sua Santità, la quale poi lo admetterà al negotio. In tal modo come penitente se ne verrà privatamente, et senza publica dimostratione di quelli incontri et cerimonie, che se li fariano, se venisse a dare l’obedienza, et si salvarà il papa, et il Re anco harà l’intento suo di rimandar il medesimo, et è benissimo fatto che si sani questa piaga dopo tante scappate di bolle, et d’altro fatto qua. Et Sua Santità n’ha piacere, la quale malvolentieri vedeva insalvatichirsi tanto quel Regno, che ha pur giudicato dovere quanto può, trattenere  a contrapeso altrui, et non è tanto ristretta la sua autorità, et di questa  sede, che non sia per trovare anco forma alle cose del re di Navarra [22], se pur si farà //c. 285v// qualche accordo in Francia. Questo non è noto alli Spagnoli per ancora et facilmente gli sarà celato, fin che l’ambasciatore non sia qua vicino, et se bene è stabilito, né può ritrattarsi, pur potrà usarne Vostra Altezza quel riserbo, che le parerà a proposito, non dico per Spagna, dove sarà bene scriverlo avanti a Olivares[23], ma qua dove egli possa saperlo in tempo da scriverlo prima.
Farnese con un cardinale suo confidente, che me l’ha ridetto, ha detto che fra pochi giorni vuol porre in habito clericale Odoardo [24], per la intentione che ha di ottenere la risegna di alcune almeno delle sue badie. Se comincia con una, harà poi anco le altre, et io stimarei di differirglielo più che si può, perché egli non sta bene, né pare che possa vivere molto, et se mancasse avanti alla renuntia, si divideriano, et Odoardo, se pur fusse cardinale, saria povero, et faria debole contrapeso ad altri, et non gran rilevo a loro come faria ricco con esse. L’ho detto a Cesi [25], acciò che faccia offitio, et se a Vostra Altezza con sua lettera, o in altro modo paresse di farne motto col papa, lo stimarei bene, et se Sua Santità che può haver la mira per li suoi su tante peze, ha bene pretesto di negarglielo, poiché egli è putto, né per anni ancora è capace di benefitii claustrali, come sono li suoi tutti.
Non lassarò ancora io di fare la mia parte. Et havendo Gregorio [26] date tante badie a questi collegii gesuiti, può Sua Santità non vedere, onde provedere Montalto //c. 286r// povero, se passa questa occasione. A Madama [27] s’è scoperto un cancaro nella natura, col quale non par che potrà durare oltra la prossima quadragesima. Nel possesso di queste cose ho già la Regina [28] per accordo fra loro circa li possessi, di maniera che non accaderà di segnare nella preventione, come già facevamo, et è bene che Vostra Altezza lo sappia. Maravigliavasi meco il Governatore [29] et il cavaliere Cospo [30] che havendo Malta et Genova havuto la portione loro de forzati non instassero li ministri di Vostra Altezza per la sua in questi che ci sono, a quali richiesti con instanza da Genovesi sotto pretesto di nuove galere stava dubia Sua Santità sì che haria piegato facilmente a loro, se altri non si movesse. N’ho fatto avvertito il Gerino [31] che soleva havere questa cura et dovranno provedervi o egli, o l’ambasciatore.
Nel particolare della Ruota dicemi l’ambasciatore predetto havere supplicato per un breve, et non havere resolutione, Io che volentieri levarei questa occasione presente a Veneziani per il poco rispetto che ci portono in tutte le cose, et so che hanno difficultà nelli suggetti, ho supplicato Sua Santità a darla a gusto di Vostra Altezza per conservare quelli stati nel suo possesso antichissimo di havere sempre in Ruota //c. 286v// uno, et talhora due auditori, et questo ultimamente vacato, che quasi successivamente è stato in vassalli di Vostra Altezza. Risposemi il papa che a fare il breve andaria ritenuta, perché conducendolo a Vostra Altezza, lo vorrà Savoia, et altri, et saria di molta confusione, come è pur troppo vero, et che perciò li piaceria più vedere sussistente questa consuetudine, et quasi possessione per noi, sì che potesse muoversi con essa; et havendo voluto che se ne tratti con Aldobrandino, gl’ho dato una nota di auditori fiorentini et sanesi, di che ci è memoria, et egli aiutarà. Se Sua Santità si risolverà in questo, vedrò che si ponga clausola nel breve, che serva a confirmare l’uso, et darli forza per altre occasioni, che saria col dire, che Sua Santità inherendo all’antica consuetudineb concede. Etc. Vostra Altezza vedrà per l’incluso memoriale un caso successo costà intorno alla città, che come di cosa rara in quelli luoghi, so che le dispiacerà, se bene pur altri se ne sentino hora, mentre tutto il resto fin qua è sicurissimo et netto. Io la prego di favorire questo gentilhomo, con ordinare alcune diligenze, di quelle che si usano in questi casi, che le ne harò obligo, per relevatione del suo, o per ovviare agl’altri.
Ho dato ordine a Giovan Battista Capponi, che sia co’l Depositario [32] di Vostra Altezza //c. 287r// per trovare et mandarmi qua un compotista buono et pratico per servitio del signor Virginio [33], che piaccia a lei ancora. Però sarà contenta darne ordine >…<c conforme, perché questo è il più importante offitio che vi sia, et io vi voglio homo di costà, et approvato da lei, che meglio di me li conosce. Et per fine le bacio la mano.
Di Roma li viij di gennaro M.D.LXXXVI.


7. Carlo Borromeo.
9. Il cardinale Carlo Carafa e il duca di Paliano Giovanni.
10. Il cardinale Innico d’Ávalos d’Aragona.
16. Nicolas de Pellevé, arcivescovo di Sens.
22. Enrico di Borbone.
28. Caterina de’ Medici, in lite giudiziaria con Margherita d’Austria circa l’eredità di Ippolito de’ Medici.
29. Il governatore di Roma Mariano Pierbenedetti.
30. Angelo Cospi, cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano.
32. Napoleone Cambi.
33. Cfr. la lettera n° 25, nota 8.
a Apre una parentesi che poi non chiude.
b Così sottolineato nel testo.
c Tra “ordine” e “conforme” vi è una parola è macchiata d’inchiostro probabilmente per cancellarla, forse oportuno.