Siege of Modone, 3 August 1685

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Transcription by Roberto Fiorentini

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Seguì à dì 13 di Maggio dell'85 la partenza della squadra delle cinque galere di Nostro Signore con una barca carica de' viveri dal suo porto di Civitavecchia, e nelle vicine Isole di Napoli, come anche nell'istessa Città si fecero molte provisioni di ciò che potea bisognare, e la sera de'i 27 si giunse in Messina, et alli 31 si ingionsero sopra il Capospartimento con la squadra dell'8 galere di Malta, che conduceva seco un Vascello si proseguì l'istesso giorno à costeggiar la Calabria, e doppo essersi fermati due giorni in Gallipoli, à dì 6 di Giugno si veleggiò per Levante, et il giorno Signore si die fondo nell'Isola di Paxò, di dove la mattina della Domenica di Pentecoste si andò alli Molini di Corfù à far proviste d'acqua, et inteso essersi di già l'Eccellentissimo Signore Capitano Generale avanzato con tutta l'Armata verso Santa Maura si fece nova partenza e gionti in quell'acqua si seppe essersi inoltrata al porto di Dragomestre, per ove preso il nostro camino, vi giungemmo felicemente il giorno 13 et alla nostra Comparsa si mosse tutta l'Armata per farci l'incontro, e seguiti da una parte e l'altra li reciprochi saluti, si ritornò unitamente in quel Porto: alle ripe del quale si stette per 7 giorni à dar revista à tutte le truppe da sbarco, quali compresi gl'Ausiliarij e 2 mila e 500 homini d'Annover si ritrovorno ascender ad 8 mila homini in circa tutta gente scelta, e ben disciplinata.

Spedita questa Funtione à 21 detto sarpò tutta l'Armata in numero di 37 galere, 5 galeazze, 18 Vascelli e 12 galeotte; E traversato con prospero vento il golfo di Lepanto, costeggiata parte della Morea, à di 22 si giunse à dar fondo nell'Isola della Sapienza, da dove subbito il Signore Capitano Generale Morosini inviò galeotte con gente esperta à riconoscer la piazza di Modone, disgionta da quell'Isola da un Canale d'un miglio, e mezzo di Larghezza, e situata nella terra ferma della Morea: E dopo fatta ogni più esatta dil.a riportorno essere la Città per largo spatio d'intorno circondata da nuda Rocca, ch'haverebbe impossibilitato alle Truppe il potersi coprire, e di formare gl'aprocci il luogo dello sbarco molto distante dalla Fortezza et il camino in commodo, e per ciò facile il poter esser dalla Cavalleria nemica impedita la communicatione dell'Armata di terra con quella di Mare, quasi impossibile lo sbarco dell'artiglieria à causa de' bassi fondi, che circondava tutta quella spiaggia, e della marea che di continuo in questa stagione la batteva. Essaminato dal Signor Capitano Generale tutte queste difficoltà, e ritrovatele sufficienti per render vano ogni suo tentativo da quella parte, lo fecero risolvere di trasferir li suoi attacchi sotto la piazza di Corone, distante sol 18 miglia dalla predetta e di maggior consequenza per la fertilità del Paese, e per la vicinanza de' Popoli di «Braccio di Maina», quali promettevano alla caduta di questa di scacciar totalmente li Turchi dalla loro Provincia.

Inviò per tanto la notte de 25 espertissime persone ad essaminar li siti, e fortificationi: nel qual mentre s'avvicinò con tutta l'Armata à poche miglia di distanza furono queste sulla mezza notte di ritorno con rapporto di essersi già li Turchi con molti Greci, et Hebrei rinchiusi nella Piazza, e per ciò restar libera la campagna, esser le marina commode per lo sbarco fuori del tiro del Cannone, la communicatione delle due Armate facile, e sicura: porgendolla il Capo, dove è situata la Città buon ricetto in due parti, e per questo da alcuni Greci veniva riferito, mal provista de munitioni da bocca, e da guerra, mà ben si con nostro di mille, e più Persone da combattere. Ricevuti tali avvisi, s'avvicinò tutta l'Armata à quella spiaggia,

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et allo spuntar del giorno fù ordinato lo sbarco delle Truppe, che senz'alcun disturbo si terminò in 5 hore, quali dopo essersi poste in battaglia in una spatiosa Campagna, presero la lor marchia verso la Piazza; scorsero avanti gl'Albanesi ad assicurarsi de' passi, e dopo haver rispinta una sortita di circa 100 Turchi, si impadronirno de'i Borghi.

Si proseguiva fra tanto la Marchia delle Truppe formandosi dalle Pontificie, e Maltesi la Vanguardia dall'Italiane, fiorentine, et Oltramontane il Corpo di battaglia, e da quelli di Bransvick la Retroguardia; in questo ordine si portorno à circondare la fortezza, et à formarne l'assedio. E' Corone una delle principali Città della Morea, situata nel golfo, che trae il suo nome dalla medema Piazza, ò come altri di Calamatta detto dagl'Antichi Seno Messiniaco; viene da tre parti bagnata dal Mare, e da Ponente, da Mezzogiorno, e da Levante. La sua forma è un Quadrato inregolare, circondata da fortissime muraglia, e Torrioni all'antica, e fabbricata in sito molto rilevato, sopra Bocca viva, un Vallone le forma un spatioso fosso, e la disgionge dalla terra ferma; tiene verso Greco Levante un Borgo vastissimo, popolato da Greci, et Hebrei: domina una spatiosissima Campagna ed amenissimi giardini, e ricoperta da foltissime selvi d'olice, quali per l'abbondanza dell'oglio, che producono, le attirano un traffico considerabile. Si accamporno dunque le truppe di Bransvick un miglio distante dalla Città, e formorno la circonvallatione del Campo in trinciere, e ridotti ben intesi per ostar à qualsisia tentativo, ch'havessero potuto fare li Nemici di fuori per soccorrer la Piazza, ò per divertirne in altro modo l'acquisto. Le truppe Pontificie, e Maltesi presero il lor' loggiamento alla dritta in 200 pasti in circa di distanza dalla Fortezza verso Ponente, e l'Italiane, Oltramontani, et Albanesi hebbero per lor posto lo spatiosissimo Borgo.

Principitorno le Pontificie, e Maltesi unite con quelle di Brunsvick una linea d'approcci dalle lor parti, e l'istesso si fece dalle militie aqquartierate nel Borgo da quella banda @ dì 28 le bombe fulminorno la Piazza: et @ dì 30 fù formata una batteria di 4 pelli di cannoni, che diede principio à rovinar le difese: et @ dì 2 di Luglio intrapresi di fare una breccia dalla parte dell'ottavo de Pontificij, e Maltesi, quali incontravano molta difficoltà nel lavoro delle loro trinciere per molte rocche vive che l'attraversavano: onde per tal contrarietà erano in molti Luoghi infilate dalla Moschettaria nemica, ch'uccise, e ferì molti soldati, e fra questi il Conte San Vitale Parmegiano, Cavaliero di Malta, ucciso di moschettata in testa: l'havere i Turchi cominciato à scarseggiare i loro tiri di Cannone ci mise in speranza, che potessero ben presto mancar di monitione; Intanto gl'Italiani, et Albanesi si son pure dalla loro parte accostati molto alla Piazza, mà la lor opera si stima quasi inutile essendo impossibile il poter adattare batteria, che possa da quella parte formar

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breccia, per mancanza di terreno @ dì 2 fuggirno dalla Piazza trè Donne schiave che riferirno esservi scarsezza di veveri, e di palle tanto di moschetto, quanto di cannone; il che vien comprobato dal servirsi l'Inimico per la sua artegliaria di palle di pietra, e pezze di bombe, come pure framischiare la moschetteria ed tiri di frezze, e balestre. Gl'Albanesi hanno attaccato i loro aprocci vicino alle mura, e gl'uni, e gl'altri sperorno la notte de'i 3 di attaccare il Minatore alla Piazza: anzi verso il mezzo giorno si avvanzorno arditamente gl'Albanesi per attaccar il Minatore, et alloggiarsi alla porta della piazza, animati à questo dalla presenza del Principe Filippo di Savoia, Volontario in Armata e dal Mob. Segretaro Lorenzo Venier, Proveditor di terra, che combattevano alla lor testa; fecero questi gl'ultimi sforzi del lor valore, mà all'incontro gl'Inimici opposero altretanta ostinatione nel difendersi: Onde fù forza dopo due hore di sanguinoso contrasto il ritirarsi con perdita, e ferite di molti nostri. Fra tanto scorrevano la Campagna diverse truppe de Turchi, che fecero credere fosse vicino qualche corpo considerabile de' Nemici per il soccorso della Piazza: Onde furono inviate varie partite de Nostri per farne la scoperta, quali ritrovorno dietro un Colle accampato un grosso di 1000, e 500 Turchi, consistenti in 700 Cavalli, et 800 Fanti, che sloggiorno l'istessa sera, e si sbandorno in diverse partite col non haver apportato alli nostri altro danno, che di haver fatto schiavi dieci huomini delle galere, che sparsi in busca di qualche bottino vagavano per la Campagna. @ alli 4 e 5 le trinciere s'avvanzorno egualmente, et alli 6 gl'Albanesi giunsero ad alloggiarsi al piede della muraglia, ove diedero principio allo scavo d'una crina; Non così seguì dalla parte delli Pontificij, Maltesi, e Tedeschi, nella quali furono vani tutti li sforzi fatti l'istesso nove, poi che si opposero con tanto vigore li Turchi, che dopo haver perso diversi Officiali fra quali il Signore Girolamo Alfani, Perugino, Capitano d'una Compagnia Pontificia, e 40 soldati tra morti, e feriti, convenne ritirarsi dall'impresa: e due Minatori, che s'erano attaccati alle mura non essendosi per la durezza del travaglio potuti coprire restorno uccisi. Fra tanto le bombe, et i cannoni battevano incessantemente la piazza, havendo resa inutile la maggior parte dell'artegliaria nemica, e formato qualche principio di breccia. @lli 7 gl'Albanesi proseguirno à perfettionare le loro mine; e gli Pontificij, Maltesi e Tedeschi non poterno finire una galleria per coprire i lor Minatori; E questo mentre i Turchi nelle vicine Campagne ritornorno à farsi vedere più ingrossati con varie bandiere, e scorrevano senza alcun timore per non haver li nostri Cavalleria da opporlisi anzi l'istesso giorno de' 7 giunse una delle lor partite di sotto le nostre Trinciere, ove seguì scaramuccia con morte di 10 Turchi, e 4 Cristiani: nell'estremità del Borgo fù piantata una nuova batteria per rovinare un Torrione

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che incommodava molto il lavoro degl'Albanesi, et Italiani, che proseguivano l'avanzamenti della loro mina con molto stento, per l'incontro della viva rocca. @ dì 8 dieci soldati fra Schiavoni, e Venetiani intrapresero col favor della notte di levare sotto la fortezza una Londra, e portatesi in una Felluca all'abbordo del bastimento credettero di farne à man salva l'acquisto: mà 10 Turchi, che vi erano appiattati dentro li diedero all'improviso à dosso, havendone uccisi 4, e 4 ne condussero schiavi nella fortezza, e solo due hebbero fortuna salvarsi à noto.

All'arrivo che fece il nostro Campo sotto la Piazza, tagliò un condotto, per il quale entrava l'acqua nella Città, con che restandone essa priva, venivano i nostri à goderne il commodo; mà li Turchi, che scorrevano la Campagna ne tagliorno li condotti, con che se ne provò qualche disaggio, bisognando per provedersene andare in altri luogo distante, e scommodo, con pericolo. @ dì 9 fugì dal Campo de Turchi un Greco rinegato, quale venuto alla galera Reale riferì essere gli nemici alloggiati 2 miglia distante dal campo nostro in numero di 1000, e 200 commandanti da Ali Bassà della Morea, e 1000 altri se ne attendevano condotti da Mustafà, Bassà di Romania, e benche non fusse molto considerabile il nostro di questi nemici, fù però stimato bene star con vigilezza li nostri, quali per esser divisi alla difesa d'una vasta circonvallatione non erano fuori di rischio di esser in qualche parte forzati, essendo anche molto sminuita la gente per le malattie, e morti. La notte de i 10 i Maltesi avanzorno gl'approcci à segno, che con il favore d'una galleria di 20 passi in circa attaccorno il Minatore, che ritrovò l'istesso intoppo della Rocca, come dalla parte de gl'Albanesi. In questo mentre varie squadre di galere si portorno dall'una, e l'altra parte della Piazza à cannoneggiarla, il che anco seguitavano incessantemente di fare le batterie di terra: mà in cambio, che con tali operationi si rendessero gl'Archiati più infiacchiti, parve che dupplicassero la difesa, e multiplicorno à segno tale li tiri, che han fatto credere essere stato vano l'avviso che scarseggiassero di munitioni da guerra. La giornata degl'11 non partorì cosa alcuna di nuovo, mà si seguitorno solo le solite operationi.  @ dì 12 verso mezzogiorno s'accostò un grosso di 500 turchi in circa alle nostre linee, e vi diedero varij attacchi, che con vigore furono respinti con danno considerabile de' nemici, che lasciorno sul suolo da 10 morti, fra quali uno de principali Capi, oltra molti altri, ch'asportorno, e quantità de' feriti, e perche in questo mentre si erano anco avvanzati i loro lavoratori, vistosi da questi il vantaggio de' nostri, presero vergognosa fuga, lasciando quantità di Zappe, e di pale: tutta questa futtione non ci è costata che la perdita di un solo Schiavone, restato estinto, e di un Tenente, et 3 altri soldati Italiani feriti. Li Turchi con tutto ciò fortificorno molto bene il lor Campo, reso forte di sopra di 3 mila huomini in circa,

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con che tengono in continuo moto la nostra gente con varij tentativi, che tutti vengono respinti dalla vigilanza de Signori Generali. @ dì 13 ne replicorno uno per trè volte con forze maggiori dell'antecedenti, ma vi ritrovorno parimente maggior la resistenza, onde perderono sopra 50 Persona, à 13 de' quali furon fatte le teste, che si piantorno avanti la piazza, otto soli de' nostri perderno in tal conflitto la vita; procurorno parimente nell'istesso giorno 50 cavalli nemici di sorprendere alla marina la gente, che faceva l'acqua per l'Armata, mà dati in un imboscata fattagli fare dal Signor Capitano Generale, ricevettero una buona scarica di moschettate, et uno leggiermente ferito fù condotto schiavo sopra la galera Reale: gl'Albanesi conosciuta infruttuosa l'opera della loro mina per la durezza della rocca, ne abandonorono il lavoro: ma li Maltesi dal canto loro superate l'accennate difficoltà, ne proseguirono il travaglio, ritrovando terreno fertile à moversi. @ dì 13 li Schiavoni, et Albanesi lasciorno il lor attacco del Borgo, e riportorno alla difesa delle linee, e d'un ridotto, situato nell'Eminenza d'una collina, che ricoprendo assai bene le nostre linee di Circonvallatione in commoda infinitamente li Nemici del Campo; l'attacco del Borgo fù consegnato alle Truppe di Fiorenza, che ripigliato il lavoro della mina, l'avvanzorno considerabilmente @ dì 14 giunse un grosso rinforzo al Campo Turchesco di Cavalleria, et infanteria, commandato da Cali Bassà, quale condusse seco 4 pezzi d'artegliaria. @ dì 15 il General di S. Polo uscì dalle linee con alcuni battaglioni, e fatta la chiamata alli nemici, questi non volsero uscire à combattere, mà attesero à fortificarsi ne' loro posti, che vengono da ì nostri non poco tormentati con due batterie, situate in alcune Colline. Da un Turcho, che fù fatto schiavo si seppe essere li Nemici poco più di 3 mila homini, il che venne anco confermato dal rapporto di diversi Greci. @ dì 16 cominciorno i Turchi dal loro campo à tormentar le nostre linee con li 4 pezzi d'artegliaria, che non poco ci dannificorno; anzi avvanzorno li Nemici verso la nostra Circonvallatione ove era il Quartiere, commandato dal Sargente di battaglia Cavaliero Alzenaco alcuni loro approcci. In questo mentre il Generale Comandator Latur per veder la continenza de' Nemici uscì con un grosso de' Maltesi, e Schiavoni, mà quelli non si mossero pertanto dà loro ripari; l'avvanzamento che fecero i Turchi de' loro travagli pose in qualche apprensione i Commandanti Cristiani, onde dopo lunga consulta fù presa risolutione restringere le nostre linee, con fare nova Circonvallatione il che fù subbito esseguito, non essendosi però abbandonate le vecchie, la sera vers'il tardi fecero i Turchi una sortita sopra i Maltesi, che lavoravano alla mina, con la quale distrussero parte della galleria, e ferirno da 10 soldati, et un Ingegniero, fù però subbito da nostri riparato il danno, e ripreso il travaglio. @ dì 17 fù battuta la piazza con incessanti tiri dalle due batte=

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rie col gettito di molte bombe. Su la sera fù dato da i Turchi della piazza un falzo all'armi, che supposto da nostri fusse nova sortita, usciti da ripari per respingerla, vennero bersagliati dalle mura, con morte d'un Capitano di Brunsvick, d'un Sargente de' Granatieri di Malta, e finita di 8 altre Persone. La notte gettorno i Turchi molti fuochi artificiati, da quali vennero arse le fascine, che sopivano la galleria il che diede non poco disturbo al proseguimento della mina. @ dì 19 gl'inimici fecero nuovi sforzi per ardere con fuochi artificiati la galleria mà resi vani dalla difesa de' nostri, quali furono bensì danneggiati @ dì 22 una delle nostre bombe caduta nell'istessa galleria ferì varie Persone e danneggiò tutta l'opera. @ dì 23 le mine si ritrovorno in stato di perfettione e cariche, Onde fù determinato nel Consiglio di guerra di far giocare il giorno seguente quella dalla parte dell'attacco de Pontificij, e Maltesi, e facendo buon effetto dar l'assalto alla Piazza; nell'istesso giorno giunsero in Armata 4 galere, et una Galeazza, che condussero 300 Dragoni del regimento del Marchese di Corbon. Il dì 24 all'alba si credè potesse voler la mina, mà non fù in stato perfetto se non doppo mezzo giorno, alla qual'hora volse il Signore Capitano Generale che vi si mettesse fuoco, nel qual tempo il Signore Generale Commandator Latur destinato à dirigere l'assalto scese con 800 homini da gl'alloggiamenti e si pose in battaglia, in fronte della breccia. Volò la Mina, mà con poco effetto non havendo nelle sue rovine lasciato adito capace da potere arrisicare un assalto, poiche essendo li fornelli avvanzati troppo dentro la piazza, fecero volare le Case di essa, mà le mura non ricevettero sé non una scossa, che à pena cagionò qualche spaccatura restorno perciò li nostri sospesi, egl'Assediati guarnirno subbito le mura di bandiere, e di gente che fece vedere una bene costante risolutione di difender la lor Patria sin'all'ultimo Spirito: In questo mentre il Campo nemico havuto dagl'Assediati il segnale, e supposto che li nostri fussero impiegati à dar l'assalto, corse ad attaccare la nostra circonvallatione e fatto il più rigoroso sforzo contro il ridosso della Collina, con sommo valore ne scacciò li Schiavoni, che erano alla diffesa dell'opera esteriore, e si gettò dentro l'istesso ridotto, presidiato da 60 soldati Veneti, quali furono tagliati à pezzi. Di si infelice successo il General Santo Polo ne' spedì l'avviso al Generale Commandator Latur, che rispose sarebbe venuto subbito à ricuperarlo: in essecutione di che animati li suoi Cavalieri acorse con somma velocità al bisogno, e visto essersi di già più centinara de' Turchi impossessati de' nostri passi, seguito da soli Cavalieri si gettò con tal impeto fra di loro, che li mise in total disordine. Seguì però un fierissimo Combattimento nel quale dopo haver fatte prove miracolose, ricuperato il posto uccisi di propria

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mano molti Nemici, dà piu colpi di sciabola, e da una moschettata restò privo di vita. Tal perdita non isbigottì punto li Cavalieri, che continuorno la strage sopra i Turchi, che in compimento di Vittoria misero in vergognosa fuga, havendo lasciati sul campo da 400 morti, et un infinità de feriti de' nostri oltra il sopradetto General Latur, morirno il Cavaliero de Gevre Signore principalissimo francese e figliolo del Duga di detto cognome, et il frà servente Miscio Aiutante maggiore; restorno gravemente feriti li Cavalieri Gramon Aiutante di Campo, Gagliard, Capitano d'una Compagnia, Desone, Borgon, Lamotta, e Tondri; Il Tenente Generale Cavaliero Lubar hebbe pure una leggier ferita di sciabola in un braccio; de' soldati eccettuati quelli che restorno morti nel principio della difesa del ridotto, non vi furono, che pochi feriti, havendo i soli Cavalieri con valore indicibile ricuperato il perduto passo, e scacciati li nemici, con l'acquisto di 14 bandiere. Dopo tal fatto, per piu hore il battaglione di Malta stette alla difesa del ricuperato ridotto, e visto quieto il tutto, riconsegnatolo à Commandanti Veneti, si ritirò alle proprie tende nella sopradetta futtione sono morti da 60 Cristiani, e 30 feriti. La mattina de 25 fù data honorevole seppoltura al Generale Commandator Latur, et à gl'altri Cavalieri, et il Tenente Generale, e Cavaliero Labar assunse il commando delle truppe Pontificie, e Maltesi in luogo del morto.

Due rinegati usciti li 27 dalla piazza riferirono essere l'inimico ben risoluto alla difesa di essa, e benche le battaglie, bombe, e malatie havessero diminuito il numero de Difensori, che di mille erano ridotti à poco più di 400 animati questi dalla speranza d'esser soccorso dal vicino Campo Turchesco, attendevano à riparare la rovina della mina, e batteria per ribatter con vigore ogni assalto: essere ben provisti d'acqua, di monitioni da guerra e bocca. Parimente da altro Rinegato fugito dal campo inimico sappesi esser questi in gran costernatione per la rotta vittoria il dì 24 nella quale contorno di haver perso 600 de' migliori loro soldati: restò però la lor afflitione compensata dall'arrivo di 700 Turchi sbarcati dal Capitano «Basvi à Malvagia», ad inviare di soccorso al loro campo, nel quale data la morte di Calì Bassà della Morea seguita per accidente apoplettico, seguì anche quella del Comandante di Spai, nell'attacco de'i 24, pieno di molta consideratione per esser homo di sperimentato valore; sopratutte quste ermergenze seguirono varie consulte de' nostri Comandanti et essendosi conosciuto impossibile di poter dar l'attacco alla piazza mentre si haveva il nimico campo alle spalle, questi ad ogni impresa dei nostri non mancava di fare i suoi sforzi per «separar» le linee, come sarebbe seguito il dì 24 con perdita total de' Chripstiani, sé il Battaglione di Malta si fusse ritrovato all'attacco della piazza, che non si effettuò per il poco effetto della mina. Sopratutta questi riflessi determinorno di dovere con 4 mila homini attaccare l'inimico nelle proprie miniere, mà portata questa risolutione da Comandanti di terra al Capitano Generale, apertamente la contradisse, dichiarandosi non voler arrischiare il tutto; tanto più

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che nella Rassegna data nel dì 30 fù ritrovato esser ridotto il nostro Campo al numero di 5 mila e 700 homini, essendosi per le malatie, morti e feriti diminuito di 2 mila e 500 Persone e mentre si dibattevano queste risolutioni li Turchi con coraggioso sforzo di tutto il loro Campo diedero un fiero assalto su le 2 hora al già scritto ridotto, et aperta avvanzata sopra una collina fuori delle nostre linee un tiro di pistola tra il fortino di questa presidiato da 2 Compagnie Venete, e li ripari esteriori guarniti dalle Truppe Schiavoni, quali all'avvicinarsi dell'Inimico si diedero à vilissima fuga, mà subentrati in loro luogo li Pontificij, sotto il commando del loro Comandante Orselli, e del Conte MonteVecchi, fecero ferma resistenza alla furia de' Barbari, quali dopo havere inutilmente fatto ogni loro sforzo per superar quel posto, furono costretti à volta le spalle, et inseguiti coraggiosamente da i medemi sin dentro al 3° de loro ripari ne fù fatta copiosa strage, et havendone anche destrutta una batteria nemica, fin la quale erano giunti, se da un grosso di Cavalleria Turchesca, che vi accorse alla difesa non fussero stati obligati alla ritirata; eseguita però con buon ordine e sempre scarammiando, e riportando molte spoglie nemiche. In questa gloriosa attione furono secondati da un Battaglione di Brunsvick, commandato dal medemo Prencipe, che non uscì però da i ripari, e se fussero stati seguitati da altre truppe sarebbe questi seguita la total disfatta de turchi. Si perderono in questa fattione tra morti, e feriti da 50 de nostri: fra quali non si conta persona di rimbarco: mà la strage de' Nemici si conta à molte centinara. Il dì 31 giunse in Armata la tanto sospirata Balandra da gettar bombe nella piazza, e con essa una Marsiliana, che condusse altri 200 Dragoni della leva del Marchese della Rocca Carabon, che il sudetto giorno sbarco con 20 Gentil'homini Volontarij. Fino il dì 3 d'Agosto non è seguito altro di riguardevole, se non molte false all'armi: la Piazza intanto è stata fulminata con incessanti tiri di bombe, et Artegliaria, quali li han messa in total rovina: non sono però la breccia in stato di potersi montare avanzando la Rocca 20 palmi sopradetta terra La Balandra con il gettito delle bombe ed alla parte di Levante hà compito di distruggere quell'angolo della Città, che ne restasi ritratto. Costa questa Impresa à i Cristiani fin'ad'hora più di 2 mila Persone, fra quali molti Cavalieri, et Officiali di contro li Turchi della piazza haveranno perse mille persone d'ogni genere: quelli del campo Inimico altretanti, mà delli migliori soldati: per ristorare le sudette perdite si attendono in Armata 3 mila […], e da Brazzo di Maina quantità di quegli huomini, all'arrivo de' quali si potrà dare un attacco al Campo del nemico, e cacciarlo fuori de proprij alloggi; nel qual caso sarà infallibile la Caduta della Piazza, altrimenti ogni opera riuscirà infruttuosa, et il maggior incommodo restarà all'Armata Cristiana.

 

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Armata Veneta

Al dì 22 Giugno, doppo la resa di Alavarin Nuovo, dovendosi dar il nuovo attacco, marchio con ordine militare l'Esercito per terra, sotto il Comando del Prencipe Chinismarch Svezzese, con la condotta di 6 sagretti, e del Bagaglio sopra Cameli, e Cavalli, portandosi sul mezzo dì in assedio della Piazza detta Modone, in distanza d'8 migli dal detto, dove piantando i Padiglioni, s'avanzò di subbito nelli Borghi con pochissimo contrasto à tiro di moschetto; L'Armata di mare parimente spiegate le vele al vento, si portò la medema sera nel Canale dell'Isola della Sapienza al detto Assedio.

Al dì 23 detto gionser in Armata due Vascelli di Guerra grossi, cioè la Capitana di Genua con 300 huomini di sbarco, e l'altro Francese con 200 Cavalli. Essendosi avanzata una Palandra à tiro di Cannone sotto la Fortezza, li venne una Palla, la qual colpendo nell'arbore, uccise 2 persone: furno parimente disbarcati 4 mortari da bombe, e la sera diedesi principio à portar le fascine per la formatione delle trinciere.

A dì 25 detto furno aperte le linee, con la portatione delle fascine, il sbarco detto altri mortari, con gran quantità di bombe. Essendovi fuggiti 40 soldati di Nation Francese, fra i quali vi fù l'Alfiero con il Caporale, ed havendonsi portata la Bandiera, si trasferira nella Città di Nixi, dove unitisi con le truppe Turchesche, furno dal Seraschiero della Morea benignamente accolti.

A dì 26 detto dovendosi dar principio al vomito delle bombe, fù per ordine del Signor Generale di terra Chinismarch arborata Bandiera di tregua, acciò coll'approssimarsi, fosse stata fatta destinta ed esatta cognitione del sito, per il quale fosser fondate le machine delle rovine di città, onde fattali la chiamata, convenne in parlamento: chiedendo dieci giorni di tempo, per carreggiar tutta la robba, ed all'hora sortir con l'Arme, e Bandiere spiegate, Tamburi sonanti, e con la condotta di diece Pezzi d'Artiglieria d'essa Fortezza à lor'arbitrio, la che essendo illecita domanda, non li fù permessa, ed essendono lesti 7 mortari, le fè volar altre tante bombe, le quali portandosi dentro, li fecero gustar un amaro tozzo.

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A dì 27 detto furno disbarcati 12 pezzi d'Artiglieria da 60, molti Gabioni di legno, e ripieni di terra, si fornirno le cannoniere, con la piantatione de Porchispini, perseguendosi il Flagello delle bombe. La medema notte essendono andati i Schiavoni, per dar il guasto al Bestiame nel fosso della fortezza, ne restorno 12 feriti, però 7 con pericolo di morte conducendosi 80 Capi di bestie furno parimente aperte le linee nelli posti avanzati.

A dì 28 detto essendono fuggiti 13 soldati veneti di natione francese furono presi dalli Greci di Corone, e riportati nel campo furno dal Signor Capitan Generale Morosini condannati in Galera si teminara le Trinciere di tutt'il campo con la piantatione de Porchi spini proseguendonsi parimente quelle delli Posti Avanzati.

A dì 29 detto essendone di già piantate le Batterie, si diede principio al vomito del cannone in bersaglio delli muri con li detti 12 pezzi, proseguendosi parimente quelle delle bombe con 12 mortari, ed altri 4 da sassi.

Si hà havuto nuova da un Greco venuto apposta dal Signor Capitan Generale Morosini, che 30 Galere Turchesche havevan disbarcato 4 mila tra fantaria, e cavalleria, li quali si eran trasferiti nella Città di Nixi, ed ivi unitisi con altri 8 mila radunati dal detto Seraschiero si hebbe parimente aviso d'altre spie, come il detto Seraschiero non voleva venir in soccorso di Modone con il detto Grosso di Gente, mà ch'era per far il suo sforzo sotto Napoli di Romania, overo nelli Castelli di Lepanto, quando che il Venetiano era per dar il nuovo attacco.

A dì 30 essendo gionta una cannonata in bersaglio del Proprio Stendardo Reale della Fortezza, e buttatol'à basso, preso agurio Felice da ciò, fù per ordine del Signor Generale Chirismarch arborata bandiera di tregua, e venutosi in parlamento per la resa richiesero tutta la notte di tempo per puoter far consiglio, con conditione di puoter l'un'e l'altra parte lavorar senz'offendersi, onde li Turchi rimessero 4 pezzi d'Artigliaria scavalcate, e delli Christiani andatovi l'Ingegniero maggiore con Vestimento di livrea con un cavallo da maneggio, scoprì tutto il sito di essa, per il che tutta la notte si attese da 5 mila Fanti à far le Trinciere sotto i muro, conducendovi gran quantità di fascine, con fortificatione non ordinaria, riducendosi à tiro di Pistola.

A dì 1 Luglio, ad hore 2 di sole, andavasi il Signor Capitano Generale Morosini, il Generale Chirismarch, e quello di Malta per sentir la determinatione fatta, risposero per bocca del Dragomano, che volevano 20 giorni di tempo, e diece Vascel=

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li à loro requisitione, e che altrimente non volevano saperne cos'alcuna, e non dando tempo da retirarsi, né tampoco essendo abbattuta la bandiera, dieder principio alla battaglia con il sbaro d'artigliaria insacchettata, e della moschettaria, la qual fece gran danno à i Christiani, restandone 26 tra morti, e feriti.

A dì 2 detto essendosi avanzato un posto d'importanza di notte tempo dalle soldatesche di Sassonia del Bransvic, ne restorno 20 tra morti e feriti, fra i quali vi fù il Colonello del detto Bransvic, qual fù sepolto con grand'honore.

Ritrovandosi le Galere Ponteficie in residenza dell'Assedio di detta Piazza, e temendosi delle brume, si ricercò licenza al Signor Capitan Generale Morosini di spalmare, qual concessali, si portorno la medema sera nel Porto dell'Isola della Sapienza dove di subbito si principiò la detta spalmatione.

Essendono stati presi 9 soldati veneti fuggitivi furno 7 condannati in Galera, e li 2 giocati alla sorte de dadi furno impiccati.

A dì 4 approssimatasi una Palandra sotto la linterna della Piazza, li vomitò gran quantità di bombe con danno notabile delli turchi, dove si riparavano dall'altre di terra.

A dì 5 detto ritrovandosi la soldatescha maltese, e Papaline nel primo fosso avanzato, furno sbusciati i muri della controscarpa d'ambidue i fori della detta Piazza in cinque luoghi, per li quali si diede adito di puotersi formar le mine, ed entratovi un soldato Maltese, in ferro vestito, fe la recognitione de luoghi più debole dell'ultima muraglia, fortificandonsi con li mantelletti coperti di latta fodrata, per riparo del fuoco, d'acqua bollita, e delle moschettate, formandovi in questo modo la Galletta delle mine, quali furno principiati in cinque luoghi. Ed essendo finita la detta spalmatione delle Galere Ponteficie si trasferirno nel primiero luogo.

A dì 6 detto sarebbe nuova dà un Greco fuggito dalla Fortezza, come nella Visita, che fece il Seraschiero della Morea prima dell'arrivo dell'Armata in detto Assedio, vi lascio un'Agà con 500 Gianizzeri in difesa, con conditione, che se fra giorni 15 di battaglia continua non fossero stati soccorsi da lui con le truppe turchesche, che s'havesero resi a patti come l'altre piazze rese. E che era guarnita da 3 Agà, ed'un Bassà detto Mameut, e che in essa vi eran  estra delli sudetti 400 spai, però vi erano da 100 e più morti e da 200 feriti, fra i quali vi erano due Agà con periculo di morte, che però il Popolo voleva ribellarsi contro del detto Bassà, il quale non voleva condescendere alla resa. Fù parimente in detto dì per ordine del Signor Generale Chirismarch arborato un segno

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di tregua per chieder con il cambio alla detta piazza un Capitano fuggito, ma non volendo farlo, né tampoco rendersi, ritrovandosi la maggior parte di essi sopra i muri smantellati dal cannone, e nel luogo della breccia, ritrovandosi leste le batterie dell'artigliaria e delli mortari con la moschettaria parimente, fatto cenno si diede fuoco al tutto nel medemo tempo, non li dando adito da retirarsi con danno notabile li turchi. Vendicandosi in questo modo l'onte ricevute nel primo di luglio.

A dì 7 detto approssimatasi la Palandra sotto il bastione maggiore ò vero l'interna li vomitò gran quantità di bombe adosso proseguendosi parimente il lavoro delle mine, onde intimoriti da tanto continuo fragello, essendone combattuti da tutte le parti, né li dando adito il fiero leone per un sol atomo requiare arbororno bandiera bianca, e venutosi in parlamento sortire due Nobili dalla Piazza, à quali il Generale Chirismarch fè vedere tutte le batterie e le Trinciere.

A dì 8 Il detto Signor Capitan Generale Morosini si portò in campo, e concludendo le capitolationi della resa con l'Ostaggi, li fù permesso in esse la portatione della robbe, arme, e Bagagli con 3 giorni di tempo.

Il detto Capitan Generale non permettendo, che le Truppe fosser andate all'abuso della robba in detta Piazza, spedì a questo fine un rigoroso bando sotto pena di vita à chi osava trasgredirlo mandando parimente soldati marcolini «nel circuito» da fuori delli muri; cento de quali occuporno la detta linterna.