Tra le carte della diplomazia napoletana: la musica e il teatro “viaggianti” nell’Europa del Settecento

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Author: 
Paologiovanni Maione
Conservatorio di Musica "Domenico Cimarosa" di Avellino

Un ricchissimo giacimento di materiali è custodito nei fondi archivistici che raccolgono le disparate carte prodotte dalle ambasciate delle grandi monarchie disseminate nelle più importanti capitali internazionali. [1] I ministri plenipotenziari raccolgono informazioni preziose e svolgono variegati compiti in ambito spettacolare sino a configurarsi come veri e propri agenti teatrali. [2] Promuovono maestranze e raccolgono informazioni destinate a ragguagliare, gli addetti alle scene, sui movimenti del mercato e sulle nuove maestranze destinate a rifulgere sulle tavole dei teatri. Puntualmente raccolgono libretti, partiture, bozzetti per rimpinguare le privilegiate biblioteche reali - sempre aggiornatissime e compulsate - volte ad accogliere partiture da studiare e poi eseguire nelle "riservatissime", quanto affollate, accademie offerte nelle attrezzate sale per la musica in quella domestica pratica che vede virtuosissimi dilettanti unirsi a peritissimi professionisti oppure a fornire gli scaffali degli uffici impresariali per eventuali riprese di favoriti capi d'opera sottoposti a opportune modifiche legate alle "convenienze" teatrali tutte giocate tra il gusto della platea e le competenze delle maestranze chiamate a sostenere la bella impresa.

I nobili emissari, dei fulgidi regnanti, redigono schede tecniche sulle potenzialità canore degli astri in circolazione e descrivono la loro fisicità cogliendone il portamento e sottolineandone le specificità espressive-attoriali. Non mancano di avere una fitta rete di informatori, tra fidatissimi addetti ai lavori e ragguardevoli frequentatori degli ambienti artistici spesso muniti di solide competenze musicali, sempre pronti a ragguagliare gli intermediari degli augusti padroni sui movimenti "migratori" degli artisti e sui requisiti, aggiornati, dei singoli soggetti. Il favore del pubblico, la condizione dello "strumento", le capacità sceniche, la rettitudine morale - ahimè questa pressoché sempre discutibile - sono voci che influenzano non poco le scelte delle figure preposte all'allestimento di compagnie così come talvolta le blasonate ingerenze inducono a derogare su giudizi non proprio lusinghieri, ma non va escluso che talvolta alcune "negatività" favoriscano scritture e carriere. La scarsa condotta morale è spesso premiata, grazie ai buoni uffici offerti in esclusive e cifrate alcove, con privilegiati contratti e dorati soggiorni costellati da onerosi doni, reprensibile condotta e vituperose dicerie che se è possibile amplificavano il prestigio e la fama.

Azioni pubbliche e private dei soggetti dediti alla pratica rappresentativa sono al centro di resoconti dettagliatissimi simili a quelli che documentano gli esiti di allestimenti e feste. Relazioni ufficiali e informali sulle articolate celebrazioni dell'esclusivo calendario cortigiano segnato da eventi straordinari, nozze battesimi vittorie, raggiungono le scrivanie dei ministeri d'appartenenza ragguagliandoli sugli splendori e le magnificenze prodigate dai munifici ospiti nell'allestimento delle articolate cerimonie. Spettacoli coreutici, canori, di prosa - premeditati e improvvisi -, uniti a sfarzosi quanto "artistici" banchetti, per i quali architetti e "monsù" ideavano esibizioni culinarie strabilianti, e ardite riscritture dei siti destinati a fungere da palcoscenici per i vaghissimi intrattenimenti che vedevano un esercito di artigiani prodigarsi per lunghi periodi sono al centro di resoconti minuziosi e talvolta faziosi.

Non sempre lo svolgimento di questi complessi eventi soddisfaceva le attese dei convenuti che in redazioni ufficiose e private rendicontavano "disastri" e "fallimenti" delle cerimonie. Nell'agosto del 1745, in occasione delle nozze tra il delfino di Francia Luigi e l'infanta Maria Teresa Raffaella di Borbone è organizzata dall'ambasciata di Francia a Napoli una "fonzione" destinata a «riuscire con tutta la splendidezza possibile». [3] Il «Signore Ambasciatore […] fece dare principio […] a tre serate di sontuosissimi divertimenti» cadenzate la «prima sera [da] concerti e cantate sciolte di Musica; […] nella 2.da [da] un componimento Poetico dalle tre più scelte voci da più squisiti musicali Istromenti accompagnate. Nell'ultima volò una superbissima Macchina di fuochi d'artificio rappresentante il Tempio d'Imeneo dirimpetto al Palazzo innalzata: e tutte tre le nottate furono insiememente servite dal ballo». [4] Il recensore nell'ufficialità del suo scritto rimarca «lo splendore e la magnificenza della festa, per tutte quali fu ogni cosa maravigliosissimamente apprestata» tanto da meritare «l'universale applauso». [5] che non vengono proposti in un'altra missiva dove si sottolineano le miserie della manifestazione, innanzitutto si rileva l'inadeguatezza del sito che «mancava [di] spiazzo sofficente per la Macchina [pirotecnica] onde le dame non la han potuto ben godere alle finestre del medesimo. L'illuminazione esteriore era con torcie e lumini di sego, e quest'han rovinato molti abiti delle dame» inoltre «li rinfreschi fatti dal confettiere di Traetto han costato 2500 Ducati, e pure son riusciti si male, che diarea dolori e vomito han causato a quasi tutti». [6] Non meno clemente appare il giudizio sugli spettacoli canoro e "artificiale":

la Cantata è poesia di Calzamigia, pessima: la musica di Manna mediocre. Le cinque voci furono l'Astrua, la Farinella, Cafarelli, Gioannini, ed il Tenore. Le barchette avrebbero fatto il compimento dell'opera, se fossero state 200 ma non erano che 20 per parte onde scomparvero in quel si vasto seno di mare. Il fuoco cominciò bene: li artefici bolognesi vi han fatto de begli scherzi; ma finì miseramente ed appicciò per incuria sul più bello […]. [7]

Mediamente le narrazioni tendono a tacere i lati "oscuri" per trasmettere un'immagine fulgida delle eccezionali occasioni rette da dispendiose operazioni spettacolari finalizzate a diffondere messaggi efficaci e riconoscibili a qualsiasi latitudine.

I ricchi archivi diplomatici affollano gli scaffali delle istituzioni archivistiche italiane, e un cospicuo giacimento è custodito a Napoli e raccoglie le carte prodotte dalle varie ambasciate del Meridione disseminate in Europa e nel mondo. Al di là del patrimonio custodito nella serie del Ministero degli Affari Esteri, utili notizie, di tipo diplomatico, sono disseminate anche in altri fondi e particolarmente preziosi sono quelli afferenti agli Archivi Privati in cui si trovano le documentazioni appartenute agli esponenti dei blasonati casati chiamati a esercitare la professione di ministri plenipotenziari presso le corti "amiche". [8] Lo sguardo attento dei diplomatici non trascura nessuna vicenda ragguardevole seppure è possibile notare particolari predisposizioni a trattare determinati argomenti.

Un capitolo interessante all'interno della documentazione è occupato dai numerosi viaggi effettuati dagli esponenti delle case regnanti in occasione di itinerari di formazione, diletto, affari di stato. Le strade d'Europa sono battute da treni cospicui, dal contenuto incognito o rivelato, per "rappresentazioni" di un potere che non lesina apparizioni stupefacenti. I lunghi tour, costellati da tappe nei territori maggiormente legati alle proprie insegne, sono contrassegnati da un cartellone spettacolare senza eguali dove comunque a esibirsi sono soprattutto l'ospite "forestiero" e l'ospite che accoglie. Inimmaginabili risultano, ad esempio, la teoria di intrattenimenti allestiti per i passaggi delle spose reali, le giovani principesse volano verso i troni e i talami attraversando paesi festeggianti e sostando presso città che a gara sfoderano le loro virtù dell'ospitalità. [9] Spossanti soste vedono le "novelle" regine condotte a banchetti, balli, teatri, tornei per poi godere di momenti di "riposo" ufficiale che le vede impegnate in gite culturali e spirituali senza tregua alcuna; strattonate, gestite, dirette da un'attenta regia sono in balia di un ruolo che le vede protagoniste di appuntamenti che ruotano intorno a loro, non a caso gli interventi di canto ballo conversazione e quant'altro le rende prime donne assolute sottoposte anche a estenuanti maquillage e a vestizioni sapienti e sorprendenti. Maria Amalia di Sassonia durante l'itinerario nuziale per la capitale borbonica è indotta a esibire una regalità lontana dall'anagrafe ostentando costumi e consuetudini sociali impeccabili ma forse poco idonei alla sua età. Ma lo stesso sposo in anni lontani nell'avventuroso cammino verso l'Italia dove giunge nel 1731, grazie ai buoni uffici politico-diplomatici della madre Elisabetta Farnese regina di Spagna, come duca di Parma e Piacenza per poi acquisire nel 1735 il trono del regno meridionale, è subissato di attenzioni che compulsavano un'etichetta ambigua a cavallo tra quella regale e quella "principesca". L'illuminato ministro Montealegre, figura di spicco dell'entourage di Carlo, stila il resoconto del «Viage por tierra desde Sevilla trasta Antibo, que en el año 1731 trizo el R.l Infante D.n Carlos» [10]:

Noticias que se han podido recopilar delas cartas escritas por D.n Ioseph Ioachin de Montealegre al Marq.s dela Paz, desde que el R.l Infante D.n Carlos partiò de Sevilla en Oct.re de 1731 - hasta que se embarco en Antivo en Diz.re del miesmo añopara oasar à Liorna. […] en Carmona, hasta la de 4 de Noviembre desde Villaminaya no se deduce otra particulario adque los aplausos, y aclamaciones con que los Pueclos dela Ruta […] manifestaron el interior consuelo de veér à S.A.R. con luminarias, Parefas, y fuegos artificiales […]. La descripcion dela sumptuosas fiestas con que fue recivido en Valencia S.A.R. el dia 11 de Noviembre del citado año 1731 primorosos y magnifica adornos delas Puertas, Calles, y Plazas de Valencia donde entrò S.A.R. - con grande aplauso el dia 11 - de Nov.re del d.ho año 1731. la disposicion sumptuosa del Palacio, la iluminacion dela Ciudad, murallas, torres, y Edificios dela Campaña con los basamanos, fuego, operas, salva de Artilleria […] En Nules besò la mano à S.A.R. el Cuerpo dela Villa, y despues la Comunidad de Carmelitas descalzos de aquel Combento: tuase S.A.R. musica que el Principe de Campoflorido havia hecho passar allì, y se disparò un artificio de fuego […]. En Vinaros trivo tambien S.A.R. una serenata dispuesta por el Principe de Campoflorido […]. Entrò S.A.R. en Barcelona el dia 21 de Noviembre del expresado año 1731 […] Calles estavan magnifica, y primorosam.te adornada […] observò S.A.R. desde el Balcon los fuegos artificiales, y entre ellos un Castillo delos mismos que durò una hora y viò una opera que estava preparada […]. La Ciudad de Gerona se hallò perfecta, y costosamente iluminada, se hicieron fuegos de Polvora, y mascaras dela Pleve […]. En Perpiñan se hicieron à S.A.R. los honores que sepudieran hacer al Rey mismo, huivo un compuesto de musica che diò la Villa […]. [11].

Luminarie, pirotecnie, balli, opere, baciamano, salve, serenate rendono l'itinerario ispanico sorprendente, segnato da «los honores que sepudieran hacer al Rey mismo».

La Francia, come già si intuiva dal resoconto precedente per l'accoglienza riservatagli a Perpignan, non lesina tributi al Duca come si evince dal «Diario, del transito […] en la provincias dela francia […] El 27 [a Perpignan] por la noche tubo un Gran Concierto de Musica enel Palacio de su A.R. […] | El 28 […] hala noche ubo en palacio un Gran Concierto de Musica, […] un gran parad de mascaras […] | El 30 […] ala noche ubo un concierto de Musica en Palacio, y en la Villa Bayle […] | El dia 2 de Dic.re […] en Monpellier fue recivido d'un gnumerable concurso de Pueblo, y las fiesta que acostunbran de Danzas, y musica […] | El dia 4 […] al Puente de lunell […] musica asulena, y luminacion». [12]

Il breve insediamento ducale, segnato da un fitto epistolario dell'infante [13], è contraddistinto da una rete di missive inviate da Montealegre, in particolare, a Juán Bautista Orendayn marchese de la Paz, segretario di stato della corona di Spagna, e Salvatore Ascanio, ambasciatore di Spagna presso il Granducato toscano, in cui dà dettagliati ragguagli sulla vita del Duca insistendo soprattutto sui diletti di cui ama circondarsi. La vita quotidiana si consuma tra vari ozi ma determinante appare quello per le arti della scena, tra il '31 e il '34 si succedono informazioni sulla frenetica presenza del futuro monarca a spettacoli e balli: «El R. Infante continua a gozar de muy cumplida salud, y que da muy gustoso con la diversidad de obzetos que aquì presenta à su diversion la opera, la feria, la Comedia Italiana […]». [14]

La decisione di Carlo di indire una fiera in Piacenza per la primavera del '33 pone in grande agitazione i funzionari chiamati a mettere in moto la faticosa macchina, il Duca avendo deciso di «volver a Placencia por la Primavera proxima, y para hacer mas plausible, y gustosa su Residencia en tan favorable estacion, hà mandado publicar la Feria para mediado Abril, y preparar otra nò menos sumptuosa opera, quela pasada, en que se trata de empeñar los mas famosos Musicos, y cantarinas de Italia». [15] I tempi stretti per arruolare le maestranze non vietarono agli addetti ai lavori di impegnare un cast che comprendeva, tra gli altri, Angelo Amorevoli e Lucia Facchinelli. Il libretto de Il Tigrane è intonato da Geminiano Giacomelli che nel dicembre del '32 aveva inoltrato, «ambizioso di comparire al Mondo col titolo di Servidore di S.A.R.», una supplica per ottenere «la permissione di potersi intitolare Mastro di Cappella attuale di S.A.R. sui Libri dell'Opere che va musicalmente componendo» [16] che viene favorevolmente accolta visti i trascorsi con il casato. Il 12 aprile il sipario si apre accogliendo il nuovo «dramma per musica»:

Hier se dio principio à la Opera intitulata el Tigrane, que estaba despuesta en este theatro para el arrivo de S.A.R. que con efecto se dignò honrar esta primera recita con su presencia, y no sin maravilla ya parece que se ha encontrado el genio, y el gusto de su A.R. pues sin embargo de duran quatro horas, y media permanecio hasta el fin, y hà querido volver esta noche à oirla; la hiera por lo que toca à la Poesia no es de a quel concegno, ni de a quella energia de Metastasio, pero por la novedad, y buen gusto alla Musica, y por la invencion de las decoraciones, no se puede degnar mas, y esto es lo que importa para estas comedias de Musica donde no ay mas Iuece que la vista, e el oido; pues nada se entiente alloque se canta. […] .[17]

Lo spettacolo in corso d'opera si arricchisce di nuovi balli «y de alguna aria que se han mudado para hacer mas agradable a su A.R. con la novedad» [18] e la fiera trascorre in maniera assai brillante con altri divertimenti tra cui la rappresentazione «en una estancia de Palacio [di] una Comedia que algunos de estos Cavalleros Piacentinos executaron las pasada Carnestolendas, y su A.R. estavo muy gustoso, y divertido» [19] e il primo maggio «con el gran motivo del augusto nombre del Rey se hà preparado un bayle, para el qual segun la costumbre del Rey està combidada toda esta nobleza y serà una fiesta muy del gusto de S.A.R.». [20]

Il conte Ignazio Rocca ministro delle finanze compita nel mese di giugno un "cedolone" che dà conto delle uscite e delle entrate dell'impresa:

Cedolone di tutto lo speso in danaro effettivo da me sottoscritto per l'Opera in Musica intitolata il Tigrane, recitata in Aprile 1733. in occasione della Fiera, e di quanto si è riscosso dalle Botteghe della Fiera, dalli Palchetti del Teatro, dalli Biglietti, Libri, Scranni, Cerini, ed altro.

Per pagare alli Musici, e Ballarini per le loro Mercedi, e ricognizioni, come alla specificazione segnata ___ n. 1 £ 48878.12.6

E per £ 22113.12.6. pagate per l'Orchestra alli M.ro di Capella, Sonatori, ed altro, come alla specifica ___ n. 2 £ 22113.12.6

E per £ 23700.16.10. pagate per Mercede alli Pittori, Marangoni, ed altri, che hanno lavorato sopra il Teatro, come alla specificazione ___ n. 3 £ 23700.16.10

E Per £ 18711.9.8. pagate al Cottica per lo Vestiario de' Musici, e 44. Vestiti de Ballarini, quali Vestiti tutti sono rimasti al Teatro per le altre occorrenze, sendosi avuti anche parte degli Abiti all'Eroica della Fiera antecedente, di cui tutto ci è Inventario in Guardaroba, quale spesa resta enunziata nella Specificazione ___ n. 4 £ 18711.9.8

E Per £ 8049. Spese, e pagate in affitto di Case, e Letti per li Musici, Ballarini, e Nolo delle Carrozze, e Cavalli, che hanno servito tutti li suddetti giorno, e notte, ed anche li Cavalli del Teatro, come alla Distinzione ___ n. 5 £ 8049

E Per £ 2324. _. 5. Spese diverse fatte per la detta Opera in staffette, ed altre come alla Specificazione ___ n. 6 £. 2324. _. 5

E Per £ 2262. Salarj pagati agli Assistenti alle Porte, Scrittore, e distributore de biglietti, come alla specific.ne con ricevuta n. 7 £ 2262

£ 126039.11.11

Ricavato, come di Contro ___ £ 56874. _. 6

Restano di perdita ___ £ 69165.11.5

Quali mi debbono essere abonate colla spedizione d'un' Mandato di mia retenzione

Avere in ricavate da Botteghe n. 221 della Fiera, in ragione di £ 72. per cadauna, dedotte £ 100. in tutto pagate all'Esattore del danaro per sua mercede ___ £ 15812.

E In £ 11907.10. ricavate dalli Palchetti affittati in tre Ordini, ed a pian terreno, comprese £ 9068. esatte da Pietro Rosa da quattro Palchetti del primo ordine, e più £ 283.5. esatte dallo stesso d'un Palchetto del secondo Ordine, ed uno del terzo Ordine, in tutto ___ £ 11907.10.

E In £ 8983 ricavate da n. 157. Biglietti perpetui a diversi prezzi, come al Conto da Rocco Pincj ___ £ 8983

E In £ 722.10 ricavate da sedici Biglietti perpetui di Scranni ___ £ 722.10

E In £ 484.12. ricavate da Palchetti affittati a giornata, e da Gius. Pietra per la facoltà di vendere rinfreschi in Teatro___ £ 484.12

E In £ 11590. riscosse da Biglietti della Porta, distribuiti da Gio. Batta Corvi Deputato, dalli 12. Aprile a tutto li 4. Maggio ___ £ 11590

E in £ 6509.6. riscosse da Giorgio Miconi per esatte da Biglietti da Forastieri, e dalle Scranne, e libri, come alla Vacchetta di Rocco Pincj ___ £ 6509.6

E In £ 437.3. riscosse da Antonio Bernizzoni per Libri, e Cerini in tutto detto tempo, come da altra Vacchetta dello stesso Pincj ___ £ 437.3.

E In £ 427.19.6. riscosse da diversi Palchetti affittati, nel terzo, quarto, e quinto Ordine ___ £ 427.19.6

£ 56874. _. 6

Ignazio Rocco. [21]

Il ministro successivamente in una missiva al marchese di Montealegre tira le fila sulla dispendiosa rappresentazione e si premura di redigere un nuovo "cedolone" qualora si ritenga opportuno documentare il tutto alla casa spagnola:

Nel fare riconoscere in Computisteria Generale il Cedolone dell'Esatto delle spese fatte per l'Opera in Musica ultimamente qui fatta recitare, si è trovato un piccolo errore nella partita degli Obboisti, che ho fatto correggere […] Se poi V.S. Illustrissima avesse occasione, o credesse opportuno di far vedere in Spagna quanto sia costata di Borsa del Principe la suddetta Opera glielo manderò, perché oltre la detta somma ci è la Cibaria somministrata a Marangoni di Parma, e tutti li Pittori e Sarti Forastieri, ed ad alcuni altri, come pure il costo delli Colori, il prezzo delle Tele, de' Legnami, della Chioderia, ed altro, parte delle quali Robe sono state già pagate, per mezzo dello spenditore, e per parte se gli sono spediti Mandati da soddisfarsi con un poco di comodo, che ascendono ad una somma di £ 22068. di questa M.tà, acciò prima di prendere impegno per una nuova Opera per l'Anno venturo sappino li loro Maestà quanto costino le Opere Magnifiche alla Farnese, che non si veggono, né sentosi in altri Teatri. È vero che ci è un grande Capitale di Scene, Abiti, ed Ordegni, ma ci saranno gli stipendj maggiori, che converrà dare a Musici di maggiore grido, che contrabilanzieranno suddetto considerabile risparmio, e non essendoci concorso, né di Forastieri, né di Popolo della Città, vi sarà sempre un'aggiunta di mille, e cinquecento Doble, o poco meno; e poi se si dovesse farne delle altre, bisognerebbe avvisare per tempo per prescegliere Musici, ed altre Parti, e fare le spese con maggior regola, ed economia; ma questo Paese non è da far spettacoli dispendiosi, perché non ci è denaro da spendere per diletto […]. [22]

La fallimentare avventura è ulteriormente rimarcata e si auspica si vietino ulteriori inutili dispendi dal momento che sfavorevoli congiunture, di tipo anche politico, inficiano il buon ritorno economico e di immagine che simili occasioni dovrebbero incentivare -

[…] alla Computisteria Generale che mi sia bonificato lo speso nella Recita dell'Opera ultimamente qua fatta cantare, giusta il Cedolone, che le mandai, mi sarà d'una grazia ben distinta per lasciarne il doloroso pensiere; giacché un'Opera così Magnifica fu così sfortunata; e perché da Spagna, per quanto mi scrive il Sig. Marchese Scotti, si vorrebbe per l'Anno venturo una unione di Musici di primo Credito, non so se fosse bene fargli comprendere quanto sia costata quest'ultima, e l'antecedente, e quanto poco si possa sperare di concorso di Forastieri vicini, durando tuttavia l'astio de' Milanesi, e l'Impegno del Governo per impedire il concorso che in altri tempi era così grande, e che faceva l'incentivo de Ser.mi Farnesi a fare somiglianti spettacoli […]. [23]

E ancora nel settembre del '33 il conte Rocca dà giudizio sfavorevole sulla richiesta di promuovere nuovamente la fiera piacentina in altra stagione:

Per l'Opera poi la stagione pare del tutto contraria continuando ancora la stagione calda, e molte volte anche in eccesso, pochi Forastieri verrebbero, e pochi del Paese andrebbero a sentirla, perché non si può reggere lungamente ne' Teatri; e per fare Opere Magnifiche S.A.R. sarebbe condannata ogn'anno in grossa spesa, poiché Opere simili a quella giocata in Aprile scorso, ancorché fatta a precipizio non si possono fare da alcuno altro, che da qualche Gran Principe, che voglia spendere 2mila Doble, ma quando simili spettacoli non hanno quantità di spettatori, non ne ha piacere neanche chi li fa giocare, né mi pare ci sia il suo decoro. [24]

L'anno "farnese" era stato all'insegna di molte occasioni spettacolari alle quali Carlo aveva partecipato con grande interesse soprattutto nel periodo del carnevale godendo de «la Comedia Ytaliana» [25] e anche di quegli svaghi apparentemente innocui promossi dal Collegio dei Nobili, gli ultimi giorni dello spensierato periodo sono frenetici e Carlo non manca di partecipare a tutti i divertimenti previsti:

El Iuves pasò S.A.R. al Colegio de los Nobles por gozar de la Danza de los Cavallos que suele executarse en tal dia, y a quella noche des.s del Consexo fuè al quarto dela ser.ma s.ra Duq.sa Dorothea, que tenia dispuesto una especie de Comedia mui graciosa […]; otras di noches hà estado S.A.R. en el Colegio a veer una Comedia que han representado los Convictores, y las demas se hà divertido con mas gusto en el theatro de los Hystriones; para mañana se prepara un bayle enque concurrira toda esta nobleza, […] despues al mañana se tendrà por ultimo la Comedia Ytaliana, y havran con esto acabuto todas las moderados, e inocentes funciones que honi hecho aqui toda la diversion nel Carnabal […]. [26]

E nel giugno dello stesso anno nel corso di un soggiorno a Colorno il giovane Carlo

havia hecho estudiar à algunos de sus criados una Comedia Española para divertir privadamente a quellos dias de ociosidad, que por el mal tiempo nò ha podido ni aun salir de su quarto, pero haviendose visto, que la pieza se hacia contanto acierto, que podria exponerse al publico, mandò S.A.R. que con efecto se representase el mismo dia de San Antonio en un pulido Theatro, que ay este Palacio, y dispuso con su acostumbrada benignidad fuese à una hora tal, que pudiesen gozar de ella todos à quellos, que debian restituirse à Parma, y asi empezò à las quatro, y media dela tarda, y se acabò à las siete haviendose executado con todo a quel acierto y propriedad, que se puede pedir de personas, que no son comicas de profesion, y fuè para todos una fiesta de mucha novedad, pues no sè yo que el Licenciado Bidriera se ay a visto otra vez en los Theatros de Ytalia. [27]

Tutte queste testimonianze, unite alle altre provenienti dall'epistolario e da disparati materiali archivistici, ribaltano gli assunti storiografici sul disinteresse di Carlo di Borbone per il teatro e avallano invece la fisionomia di un prudente ed esperto spettatore sollecito nel promuovere un prodotto tanto importante per l'immagine principesca. [28]

I monarchi nel corso del Settecento faranno sentire la propria voce in materia teatrale attraverso i loro ministri che con solerzia cercheranno di esaudire la volontà dei signori, le pratiche intercorse tra la corte di Sassonia e quella di Napoli documentano senz'ombra di dubbio questo fenomeno così come la trama intricata della circolazione dei musicisti tra le varie istituzioni europee raccontano di carriere itineranti all'insegna di percorsi privilegiati favoriti da variegati fattori e contraddistinte da alterne fortune.

Esemplare è la storia autobiografica di Angelo Ragazzi segnata da ambiziosi traguardi e commiserevoli inconvenienti tutta scritta dai buoni uffici diplomatici europei. [29] Tra Napoli, Barcellona, Vienna e Roma si consuma un'esistenza rocambolesca spettatrice attonita anche di cambiamenti epocali destinati a incidere nel corso della vita sia professionale che privata. Le peripezie del violinista e compositore indirizzate «Alla Sacra Real Maestà della Regina di Boemia, Ungheria» [30] delineano in maniera dettagliata un turbolento itinerario che avviato sotto i migliori auspici nel 1705, quando «per publico Concorso ottenne il posto di Violinista della Cappella Reale di Napoli» [31], è destinato a ingarbugliarsi sin dal «1707, allora quando le vittoriose armi Austriache discacciarono gl'usurpatori Spagnuoli da quel regno» [32] ed «ebbe l'ordine dall'Eccellentissimo Vice Ré Il Signor Conte di Daun di portarsi in qualità di Direttore della Musica Istromentale, e Compositore nella Città di Barcellona, come ne seguì la partenza à due Febraio 1708». [33] Gli spostamenti del provetto strumentista proseguono «nell'anno 1713 con tutta l'Imperial Corte dell'Augustissima Imperatrice […] à questa Cesarea Residenza di Vienna» [34] dove nel 1722 ottiene la giubilazione e il reintegro nell'organico della cappella reale di Napoli. L'apparente serenità è nuovamente turbata «à caggione della nuova invasione del Governo Spagnuolo, da cui dopo mesi due di prigionia fù anche esiliato dalla Patria». [35] Le turbolente vicende sono così riassunte dal fedele suddito dell'impero

Qual disgrazia l'accadde per una commissione fra le molte ordinateli dall'Eccellentissimo Conte Ferdinando di Lamberg in far ricerca per la Cesarea Cappella di Cantori Soprani, e Contralti, nella qual'inchiesta dovette ricusare alcuni Cantori, che presumevano molto più del lor sapere, quali nell'invasione sudetta talmente si maneggiarono appresso de Ministri della Giunta de gl'Inconfidenti, che oltre la carcerazione, esilio, e perdita del posto, furono il precipizio del suo poco Avere. Arrivato che fù in Roma l'esiliato Supplicante, subitamente si portò dal defonto Eminentissimo Cienfuegos Ambasciador Cesareo, che non solo né compassionò le disgrazie, mà né volle ancor accludere nel di lui piego gl'atti, e le suppliche per l'Eccellentissimo Signor Conte Ferdinando di Lamberg, il quale degnossi risponder lettera […]; Atteso che in quella non solamente vi si legge l'annuo accrescimento di Fiorini 400 per la perdita del Posto, e per li danni sofferti, ma di Più una Sicura Speranza per lo Supplicato ritorno al Servizio Cesareo in tempi migliori, per cui non ha mai tralasciata occasione, e fatica, come eseguì con insegnare à i due Sonatori Filippo Salviati, e Francesco Carlo Dregner per ordine dell'Eccellentissimo Signor Prencipe Pio, e come ha pratticato nel Contrapunto con Giuseppe Bonno, e 'l fu Ferdinando Bencini per comando dell'Eccellentissimo Signor Conte Ferdinando di Lamberg, e come per ultimo non solo senza verun'ordine, ò comando ha composto delle Sonate, e posto in Musica tre Messe, ed un Lauda Sion per Servizio della Cesarea Cappella, mà ancora con moltissime sue lettere ha sempre esibita per qualsivoglia fatica la poca sua abilità, su di che ne possono essere suoi Mallevadori l'Eccellentissimo Signor Conte Ferdinando di Lamperg, e l'Eccellentissimo Conte di Cervellon […]; nel mentre che essendo le presenti contingenze la prossima cagione della riforma tanto nella Musica, quanto nel rimanente della Corte, ed avendo la Sacra Real Maestà vostra Clementissimamente ordinato, che al Supplicante gli restino per Giubilazione annui Fiorini 500. [36]

Cospirazioni, ripicche, umiliazioni, pervadono le tristi vicende del musicista che comunque con scrupolosa attenzione e fedeltà disbriga le proprie mansioni accudendo con solerzia l'istituzione d'appartenenza; i variegati compiti a cui è destinato, oltre quello di strumentista, di didatta, compositore, agente, mostrano la duttilità professionale dell'artista sollecito a soddisfare le disparate occorrenze richiestegli.

Sempre in seno alle ambasciate si delineano le scritture dei contesi astri del belcanto, fiumi di inchiostro sono destinati a stilare perorazioni, ingiunzioni, suppliche, comandi per aggiudicarsi le preziose ugole. Nell'estate del '39, in vista delle nozze di Filippo di Borbone poi Filippo I di Parma e Marie Louise Élisabeth de France, un gran polverone diplomatico si alza per rendere possibile la presenza di Vittoria Tesi alla corte di Madrid in occasione dei festeggiamenti. Tra Madrid, Napoli, Bologna, Venezia e Firenze intercorre un fitto epistolario promosso dagli ambasciatori per dirimere la delicata questione insorta intorno all'ingaggio della cantante. In effetti la primadonna aveva stipulato un contratto per comparire in compagnia presso il teatro Grimani e dunque bisognava farla rescindere dall'impegno per esaudire la volontà dei monarchi spagnoli. Dai fronti diplomatici si muovono il principe Campofiorito - in stanza a Venezia è impegnato a persuadere i Grimani a cassare l'albarano con l'artista -, il conte Zambeccari - che da Bologna cerca di dirimere l'intricato affaire in virtù dei suoi ottimi rapporti con la Tesi -, il marchese Montealegre - da Napoli cerca, in virtù del suo ministero, di incidere positivamente sulla partenza della musicista per la Spagna e provvede a inviare, per arginare l'eventuale disagio per la mancata presenza della cantatrice, una eventuale sostituta -, il marchese Scotti - dal fronte iberico tenta le più disparate strade per soddisfare il reale comando ingiunto soprattutto dalla regina Elisabetta sua protettrice - e Salvatore Ascanio - che a Firenze ha modo di insistere personalmente con la "sirena". La moltitudine di documenti, già compulsati [37], si arricchiscono di ulteriori dettagli provenienti dai dispacci inviati al marchese Scotti da Venezia e da qui rimbalzati, per conoscenza, anche sulla scrivania del ministro partenopeo. [38] Accertatisi dell'impossibilità di avere in Spagna Faustina Bordoni l'attenzione si sposta sull'altra diva e si comanda che venga instradata da Venezia a Madrid:

Ex.mo S.or

Amigo y s.or mio. Con carta de 20 del pas.do que recivo en este ordinario se sirve V.E. decirme, que haviendo determinado los Rey es n.ros señores que la virtuosa Victoria Thesi, vaya a esa Corte en lugar dela Faustina (a cuyo efecto se ha escreto a Nap.s) que en el caso de que se halle en esta Dominante procure yo su avio enla forma que me pareciere mas combeniente. En cuia intelig.a devo decir a V.E. que oy mismo me llega una Carta del Conde Zambeccari en d.ha de 11 del Corriente, en que me expresa, que hallandose en Boloña la referida Thesi, y con or. dela Reyna comunicada por V.E. para embiarla a España, tenia ya todo dispuesto para el viage de esta Muger, y que solo falta, que estos Cavalleros Grimanes con quiences ha contractado la Thesi de cantar en este Theatro el prox.mo Carneval, la dejen en livertad en vista de este aviso pasé inmediatamente por medo del Consul de España mis oficios alos citados Grimanes, haciendoles entender, que se destava en n.ra Corte a esta muger, y mi particular empeño para que la dejasen en livertad; Aque me hizieron responder con cumplimentos ceremoniosos, que podia considerar yo los per juicios que se les siguiran a sus interesse si le faltase la Thesi, y que no teniendola para este Carneval que empieza aqui en Ict.re les obligaria a cerrar su Theatro lo que les tendria de coste mas de 240 Ducados, que en este su puesto no podian condescender en darla el permiso. Sobre que le repeti otro recado diciedoles, que esta muger se hallava en Boloña, y prompta para marchar a Madrid, segun me escrivia el Conde Zambeccari, que faltando solo su consentimiento devia esperar yo de su experimentada fineza concurririan al deseo de esa Corte facilitandole la licencia; mayormente, que para su Theatro tenian en Italia bastantes Mugeres dequien hechar mano, y que siendo corto el t.po en que la Thesi deve representar en Madrid, no le havia para que dejando de y resta, de proponer otra que pudiese ocupar su lugar; Aque me hicieron responder lo mismo, cerrandose absolutamente de conceder este permiso, anadiendo que la Thesi haga lo que quisiere.

En vista de una tanoeclarada negativa de unos Impresarios de este theatro, y no pudiendo yo abocarme con ellos por ser Nobles en fuerza dela ley de este Gov.no que les prohive la comunicaz.on con todos los M.ros extrangeros, me ha parecido hacerles saver por tercera persona, que quando la Thesi no vaya a España, tampoco representerà en este Theatro, y entanto que se pongan a mejor partido, he prevenido al Conde Zambeccari persuada ala Thesi a que se ponga luego en viage para esa Corte, assegurandola dela proteccion de S. Mag. y le he remitido mi Pasaporte, y otro de este embajador de Francia para que no tenga impedimento en su marcha.

Aqui para semejantes cosas no ay a quien recurrir, porque el Dux no es mas que una sombra del Principado, y todos los Nobles y, Patricios juntos componen la soverania, y el senado, de su erte que cada uno porsi, se reputa un soverano, como participante en el Gov.no y regimen de estos estados; por lo que no me queda recurso, y el que sepudiera hacer al senado le considero arriesgado, porque deviendo dar cada uno su voto, es natural le apliquen a favor del Patricio, ademasde que no seria decoroso hacer una instancia formal por una Cantarina, ni ponernos por esto en un empeño; Por lo que he creido combeniente hacer entender vajo mano a los interesados lo que ya llevo referido, de que la Thesi no yendo a España, tampoco representarà en este Theatro, que ese mas seguro medio para que vengan en darla el permiso; esperando entanto que el Conde Zambeccari avie a esta Muger a essa corte […]. [39]

Gli affari in laguna si complicano vistosamente dinanzi alle rimostranze dei Grimani che, sebbene ostentino un comportamento cerimonioso e urbano, non tralasciano di sottolineare le immense perdite che subirebbe l'impresa dalla rescissione con la Tesi, vera garante di un indiscusso successo della stagione teatrale. A nulla valgono le notizie giunte da Zambeccari sulla disponibilità della cantante a partire per la corte madrilena e tanto meno il desiderio della regina di ascoltare l'idolo canoro. Passaporti assicurati, itinerari di viaggio predisposti, protezione delle maestà non rassicurano comunque la professionista che seppur lusingata dall'invito e disposta a soddisfare l'amico bolognese non intende trasgredire alle regole teatrali, per cui attende il consenso dei Grimani. Intanto lo scenario poco propizio induce Montealegre a far partire da Napoli Lucia Facchinelli per assicurare alla scena dei "cattolicissimi" una primadonna adeguata, seppur non dello stesso livello.

Ex.mo s.or

Amigo y s.or mio. En consecuencia de quanto exprese a V.E. en mi antecedente en asumpto dela Thesi, devo decir ahora que en este correo me escrive el Conde de Zambeccari que esta muger no se halla en Bolonia, sino en Florencia donde e le ha prevenido quanto puede combenir para animarla a que se ponga en viage sin perdida de t.po, pero que dificolta muchissimo lo quieta egecittar sin tener primero el permiso de estos Cavallero Grimani. I aunque en vista de mis repitidos continuados recursos, y de la specie que vajo mano he hecho entender a los citados Grimanes, de que no yendo a España la thesi, tampoco ripresenterà en este Theatro, se manifiestan estos Cavalleros mas blandos, todavia no han combenido en darle permiso (pero espero conseguirle mediante las insignuaciones que les he hecho hacer) escusandose presentemente con decir que ya de Nap.s ha partido para essa corte la Beccareta [Facchinelli] en lugar dela Thesi, lo que no constandome a mi no puedo entrar en esta cruenta ademas de que por otra parte he oy do que esta Muger va para el Theatro de Madrid, y no para la Opera que se deve hacer en celebridad delas R.s bodas; sin embargo la m.r dificultad consiste oy en que la thesi escrive a los Grimanes que esta confirma a venir a este Theatro, y que no ha dado palabra de pasar a España antes bien descara escusarse, y como puede ser natural que a instigaciones delos mismos, y a sus persuasiones se retracte esta muger de lo que dijo al Conde de Zambeccari, y que ya no quieta yr a España, me ha parecido prevenir al referido Zambeccari, que en este caso le haga entender, que quando no passe a essa Corte, no espere representar en este Theatro porque no se lo haré permitir. Sobre que solo aguardo saver la respuesta que darà la Thesi, para advertir con espresso a Zambeccari dela ultima resoluz.n que aqui se tamuré […]. [40]

Non vanno escluse le schermaglie della virtuosa sia con Zambeccari che con i Grimani che portano il diplomatico lagunare a ricorrere al governo per poter sollecitare i proprietari della sala a "liberare" la prestigiosa artista:

Ex.mo s.or

Amigo y s.r mio. Tengo informado a V.E. con mis antecedentes delos passos, que por mi parte he dado con estos Cavalleros Grimanis para que por la suya deja sen en libertad a la Victoria Tesi, afin de poderse poner en viage para Madrid con la brevedad posible a el qual se hallava prompta segun me escrivio el Conde Zambecari, aunque al mismo tempo escriva la Tesi a los Grimanis, que desseava mantener su contrata de representar en este Theatro, menos, que estos no le manda sen partir para España; delas respuestas que me han dado, y de mis replicas siempre interesando mi persona en ellas, sin empeñar; pero haviendome escreto el P.e Ascanio de Florencia en f.ha de 22 del pass.do que en a quel Pueblo ha ohido, que los citados Grimanis han negado a la Reyna n.ra señora esta justa satisfacion, que les pedia por mi medio; me ha parecido preciso remediar a este incombeniente, con hacer una insinuacion a este Governo, que ha producilo el efecto desseado, puesen vista della, los mismos Grimanis ha tenido por bien dejar en libertad a esta muger, con manifestarme, que sin embargo delas conocidas quiebras, que padeceran en sus interesse, tenia nel mayor gusto de g. yo quedase ay reso en mi empeño, y que la tesi passase a esa Corte como desseava a cuyo fin, y con gran fineza, me embiaron antes de ayer 3 del Corr.te; el permiso, para que esta Muger pudiese hacer su viage sin el menor embarazo, el qual despache inmediatam.te, con estafeta, al Conde Zambeccari, para que la haga poner en camino sin perdida de tempo, encargandole le egecute con la brevedad posible, y creera; que a estas oras aya emprendido su marcha.

Las Cosas, que se passan aqui con Cantarinas, Comediantas, e Impresarios, no son crehibles en España, porque ahì ay otro methodo de obrar con semejantes gentes. La Tesi al propio tiempo, que assegurava al Conde Zambeccari (segun los avisos de este) que se hallava prompta para ponerse en viage para España, escrivia a los Grimanis, que sentiria doverle hacer, y que estava conforme en venir a este Theatro. Por otra parte conociendo los Grimanis lo que descaeveria su opera faltandole el primer papel, no podian tolerar que se apartase a esta Muger, no hallandose por aquì otra igual, que ocupase su hueco. El mismo Governo compuesto todo de patricios los mas Parientes delos Grimanis, y los otros aderentes, y amigos, sentia desgustarlos, a demas de que sudesse no es otro, que el de tener en este Theatro los mejores sugetos de Europa, por el concurso, que a carrean assi del Pueblo, como de Forasteros; pero todo se ha vencido a mi ruego, haviendo obrado estos Cavalleros con gran generosidad en romper el contracto, que yà tenian hecho con la Tesi, lo que en otras ocasion no han podido conseguir, ni el Rey de Zerdeña, ni otros Sobranos de dejar en libertad a una parte, que estubiese ya con ella contractada. [41]

Dopo circa due mesi la questione si conclude felicemente grazie all'opportuno coinvolgimento del governo veneziano, il faticoso negoziato aveva "bloccato" apparentemente le attività politiche delle figure implicate che chiaramente avevano svolto una raffinata concertazione tesa a soddisfare la volontà dei monarchi e a salvaguardare l'"armonia" europea da screzi apparentemente innocui.

L'ambasciatore Luigi Reggio e Branciforte principe di Campofiorito è più volte al centro di questioni teatrali e nel 1737 relaziona a Montealegre sulle traversie di Porpora in occasione di un ingaggio per il Teatro di San Carlo. Nel novembre il musicista napoletano mette a parte l'emissario borbonico dell'incresciosa risoluzione di desistere dalla scrittura di una partitura destinata al nuovissimo teatro per il carnevale non avendo ricevuto il libretto da musicare benché le pressanti sollecitazioni fatte sia all'impresario Carasale che all'uditore generale dell'esercito Erasmo Ulloa Severino «Delegado del nuevo Real Theatro» - «Ex.mo S.or / Muy S. mio. Nicolas Porpora celebre Maestro de Capilla que se halla en esta Dominante, me ha presentado los adsuntos papeles con motivo de aversele escreto de essa Ciudad por el mes de Iulio prox.mo passado devia componer la opera en Musica que en este Carneval se deve hacer en uno de essos theatro, acuyo efecto sele afrecio embiar el titro para que emperase a travajar, y respecto de que hasta aqui no le ha llegado siendo el tempo muy abanzado, supone que por este motivo ha desudo de componer una opera para uno delos theatros de Roma, y otras casas a que se ha escusado por no saltar alo que de ahy se le mandava, y como en esta de pendencia no estoy informado, remito a VE. Los mismo papeles que me ha entregado, con una carta que escrive el Director de essos theatros, afin que VE. En su vista pueda mandarme lo que se deverà responder a este  sugeto […]». [42] L'incartamento che giunge a Montealegre reca le copie di tre lettere di Porpora e di una inviata al compositore dall'impresario del Teatro Alibert di Roma Antonio Mango per chiedergli la scrittura di una nuova opera: «Sig.r mio P.ne Oss.mo / Avendo sempre avuta in considerazione la virtù di V.S. per l'esperienza autane nell'Impresa del Teatro Caprinica, ove per due volte mi à favorito con tanto mio profitto, ora che ò preso il Teatro Alibert' l'auvanzo le suppliche, acciò mi favorisca di venire à comporre l'ultima opera per il prossimo Carnevale colla solita paga, seù, onorario di scudi quattro cento Romani, casa con mobili per V.S., e suo Cameriere, e Tavola. Spero che sarà per onorarmi, e desidero di sua risposta, con l'onore de suoi Comandi resto immutabilm.te riprotestandomi. / D.V.S. / Roma 27 Luglio 1737 / Divotiss:mo ed Oblig:mo Ser:tor / Antonio Mango / [al] Sig.r Nicola Porpora / Venezia». [43] Nel luglio del '37 il compositore lusingato per essere stato interpellato a scrivere una nuova opera per l'edificando teatro partenopeo chiede, con notevole circospezione, una serie di ragguagli all'uditore sulle voci contrattuali da fissare con l'impresario dal quale attende l'invito ufficiale:

Ill.mo Sig.re Sig.re e P.ne mio Col.mo

Si dagl'effetti, come dalla di Lei gentilissima distinguo l'onore che s'è degnata V.S. Ill.ma compartirmi appresso di S. M. N. Sig.re, e vengo in chiaro del consaputo affare. Sicche dunque (siccome dalla di Lei Compitissima rilevo) n'attendo dal Sign.re D. Angelo Carasale Impressario l'invito, colle proposizioni, quali spero convenevoli ed oneste per stabilirsi ciò che da me oprar dorassi, e dal detto Sig.re Impressario corrispondersi per spese de Viaggi, ed onorario, o sia à titolo di regalo per mie fatighe da farsi, acciò mai possa nascervi alcun equivoco.

Di nuovo però mi dichiaro, protestandomi, che trattandosi di semplice command. di S.M.N.Sig.re mi umilio sin'a terra, renunciando ogni sudetta proposizione, e pretenzione; essendo ampla mercede l'onore di ubbidirla, per potermi gloriare, e farmi distinguere anch'io nell'infinito numero dei fedelissimi suoi fortunati Sudditi in ogni tempo, e in ogni luogo. Attendero frattanto l'onore di qualche riv.mo e di lei Commandamento pregandola à proseguire di favorirmi colla sua autorevole efficacia, qual mi riprotesto incessantemente.

Di V.S.Ill.ma

Venezia 19 Luglio 1737

Divotis:mo Ser:dor Obl:mo

Nicola Porpora

[a] Ill.mo Sig.r D. Erasmo Ulloa Severino

Napoli [44]

A settembre il maestro ricorre nuovamente all'uditore sollecitando una lettera d'impegno da parte di Carasale e soprattutto reclama una serie di informazioni e richieste per poter lavorare soddisfacentemente per il teatro della "sua" città:

Ill.mo Sig.re Sig.re e Patr.ne mio Col.mo

Non hò tralasciato di far usar nuove diligenze a cotesta Posta, come anche à quella di Roma, ne si e trovata alcuna lettera del Sig.re Carasale: Onde essendo il tempo stretto per dover risolver altri trattati, hò già definito, ed escluso tutti; e stabilito di venir sicuramente à ricevere l'onore compartitomi dalla Real Clemenza, con ubbedire alla cieca, e portarmi personalmente à suo tempo, che sarà, à Dio piacendo, avanti del S. Natale per comporre e dirigere la terza Opera del venturo Carnevale in questo Nuovo Regio Teatro; avendone anche in questa notte istessa partecipato con una mia al Sig.r D. Angelo Carasale per sua sicurezza; non essendo più tempo da passarla in discorsi; avendolo similmente priegato di far metter all'ordine più presto gli sarà possibile, adattato alla Compagnia il Dramma e favorirmi anticipatamente con inviarmene almeno buona parte, colla nota della Compagnia, e distribuzione delle parti, acciò possa con mio commodo, e più matura riflessione servire à S.M., spero che V.S.Ill.ma non disaprovi la mia resoluzione, e che voglia degnarsi di proseguire à proteggermi, come di comandarmi; Intanto pieno d'ossequioso rispetto bacio div.te à V.S.Ill.ma le mani.

Di V.S.Ill.ma

Venezia 21 7mbre 1737

Devotiss:mo Ser:re Obligatiss:mo

Nicola Porpora

[a] Ill.mo Sig.r D.n Erasmo Ulloa

Napoli. [45]

Nella medesima data invia una missiva all'impresario dello stesso tenore sperando in una rapida risoluzione [46] e soprattutto confidando di ricevere il testo da intonare che sarà spedito soltanto il 26 novembre per cui Porpora andava «renovando la opera de Theseo y Ariana» [47] rappresentata nel '27 al Teatro San Giovanni Grisostomo di Venezia mentre Carasale dava «disposicion para que asu tempo devido, se hiziese la opera de Artaserse con la Musica de Vingi que quedava regulando y acomodando Lionardo Leo; por lo que ha suspendido su marcha el referido Porpora». [48] Montealegre apprende con disappunto la risoluzione dell'impresario e quella del musicista che debutterà sulle tavole sancarliane nel gennaio del '39 con La Semiramide riconosciuta eseguita da un cast stellare che annoverava, tra gli altri, Vittoria Tesi, Gaetano Majorano detto Caffarelli, Mariano Nicolini e Angelo Amorevoli. [49]

Le partiture esibite dai grandi teatri europei sono poi merce preziosa per gli ambasciatori disposti ad acquisire le vagheggiate carte ricorrendo talvolta a espedienti poco ortodossi. Le famiglie reali attendevano con ansia le casse di musica per trascorrere piacevoli ozi finalizzati alla conoscenza di nuove musiche nonché dei gusti e stili praticati presso altre latitudini. Gli scrittoi dei diplomatici assommano richieste incessanti di partiture da parte dei loro signori, una vera e propria mania pervade alcune figure regali come nel caso della sorella di Carlo di Borbone Maria Vittoria regina di Portogallo che con insistenza reclama l'invio di opere da Napoli prima al fratello e poi al nipote Ferdinando. [50]

Montealegre più volte si fa portavoce della volontà del re e della sua consorte Maria Amalia per ottenere, in tempi rapidi, partiture destinate ad arricchire la fornitissima biblioteca musicale di palazzo e a essere rappresentate nel domestico teatro di corte per ravvivare la vita di palazzo. [51] Nel '39 il marchese di Salas allerta gli emissari bolognese, veneziano e madrileno per raccogliere quanti più intermezzi possibili. [52] I personaggi di stanza nelle tre città con acribia avviano un certosino lavoro per individuare i canali più fruttuosi da battere per soddisfare la reale volontà: va da sé che il loro primo pensiero va a individuare le maestranze dedite a questo repertorio nella speranza di poter acquistare i repertori da loro posseduti.

Guido Bentivoglio d'Aragona da Venezia invia una nota di «quattordici intermezzi buffi» che prontamente saranno acquistati su indicazione del ministro, commissionati da Napoli, «bin intiso che siano colla musica, e le parole» [53], e annuncia che cercherà di procurarsi quelli «che avrà lasciato il famoso buffo Cavana, che mi dicono essere morto in Padova» mentre suggerisce di interpellare «la Santa Marchesini, pur bravissima buffa, che si trova ora in Spagna [che] ne avrà presso di se parimenti molti altri, indi potrà V.E. aver la benignità di farli fornire a quella parte i suoi cenni». [54] Anche Zambeccari da Bologna «doppo molte esatissime prattiche fatte con ogni più forte premura appresso li più acreditati Professori Musici burleschi» ha trovato un numero esiguo di intermezzi non presenti nella lista fornitagli da Napoli in «cui rillevasi che quasi tutti i migliori, e di maggior grido sono già in potere di V. E.». [55]

Dalla laguna ben presto giunge alla corte partenopea una lista di intermezzi - «Drusilla, ed Arcano / Delfo, e Lisetta / Madama del Bosco / Zamberlucco, e Palandrana / Tilla, e Vallasco / Pimpinone, e Vespetta / La Giardiniera / La Cantatrice / Il Vecchio pazzo in amore…Tartini, e M.r Somis / L'Arpagone, e Fiammetta…Bigaia / La pretiosa Ridicola Madama Dulcinea, et il Cuoco del m.se del Bosco…Gasparini / Sorbina, e Cialdone / La Scuola delle Mogli / La pace y amore / Eurilla, e Beltramme Armeno / Altro Intermezzo in tre diverse parti, ciò è il primo atto / L'Ippocrita in Maschera / Second. Atto Polissena Ved.a / Terzo Atto Don Gilonne Filosofo» [56] - ma dal golfo si reclamano anche dei drammi per i quali il Bentivoglio ricorre ad Apostolo Zeno per avere gli opportuni ragguagli sulla sua opera e su quella di altre figure ragguardevoli:

Eccellenza

Per la ricerca che V.ra Ecc.a si degnò di farmi per ritrovare Libretti di Opere Drammatiche secondo li requisiti espressi nella nota che ricevo annessa all'umanis.o suo Foglio Segnato dì 17. del decorso Mese, ho già incamminate le prime diligenze app.o questo Sig.e Apostolo Zeno, che qui si ritrova, ed hò almeno da esso ricevuta la necessaria istruzione per poter sapere quali, e quante sono le opere da esso fatte, e gli Anni precisi in cui sono state rappresentate, affine di poter poi procurare di fare acquisto di que libri che non siano stati dagl'altri Teatri adulterati, ma siano tali quali sono esciti dalla Penna del celebre loro autore. Il med.o mi hà dato notizia, che vi è tra gl'altri Compositori di Drammi un Autore antico che vien chiamato il Noris, il quale hà composto veram.e con introdurre nel Teato (sic) apparenze, macchine, ed altro di simil natura, lo che in ciò corrisponderebbe più espressamente alla ricerca fattami dall'Ecc.za V.ra; Ma aggiunge poi che come l'Autore è del Secolo passato, così hà scritto in quella forma, che se allora era reputata buona, oggi però è non solo fuori d'uso, ma rincrescevole, e noiosa, e forse poco propria alla Musica che presentemente costuma. Non ostante io non perderò di attenzione affine di servire a V.ra Ecc.za a seconda degli umaniss.i suoi coman.i […] Venezia 4. Aprile 1739

P:S: Mi ero dimenticato di dirle ch'io so di certo che il fù Dott.r Salvi al tempo della sua morte lasciò un Dramma non mai fin ora ne recitato ne stampato, il quale và sotto nome di Antonino, e Geta. In oggi si ritrova questo in mano di altro Dott.e Salvi figlio del primo, che sta in Firenze, onde stimo che l'Ecc.za V.ra potrà farne fare colà le opportune diligenze per farne l'acquisto, volendolo […]. [57]

Indefessamente scova un'ulteriore giacimento di intermezzi disponibili sul mercato - «Canopo, e Lisetta / Lidia e Ircano / Pampaluga, e minestrone / Le Tre Melisse / La Farfalletta / La Chioccolata / Il Fanfarone / Tilla, e Pancrazio / Dorinda Vecchia, e Lesbino Paggio di Corte / L'Avaro Prodigo / Collombina, e Rinoceronte Coviello / Pernella, ed Elpino / Melissa Contenta / Melissa Vecchia / Colla, ed Aurilla / Silvano, ed Elpina / Il Medico / La Trufaldina, e Petronio Bolognese / Macrina, e Cerfoglio / Colla, e Drusilla / Griletta, e Fanfarone / Alcina, e Pulcinella» [58] - e si presta anche ad inviare alcuni intermezzi di cui esiste solo il libretto in quanto Montealegre intende farli musicare in città da «uno di questi migliori mastri di cappella». [59]

Intanto sul fronte bolognese si entra in contatto con Filippo Bombaciari e Rosa Ungarelli possessori di un nutrito fondo di musiche [60] che Montealegre è intenzionato ad acquistare purché «siano assai belli, nuovi, e non più veduti […] colla loro respettiva musica mentre essendo diversamente non servirebbe di farne l'acquisto». [61]

Mentre si avvia la copia degli intermezzi custoditi da Bombaciari e Ungarelli, Zambeccari rintraccia altre partiture - «Melissa contenta / Melissa vecchia / Colla, ed Aurilla / Silvano, ed Elpina / Il Medico / La Trufaldina, e Petronio bolognese / Macrina, e Cerfolio / Colla, e Drusilla / Grilletta, e Fanfarone / Alcina, e Pulcinella / Tilla, e Pancrazio / Dorinda vecchia, e Lesbino Paggio di Corte / L'Avaro prodigo / Colombina, e Rinoceronte Coviello / Il Vecchio pazzo per amore / Pernella, ed Elpino.» [62] - per cui nel giro di pochi mesi il ricco repertorio di intermezzi comprati va ad arricchire la biblioteca di corte e il repertorio del teatrino. [63] Da sottolineare è anche la spasmodica ricerca di partiture con tre cantanti che è prontamente esaudita: Zambeccari a giugno comunica che dei diciotto intermezzi visionati si sono «trovati solamente sette, che sono di tre parti, hò questi fatto copiare con le parole, e la musica, e li trasmetto a V.e. questa sera, indirizzandolo secondo il solito al Direttore della Posta di Roma Don Luigi Garzia Ramos, chiusi, e ben'accomodati in una cassetta, accio la inoltri a V.E.». [64] Preziose casse musicali percorrono intricati itinerari portando il proprio "tesoro" in giro per l'Europa a testimonianza di una cultura sonora diffusa: non solo le troupe di musicisti irradiano il mondo del "benefico" prodotto ma anche gli ambasciatori partecipano con dedizione alla diffusione di repertori che raccontano di memorabili allestimenti e amplificano la fama di ambite maestranze.


Note

1. Il presente contributo si fonda principalmente sullo spoglio sistematico del fondo del Ministero degli Affari Esteri custodito presso l'Archivio di Stato di Napoli (da ora contrassegnato dall'acronimo MAE) intrapreso da tempo e rientra in un più vasto progetto di ricerca internazionale che intende schedare tutti quei materiali prodotti dalle diplomazie europee nel corso del Settecento contenenti informazioni di carattere spettacolare e musicale. Nelle note si ovvierà per motivi di spazio a riportare meticolose informazioni bibliografiche ricorrendo solo a quelle maggiormente significative per la comprensione dell'argomento affrontato. Pertanto per l'inquadramento storico si rinvia alla recente fatica di Giuseppe Galasso, Storia del Regno di Napoli, 5 voll., Torino, UTET, 2006-2007, IV, pp. 3-275 e per le arti della scena a Napoli alla Storia della musica e dello spettacolo a Napoli. Il Settecento, a cura di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione, 2 tomi, Napoli, Turchini Edizioni, 2009 mentre per il fenomeno nell'Europa centrale a Italian Opera in central Europe 1614-1780, edited by Melania Bucciarelli - Norbert Dubowy and Reinhard Strohm, 3 voll., Berlin, Berliner Wissenschafts, 2006-2008, III vol., Opera subjects and european relationships, edited by Norbert Dubowy - Corinna Herr and Alina Zorawska-Witkowska. Utili notizie si desumono anche da Carlo di Borbone, Lettere ai sovrani di Spagna, a cura di Imma Ascione, 3 voll., Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per gli Archivi, 2001-2002. Per ulteriori notizie sulle vicende "raccontate" dalle carte diplomatiche si veda Ausilia Magaudda - Danilo Costantini, Musica e spettacolo nel Regno di Napoli attraverso lo spoglio delle «Gazzette» (1675-1768), Roma, ISMEZ, 2010 a cui si rimanda anche per la ricca bibliografia alle pp. 569-605. Per i personaggi citati nei documenti si rinvia a Bernardo Tanucci, Epistolario, 20 voll., Roma, Edizioni di Storia e Letteratura poi Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato poi Napoli, Societa Napoletana di Storia Patria, 1980-2003.

2. Eloquenti esempi si desumono, per l'ambito napoletano settecentesco, da Hans-Bertold Dietz, The Dresden-Naples connection, 1737-1763: Charles of Bourbon, Maria Amalia of Saxonia, and Johann Adolf Hasse, in «International Journal of Musicology», V (1996), pp. 95-130; Paologiovanni Maione, La musica "viaggiante" nelle carte dei ministri napoletani a Dresda nel Settecento, in «Studi pergolesiani / Pergolesi Studies», 8 (2012), pp. 101-170; Id., Gli impieghi delle virtuose tra alcova e palcoscenico, in Francesco Cotticelli - Paologiovanni Maione (a cura di), Attrici-cantanti dei secoli XVII-XVIII, in corso di stampa; Id., Il teatro della regalità: il viaggio della sposa sovrana verso il trono di Partenope, in I concerti del Principe. Musica e Storia nelle corti italiane alla fine·dell'Ancien Régime, in corso di stampa; Id., «Es la unica diversion que Su Alteza tiene»: melodrammi e notizie musicali tra le corti di Napoli e Lisbona nel Settecento, in Niccolò Jommelli, Christoph Willibald Gluck and Pedro António Avondano, in the occasion of their 300th anniversary: The circulation of musical repertoires in 18th century Europe, in corso di stampa.

3. Cfr. MAE, f. 2181, 10/VIII/1745, cc. n.n., Giulio Cesare Valmagini al conte Galeazzo Bolognini a Dresda.

4. Ibidem.

5. Ibidem.

6. Ivi, 10/VIII/1745, cc. n.n., Valmagini al conte Bolognini a Dresda, si tratta di un'altra relazione inviata nella stessa data del memoriale citato nella nota 3.

7. Ibidem.

8. Sulle fonti documentarie settecentesche si rinvia a Paologiovanni Maione (a cura di), Fonti d'archivio per la storia della musica e dello spettacolo a Napoli tra XVI e XVIII secolo, Napoli, Editoriale scientifica, 2001 e Imma Ascione, Le fonti documentarie, in Storia della musica e dello spettacolo a Napoli, pp. 33-56.

9. Cfr. P. Maione, Il teatro della regalità: il viaggio della sposa sovrana.

10. Il memoriale è in MAE, f. 830, cc. n.n., 1731.

11. Ibidem.

12. Ivi, cc. n.n., 1731.

13. Cfr. C. di Borbone, Lettere ai sovrani di Spagna, pp. 251-351.

14. MAE, f. 831, c. n.n., Piacenza 30/X/1732, Joseph Joachin Montealegre marchese e poi (dal 1740) duca di Salas, a padre Salvatore Ascanio a Firenze.

15. Ivi, c. n.n., Parma 30/I/1733, Montealegre a padre Ascanio a Firenze.

16. Ivi, c. n.n., Parma 9/XII/1732.

17. Ivi, cc. n.n., Piacenza 13/IV/1733, Montealegre al Juán Bautista Orendayn marchese de la Paz. Cfr. Anche ivi, cc. n.n., Piacenza 13/IV/1733, Montealegre al marchese de la Paz: «Permanece el Real Infante en la perfecta salud, que tanto importa, y la diversidad de obretos que le ofrecen La Opera, la Feria, el concurso de Forasteros […]. Las demas noches hà asistido su A.R. à la Opera y se hà mantenido hasta elfin sin embargo de Duran quatro horas, y media muy buenas; y esta el toda la plausible Distribucion que hace S.A.R. de su tiempo desde que se halla en Piacencia».

18. Ivi, c. n.n., Piacenza 26/IV/1733, Montealegre al marchese de la Paz.

19. Ibidem.

20. Ivi, c. n.n., Piacenza 1/V/1733, Montealegre al marchese de la Paz.

21. Ivi, f. 4839, cc. n.n., incartamento del 12/VI/1733.

22. Ivi, cc. n.n., Piacenza 25/VI/1733, il conte Ignazio Rocca a Montealegre a Parma.

23. Ivi, c. n.n., Piacenza 29/VI/1733, il conte Rocca a Montealegre a Parma.

24. Ivi, f. 4840, c. n.n., Piacenza 17/IX/1733, il conte Rocca a Montealegre a Parma.

25. Cfr. ivi, f. 831, c. n.n., Parma 31/I/1733, Montealegre al marchese de la Paz e ivi, c. n.n., Parma 16/II/1733, Montealegre al marchese de la Paz

26. Ivi, c. n.n., Parma 15/II/1733, Montealegre al marchese de la Paz.

27. Ivi, c. n.n., Colorno 19/VI/1733, Montealegre a padre Ascanio a Firenze. La commedia in questione è El licenciado Vidriera di Cervantes pubblicato nel 1613.

28. Si veda C. di Borbone, Lettere ai sovrani di Spagna, passim.

29. Cfr. Paologiovanni Maione, Classicità di Metastasio: la virtù del poeta e il mestiere del teatro. Musici viaggianti e itinerari della scena nell'Europa del Settecento, in Mario Valente - Erika Kanduth (a cura di), La tradizione classica nelle arti del XVIII secolo e la fortuna di Metastasio a Vienna, Roma, Artemide Edizioni, 2003, pp. 281-301.

30. Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Wien, Österreich (da ora HHSA), Obersthofmeisteramt - Akten, Karton 35, s.d. Su Angelo Ragazzi si vedano Renato Di Benedetto, The Sonate a quattro of Angelo Ragazzi (1736), in International Musicological Society Congress Report, Copenaghen, 1972; Francesco Cotticelli - Paologiovanni Maione, Le istituzioni musicali a Napoli durante il Viceregno austriaco. Materiali inediti sulla Real Cappella ed il Teatro di San Bartolomeo, Napoli, Luciano, 1993, pp. 87 e 136; Idd., «Onesto divertimento, ed allegria de' popoli». Materiali per una storia dello spettacolo a Napoli nel primo Settecento, Milano, Ricordi, 1996, pp. 199 e 224-225; Idd., Per una storia della vita teatrale napoletana nel primo Settecento: ricerche e documenti d'archivio, in «Studi Pergolesiani / Pergolesi Studies», III (1999), pp. 70-71.

31. HHSA, Obersthofmeisteramt - Akten, Karton 35, c. 254r.

32. Ibidem.

33. Ibidem.

34. Ibidem.

35. Ivi, c. 254v.

36. Ivi, cc. 254v-255r.

37. Si rinvia a P. Maione, Gli impieghi delle virtuose tra alcova e palcoscenico.

38. Cfr. MAE, f. 2247, cc. n.n., Venezia 15/VIII/1739, il Luigi Reggio principe di Campofiorito a Montealegre: «Ex.mo S.or / Muy s.or mio. Haviendome encargado el s.or Marq. Escoti de orden de S. Mag.d con carta de 20 del pass.do que si se encontrase en esta Dominante la Virtuosa Victoria Thesi, procure embiarla, a España en lugar dela Faustina; Respondo a V. Ex.a la carta de que es copia la adsunta por la que se sirvirà V.E. ver los pasos que he dado con estos Impresarios para que la dejasen en livertad, y lo que me ha parecido advertir al Conde de Zambacari en este asumpto, y en unta delas respuestas de aquellos. […]».

39. Ibidem.

40. Ivi, Venezia 22/VIII/1739, il principe di Campofiorito a Montealegre: copia della lettera inviata al marchese Scotti sull'arruolamento della Tesi.

41. Ivi, Venezia 5/IX/1739, il principe di Campofiorito a Montealegre: si allega la lettera inviata al marchese Scotti.

42. Ivi, f. 2245, cc. n.n., Venezia 23/XI/1737: il principe di Campofiorito a Montealegre.

43. Ibidem,

44. Ibidem.

45. Ibidem.

46. Ibidem: «Ill.mo Sig.re Sig.re e P.ne mio Col.mo / Nell'ultima gentilissima del Sig.r D.n Erasmo Ulloa rilevai che mi aveva V.S.Ill.ma scritto circa del consaputo affare dell'opera, e per quante mai diligenze abbia usato in questa Posta, come in Roma, non si è trovata alcuna sua lettera. Dovendo io dunque risolvere altri trattati, che avevo sì in questa Città, come altrove, essendo il tempo breve, alfine hò renunciato, e definito tutti, avendo fermamente stabilito di venire, come spero in Dio, prima di Natale personalmente ad ubbedire il Sagro Comandamento di Sua M.à. / Ciò serva à V.S.Ill.ma di avviso, e sicurezza pregandola intanto di anticiparmi costà la Poesia del Dramma colla nota della Compagnia, e distribuzione delle Parti, acciò possa con mio maggior commodo, e riflessione servirla meglio, che mi sarà possibile. / Mi è noto il suo gran buon genio, e la sua grand'Anima, onde non avrà altra pena, che onorarmi d'altri suoi riveriti command.ti, e credermi qual mi confesso di ossequioso rispetto. / Venezia 21 7mbre 1737 / Divotiss:mo Ser:tor Obligatiss:mo / Nicola Porpora / [a] Ill.mo Sig.r D.n Angelo Carasale / Napoli».

47. Ivi, f. 2246, cc. n.n., Venezia 28/XII/1737: il principe di Campofiorito a Montealegre.

48. Ibidem.

49. Sulla programmazione sancarliana si veda Paologiovanni Maione - Francesca Seller, Teatro di San Carlo di Napoli. Cronologia degli spettacoli 1737-1799, Napoli, Altrastampa, 2005

50. Esemplare è il fenomeno della corte portoghese come si evince da P. Maione, «Es la unica diversion que Su Alteza tiene»

51. Cfr. P. Maione, La musica "viaggiante" nelle carte dei ministri napoletani a Dresda.

52. Sugli intermezzi la letteratura è particolarmente copiosa si vedano almeno Gordana Lazarevich, The Role of the Neapolitan Intermezzo in the Evolution of Eighteenth-Century Musical Style. Literary, Symphonic and Dramatic Aspects, 1685-1735, Ph. D. Diss., Columbia University, 1970; Ead., The Neapolitan Intermezzo and its Influence on the Symphonic Idiom, «The Musical Quarterly», LVII (1971), 2, pp. 294-313; Ead., Hasse as a Comic Dramatist: the Neapolitan Intermezzi, «Analecta Musicologica», 25 (1987), pp. 287-303, Irene Mamczarz, Les intermèdes comiques italiens au XVIIIe siècle en France et en Italie, Paris, CNRS, 1972; Charles E. Troy, The Comic Intermezzo, Ann Arbor, UMI, 1979; Franco Piperno, Buffe e buffi (considerazioni sulla professionalità degli interpreti di scene buffe ed intermezzi), «Rivista Italiana di Musicologia», XVIII (1982), pp. 240-284; Id., Appunti sulla configurazione sociale e professionale delle «parti buffe» al tempo di Vivaldi, in Lorenzo Bianconi - Giovanni Morelli (a cura di), Antonio Vivaldi: teatro musicale, cultura e società , Firenze, Olschki, 1982, pp. 483-497; Id., Gli interpreti buffi di Pergolesi. Note sulla diffusione della "Serva Padrona", «Studi pergolesiani. Pergolesi Studies», 1 cit., pp. 166-177; Id., Note sulla diffusione degli intermezzi di J. A. Hasse (1726-1741), «Analecta musicologia», XXV (1987), pp. 267-286; R. Strohm, L'opera italiana del Settecento cit., pp. 113-139; Raffaele Mellace, Gli intermezzi di Pergolesi e di Hasse: due produzioni a confronto, «Studi pergolesiani / Pergolesi Studies», 5 (2006), pp. 187-210.

53. MAE, f. 2218, inc. 4, cc. n.n., Venezia 28/II/1739, minuta di Montealegre datata Portici 10 marzo 1739.

54. Ivi, Venezia 28/II/1739, lettera di Guido Bentivoglio d'Aragona a Montealegre.

55. Ivi, f. 147, inc. Portici 10/III/1739, cc. n.n., Bologna 25/II/1739, lettera di Paolo Zambeccari a Montealegre.

56. Ivi, f. 2218, inc. 13, cc. n.n., Venezia 14/III/1739, Bentivoglio d'Aragona a Montealegre, nota allegata alla missiva.

57. Ivi, Venezia 4/IV/1739, Bentivoglio d'Aragona a Montealegre. Alla missiva è allegata la «Nota degl'Intermezzi, che vano, acchiusi nella Cassetta. / Drosilla, ed Ircano / Lisetta, ed Astrobolo / Madama del Bosco / Zamberlucco, e Palandrana / Tilla, e Velasco / Pimpinone, e Vespetta / La Giardiniera / La Cantatrice».

58. Ivi, inc. 20, cc. n.n., Venezia 1/V/1739, Bentivoglio d'Aragona a Montealegre.

59. Ivi, inc. 30, Venezia 6/VI/1739, cc. n.n., Napoli 16/VI/1739, minuta di Montealegre a Bentivoglio d'Aragona.

60. Ivi, f. 147, inc. Portici 31/III/1739, cc. n.n., Bologna 21/III/1739, Zambeccari a Montealegre: «In seguito dell'ordine veneratissimo, che vengo di ricevere nella stimatissima di V.E. segnata li 10 Corrente, di provvedere tutti li sedici Intermezzi, de quali trasmisi la Nota colla loro musica, e le parole, affine di andarli a V.E. rimettendo a misura, che io li ricevo; non ò mancato di subito chiamare quei Professori, che me li hanno promessi, per convenire del prezzo, e del tempo, in cui dar mi possono li esemplari di detti Intermezzi, e siccome questi li devo avvere da due Parti, cioè da certo Filippo Bombaciari, e dalla Rosa Ungarelli, cosi quanto mi è riuscito facile di condure il primo a darmi li suoi, che sono dieci per il raggionevole prezzo di un Zecchino l'uno dentro il termine delli 15 del Venturo; altrettanto difficile ò trovata l'altra, che prettende tre doppie delli sei, che può darmi, sul rifflesso, dice ella, di essere la maggior parte nuovi, e non più veduti. Intanto però che il Bombaciari travaglia nella Copia de dieci antedetti per i quali mi sono già accorda.to, suplico V.E. dirmi se dovrò prendere li altri sei ancora dell'Ungarelli, non ostante la diversità del prezzo, che non ò volsuto fermare […]».

61. Ivi, Portici 31/III/1739, Montealegre a Zambeccari a Bologna.

62. Ivi, Bologna 11/IV/1739, Zambeccari a Montealegre.

63. Si riporta la documentazione relativa alla spedizione dei materiali: ivi, lettera da Bologna 18/VII/1739, Zambeccari a Montealegre: «Resta finalmente terminata la Copia delli Cinque Intermezzi, che V.E. mi ordinò di comprare dalla Rosa Ungarelli, anche col pagamento della grave prettensione di tre doppie l'uno; mi è però riuscito di avere il piccol vantaggio, che la medesima si carichi della spesa in farli copiare, e che questa si comprenda nelle sudette tre doppie […], ne ingiungo qui la nota, e li spedisco questa sera a Roma […] Nota delli intermezzi che devono trovarsi nella Cassetta, che si spedisce questa sera 18 Luglio 1739 / Grillone, e Marinetta / Melinda, e Tiburzio / Tarpina, e Zelone / Arnolfo, e Dalisa / Pimpinone, e Grilletta / Lesbina, e D. Micco»; ivi, inc. Napoli 28/VII/1739, al conte Zambeccari si chiede di procurarsi il libretto di Bertoldo, Bertoldino, e Cacasenno; ivi, inc. Napoli 18/VIII/1739, lettera da Bologna 8/VIII/1739, Zambeccari comunica di aver acquistato due copie «del Libro intitulado Bertoldo, Bertoldino, y Caccaseno» e di averle spedite a Napoli.

64. Ivi, inc. Napoli 7/VII/1739, cc. n.n., Bologna 27/VI/1739, Zambeccari a Montealegre.