Invettiva contro i maldicenti

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Transcriptione by Sergio Monferrini

A che tanto v'affaticate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Vi sarà che per ispano
Tirra a un can una sassata
E la bestia adolorata
Morderà folle quel sasso
Noi con far tanto fracasso
Ingiuriando questo, e quello
Come un can senza cervello
Sol le pietre morsicate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Far credete un grand acquisto
Con dir ecco infra i ladroni
Azzolino, et Ottobone
Morto è il papa con un Christo
Ma se un bonom e l'altro tristo
Furon quei del redentore
Quale è il reo qual è migliore
Ubi tra questi guidicate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Grida ogn'hora un stuolo intiero
Che con rozza villania
In palazzo, e in dataria
A niun dato han questi un zero
Se ne mente non è vero
Ripulita han la lor gente
Ch'a contarla solamente
Vi vorrebbe due giornate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

In non posso senz'affanno
Udir mal di Jacomuccio
Mansueto come un ciuccio
Non ….. oltraggio o danno
Se gli haveva meno qulche anno
Per dar gusto al Marcheggiano
Al senese, al venetiano
Sin le braghe haveria calate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Si cndanni al s.o Offitio
Chi rampogna fra Vincenzo
Questi certo è qualche
Che gir vuole in precipitio
Egli in Candia con giuditio
Solo attese a crapulare
Per poter via più assaltare
Con vigor l'ostili armate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Se ben muso ha di scimiotto
Nondimeno è bono, e brutto
Sa Beroldo a mente tutto
Elloquente arguto, e dotto
Per udirlo in un ridotto
Proferirli un sol concetto
Le filippiche abbrugiate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

O si alcun con lingua impura
Mormorare di d. Felice
Di saper sole, e fenice
Supor d'arte, e di natura
L'erudita sua natura
Che doversi l'eccelenza
Prova a chierici d'essentia
Pria legete, e poi parlate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Ei però, che riputato
Non vuol esser un ff
Per sfugir ogni pericolo
Rinuntiò già il chiericato
Et havendo ognu stoppato
Con la coppia diletta
Sta a cantar la girometta
Il s.r quondam abbate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Io per me non stimo un frallo
Chi schiamazza tutto rabbia
Per chi si pres s'habbia
Qualche lecito trastullo
Chi le cene di Lucullo
De Calligoli i piaceri
Le delitie de Tiberi
Con sua gloria ha rinovate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Con la spada le diffese
Io de Noni prender voglio
Ch'ei non è pieno d'orgoglio
Né un superbo o un discortese
Egli (h)a ognun ghigna cortese
Et io tengo per certissimo
Che sia stato affabilissimo
Da i primi anni di sua etade

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Né vi paia un sacrileggio
Se col duca di Paganico
Egli alquanto uscì dal manico
Ma fu quello un fatto egregio
Quest in somma è il privileggio
D'esser grande e cardinale
Siasi un buffalo, o un stivale
Van le porpore inclinate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Strano forse parerà
Che illustrissimo A.C. met.
Sia un Aquin che manco un et
Per miracolo non sa
Ma se pio si vedrà
La sua cara Dorothea
Maneggiar l'armi d'Astrea
O che gusto, o che risate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Soglion certi invidiosi
Momi critici ribaldi
Le fortune del Gastaldi
Maledir presentuosi
Dormon gli Arghi sonnaciosi
Ma i Ciclopi vigilanti
D'addormir non son bastanti
De Mercurii le cantate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Se Vannino a Catalone
Risegnato ha la prebenda
Più lodevole facenda
Non poteva far un Salamone
In sì rigida staggione
Di geller egli trova
Ch'in S. Pietro ei non vada
Le portiere ivi attacate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Che il frattel da furor tratto
Dando l'animo al demonio
Trangogiante l'antimonio
Fu d'amor lieve misfatto
Ne chiamarsi può già matto
Se venduto ha il benefitio
Che con nobil artifitio
Mille doppie ei ne ha cavate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Io vo romper il mortaccio
A chi tanti vituperij
Tant'infamie, et improperij
Dice a Strada poveracci
S'egli è un furbo o un ladro avaro
Se figlio d'un corronaro
D'uno sbiro, over d'un frate
Non mi dà minimo impaccio

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Espertissimo architetto
Fabricato ha in un momento
E soffitto, e e pavimente
E bottega, e casa, e tetto
A S. Pietro benedetto
Spinto sol da un santo zelo
Ei le chiavi havea rubbate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Vada a starsene in bordello
Tal un barbaro inhumano
Che compagno in Vaticano
Sdegni Lenci l'orfanello
Pria con musico drappello
Stava Antiffone intornando
Tra i cannonini, hor cantando
Sue grandezze gli ha abbassate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

E de miseri scarlatti
Quante dir ne voglion mai
Razza son de bottegari
Han le granfie come i gatti
Han saputo eglino infatti
Sgraffignar molti baiocchi
Ma s'apprite ben gl'occhi
Le misure altri han colmate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Di parlarsi per invidia
Male lingue, è vostra usanza
E grattandovi la panza
Vi distrugge la recidia
Sol per dar bando all'accidia
D'ogni mal madre e consorte
Quei sul banco della corte
Le lor merci ha trafficate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Se Maneri pettoruto
Vanta stirpe da i Neroni
Se l'irato Belincioni
Come l'onto l'ha battuto
Egli in Caolo Torzuto
Pretendendo ha tanta foia
A voi dar non deggio noia
Sue disgratie, o sue sfiondate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Agostini tardo, e lento
Solenissima bugia
Per spedir una badia
Tramontava come un vento
Di nomarlo hanno ardimento
Doppio finto, e cor di volpe
Ma chi mai scarco di colpe
Esser può tutta bontade

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Non vi stardita sul libro
E chiamandolo un sommaro
Lo gioccate a paro, e sparo
Trafforandolo come un cribio
Ma se il giusto, e il retto libro
Longhe orecchie questo havendo
Uditore più stupnedo
Ritrovar non potevate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Sei dannato nell'inferno
Tu che in Fani agucci i denti
Che a raggione plus offerenti
Dispensava ogni governo
Ci volea s'io ben discerno
Con ciò farsi a tutti caro
Et il miel dopo l'amaro
Par più dolce alle brigate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Hor andatane al diavolo
Ch'io non vo più dar udienza
Alla vostra maldicenza
Mala pasqua habbia vostr'Aulo
Se venisse giù S. Paolo
Dal più orbe celeste
Contro lui pur scrivereste
Vostre sattire arabiate

A che tanto v'affanate
In dir mal delle persone
Son vendete da
Queste nostre pasquinate

Appendice

Ed'ancor non v'a..ttate
Sete proprio incoregibili
Più che mai s'odono i sibili
Delle vostre Pasquinate

Su lo stomaco sta
Barberino, e havete il torto
Che se ben cervello a storto
È poi tutta carità

Ridicozzo ben lo sa
Miserabil chiericotto
Che di lui fatto è di botto
Conclavista, e fido Aiate
Et ancor non vi accettate

Non vi è mai stato conclave
Che non habbiano a Ginetto
Rinfacciato che col ghetto
Troppo stretta pratica have
Di quel alme a Pluto schiave
Perché un giorno si ravedino
E il Giesù pronti le credino
Mosso l'haverà pietate

Et ancor
Voi non niego dit'il vero
Che a mangiar solo, et a bevere
O in uno prato, o in riva al Tevere
Gabriel fisso ha il pensiero
Come merda di sparviero
Sei non puzza, e non odora
D'eh lasciatelo in bon hora
Viver lieto, e non turbato

Et ancor
Han levata una tal ciarla
Ch'è impazzito Elci infelice
A sua corte benedice
E per noi risponde, e parla
Quant'in Roma ohimè si ciarla
Siasi il vero o siasi il falso
D'incurabile humor salso
Le lor lingue hanno amorbate

Et ancor
A Vidon cara è la robba
D'esser papa ei tien per saldo
Fa però a S. Romoaldo
Transportar la guardarobba
Porta nas… la gobba
Non son questi atti inprudenti
Ch'ei sa ben quanto le genti
A robbar siano inclinate

Et ancor
Parlar qui con qualche lode
Di Bonviso è ormai l'ellegono
Nel nipote poi preveggono
Crudeltà superbia e frode
O qualche corno a voi vi rode

Razza infame, e temeraria
E gracchiando così in aria
Nulla il fatto essaminate

Ed ancor
Borsa poi persona dotta
Non sarebbe un degno papa
Seben par giusto una rapa
Foderata di ricotta
Grato ad ogn'un sarebbe infrotta
Sino al cuoco a S. Bernardo
Cardinali vari di lardo
Si vedran per la citade

Ed ancor
Se Bonelli, e       , e Musto (?)
Affettando il collo torto
Sembra a ogn'un che mezzo morto
Spini l'anima ben presto
O questo è segno manifesto
Ch'al maestro egli obedisce
Poiché ad unguem esseguisce
Da Imperial l'arti insegnate

Ed ancor
Seben Celsi ha gran dottrina
E pensier nudre eminente
Cicalando va la gente
Ch'è un lascivo una mozzina
Ah canaglia beretina
S'ei si sta con trine, e faide
O qui non siam nella Tebaide
Nelle selve desolate

Ed ancor
Questa è a posta inimicitia
Voler dire che del triregno
Ottobon non sia degno
Che sia pien di nequitia
Grand'è pur vostra malitia
In udirlo nume in terra
Sin l'Olanda, e l'Inghilterra
Ne sarian liete, e beate

Ed ancor
Trppo in fin troppo presume
Vostra lingua arcinsolente
Deh su gli occhi della mente
Di raggion ritorni il lume
Se de prencipi, e lor costume
Di parlar vi vien ..io
Imitate l'humor mio
O tacete, o li lodate

Ed ancor