Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Pisa

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Roma, 15 marzo 1585

Med. 5092, n° 31 (cc. 58r-59r), firma autografa

//c. 58r//

Sforza Cordovato riceverà da me nelli negotii suoi tutto quel favore che io potrò farli, stimandomene molto bene tenuto per li medesimi respetti che muovono Vostra Altezza a raccomandarmelo, che obligano me ancora, sì come ho detto a lui, quando con le lettere sue m’ha reso quelle dell’Imperatore [1], che trattano di questo medesimo. A messer Alessandro dal Lago parimente mi son offerto, et prestarò tutto quello aiuto, che possa venire dall’opera mia nelle occorrenze che tratta de Cantoni cattolici svizeri, sapendo io molto bene quanto obligata sia Vostra Altezza et la casa nostra alla amorevole volontà loro verso di noi, della quale fin’hora me li sono  mostrato molto informato per darli occasione di valersi di me tanto più confidentemente. Non sapevo vedere ancora io come in quel Giovanni Pimentelli d’altra professione potessino esser tanti secreti di fortificatione […]a sono il più delle volte ciurmerie, et però bene haveva fatto Vostra Altezza mandandolo a suo viaggio. Ho sentito con molto piacere che monsignor Spinello [2] fusse stato raccolto da Vostra Altezza, come egli si prometteva, et io havendolo sempre visto volentieri l’aiutarò tanto più per l’avvenire nelle occasioni, vedendo di farne a lei cosa grata.
De banditi non ho da dire cosa nuova, se non che questi Sforzi stanno pur su la pratica che scrissi di volerci governare assolutamente ma niente si annoda fin hora.
Per la lunga et continua importunità del signor Paolo [3] fui forzato hieri di rivedermi con esso qua poco fuor di Roma, fece molte scuse, concludendo insomma di desiderare, che se il parentado fusse buono, non si dicesse altro, poiché non ne ricercava l’approbatione, et se pur fusse altrimenti, non gli si desse molestia, perché seguitarebbe di tenersi colei a questo modo, senza alcuna nuova dimostratione. Io non volsi multiplicare seco in parole, ma brevemente li dissi //c. 58v//che havendo fatto quel che gl’era tornato bene, da sé se lo sbrigasse, perché da me non doveva parerli poco, che io non mi curassi del successo, et che harei ben caro che in quel che resta Sua Santità procedesse destramente, ma che non già moverei a farle instantia di cosa, che potesse farmi stimare quel che  io non sono. Già Sua Santità ha dichiarato in mano del Notaro la persona proibita a la donna nella licenza di maritarsi essere stato lui, et se ben questo bastarebbe per l’effetto che Vostra Altezza dice, nondimeno passarà anco più oltre a dichiarare nullo il matrimonio pretenso, et poi ogn’un se ne starà a fatti suoi.
Di quei principi Giaponesi ho visto quello di più che Vostra Altezza mi scrive, et n’ho dato parte a Sua Beatitudine dalla quale è stato sentito con molto piacere. Il cardinale di Verona [4] partirà mercoledì prossimo, et farà la via di Fiorenza, non volendo andar per Ancona, come mi ha detto perché vede Sua Santità disgustata di quel che ha trattato qui nella causa del Patriarca [5], et non vuol che ella creda, che faccia quella strada per abboccarsi con esso, et far qualche offesa che è pur fuora della sua intentione. E’ parso a Sua Santità che egli habbia voluto aggirarla, et di questo l’ha rabbuffato, et io giudico, che a lui paresse nel principio trovarsi buon terreno che vi si ficcassero un poco troppo,  non conoscendo forse bene o la congiuntura delle cose, o la persona con chi trattava. Il signor Prospero Colonna è qua a Zagarolo, donde presto disegnarebbe venirsene costà, et perciò intanto si spedirà di quivi, et d’alcune occorrenze sue di Abruzo, dove andarà per esse, et nel medesimo tempo per allontanarsi da continui mali offitii, con quali questi Sforzi vanno difficultando le gratie che Sua Santità farebbe della badia et d’altro.
Par che non harà più attorno gente prohibita, et costà vorrebbe condurre il cavaliere de Fabi [6], perché //c. 59r// qua non potria stare senza maggior spesa loro, per il che, et perché anco non potria restarci se non sotto la protettione del cardinale et Sua Signoria Illustrissima [7]  non vorrebbe questo carico, si è resoluto di supplicar Vostra Altezza, come farà, con inviarle Jacopo Grillenzoni, che si contenti, che possa starsene costà con Prospero, come stava prima con buona gratia sua, et prega me ancora di supplicarlane in conformità. Il cardinale predetto non è bandito altrimenti, ma fu citato, et il caso suo restò sospeso, perché non si poteva risolvere senza risolvere giuntamente quello del signor Prospero, contra il quale  (come ella sa) non volsero procedere. Però non essendo questo che si desidera contra alcuna conventione, et sendo egli per viversene ritirato et modestamente, par che senz’altro scrupolo potrebbe Vostra Altezza consolarlo. Di che io vedendo particolarmente il cardinale desiderosissimo, la ne prego  con ogni efficacia, et intanto le bacio la mano.
Di Roma li xv di marzo 1585.


1. Rodolfo II d’Asburgo.
6. Gerolamo de Fabi.
7. Il cardinale Marcantonio Colonna.
a Lacuna di almeno una parola.