Roma, 24 aprile 1585
Med. 5092, n° 44 (c. 109r-112r), firma autografa
//c. 109r//
Entrammo domenica in conclave dopo la messa, et quel giorno per la confusione fu speso in visite et complimenti, non lassando d’osservarci l’un l’altro, onde nacque un certo sospetto, che per cosa di nessun fondamento ci tenne sospesi et vigilanti gran parte della notte. Lunedì dopo lo scrutinio (che non hebbe cosa notabile) si passò pur al modo medesimo riconoscendoci et esplorandoci fra noi, et poi verso la notte si levò un bisbiglio che ci tenne per qualche hora in gelosia senza sonno et senza quiete, alla quale ci fu pur poi lecito d’attendere tutto il resto della notte quando fummo chiari, che erano tutte vanità et per scherzi d’homini freschi alla schrima, ma nondimeno tenuti per non dar occasione di passar dalla burla al veroa la mira mia a Montalto [1] principalmente, et come questa m’haveva forzato di parlarne con alcuno, così non si haveva potuto celare interamente la mia inclinatione, la quale temuta dalla parte avversa, l’haveva spinta martedì a procacciarli esclusione, alla quale io mi opposi con arte da indebolirla et tenerla indietro, et fu con operare, che Riario [2], Deza [3], Canano [4], Spinola [5], Gonzaga [6] et Austria [7], et con essi Simoncello [8] dicessero ai farnesiani d’haver sentito questo di me, ma perché non li piaceva starsene resoluti di non andarvi, dalle quali voci assicurati, desisterono di fare altra pratica, come non più necessaria, et perché li vedevo volger alli loro, et scorgevo crescere le difficultà con la venuta di Madruccio [9], Vercelli [10], et li altri, che si intendevono avvicinarsi, et niente più desideravo che concludere avanti la venuta di Madruccio anco per rispetto di Spagna, mi voltai a stringer la pratica con ogni studio. Per tirare Altemps [11], stimai buono metterli paura di Ceneda [12] aborrito da lui //c. 109v// stranamente et facemmo sì con esso Gesualdo [13] (il quale fu sempre meco a questi andamenti quel fidelissimo amico che m’havevo promesso) et io, che egli impaurito dalli favori che si scoprivano di questo, et poco fondamento trovando ne suoi, si voltò alle creature di Pio V, delle quali nominò prima Santa Severina [14], ingegnandosi di rimostrarmelo per buono, et vedendoci fare molte obiettioni, et che anco di Cesi [15] si trattava dell’impossibile, venne egli stesso a dire, che li pareva veder che io volessi il frate [16]. A che io risposi che era veramente buon suggetto, ma che volevo pur il gusto suo. Et egli che non vi era volto a modo nostro, tornò pur a dire che se pur Vostra Altezza et io lo volevamo, et stimavamo di nostro servitio, si facesse, et che io lo dicessi liberamente. Io li dissi che lo stimavamo gran suggetto, et che per dirlob, nessuno desideravo più, opposemi del signor Paolo [17] etc. et sodisfacendosi poi delle mie replichec, concluse che molto volentieri per amor nostro vi concorreva, ma che vorria pur, che riconoscesse anco da luid quel che si faceva. Dissi che era honesto et che glielo mandarei a parlare, et egli con quello prese assunto di trattare con Madruccio [18], et che lo faria quando io prima gli havessi detto che havevamo fatto il papa, et che Altemps glielo nominaria. Di tutto ragguagliai Alessandrino [19], il quale su la meza notte travestito se n’andò a ragguagliare Montalto. Parimente detti conto di tutto a Este [20], co’l quale ho proceduto sempre unitissimo, et di tutti questi andamenti mi successe felicissimamente di frodare la gabella alli adversarii come fu volere di Dio, sì che niente penetrorono de fini miei, riposandosi quella sera su le parole delli cardinali suddetti acconci da me. Con questo molto bene concertato me ne tornai alla stanza, et calculato bene il bisogno, feci la nota per Este, per Altemps, et per me di quelli che ciascuno dovevomo confirmare, et stamattina mi levai avanti giorno a //c. 110r// fare il resto meravigliatissimo di tanto sopore. A Montalto havevo detto prima che mai si movesse senza me, che quando fusse tempo lo ne avvertirei, et però prima lo feci destramente chiamare, et in camera di Gesualdo brevemente l’informai del fatto, et come dovesse governarsi il resto, et lassandolo seguitai d’oparare. Levossi Este et si pose fra la porta del conclave et della cappella, dove venne Altemps ancora, sotto pretesto di raunarsi per la entrata di Vercelli, della quale volemmo valerci per occasione di celar più che potevamo il nostro concerto. Altemps con li suoi assignatili, et con San Sisto [21], mostrandoli la cosa fatta, fece la sua parte, et Este ancora con li amici suoi, et io con Guastavillano, trattai in modo che promesse, se benee San Sisto recusasse volerf venir egli con li molti che gl’havevano parlato fra le creature di Gregorio [22]g . Presentandosi verso il tardi la pratica, San Marcello [23] venne a dire ad Altemps, et a me, che gli piaceva molto il suggetto, et che però tirassimo innanzi perché sarebbe con noi in ogni modo. Così entrammo in cappella, dove si cominciorono a leggere le bolle del conclave a Madruccio et Vercellih, et intanto non cessavamo noi di far qualche cosa. Fu resoluto che Alessandrino tirasse fuori San Sisto, et aprendoli la cosa li dicesse, che havevamo il papa fatto, et che se voleva concorrervi, volentieri lo faremmo capo, se no, lo faremmo in ogni modo, et così invitandolo, et mostrandoli la cosa già ferma, calò subito, et volse consultare con li suoi, i quali perciò tutti chiamò fuor di cappella. A questa chiamata non si movendo li suddetti praticati da me, ma guardandomi in viso, io li persuasi di andare, mostrandoli essere necessario per ritenere qualche mutatione, et fu a proposito, perché Facchinetto [24] non laudava che n’andassero cose menate per il naso, ma quelli tennero saldo, onde tornorono //c. 110v// tutti a luoghi loro in cappella. Farnese [25] (che prima non haveva saputo niente) vedendo partire Alessandrino et San Sisto, et trovando strano che così su’l viso se li facesse il papa, et quello che li pareva d’haver escluso, cominciò a risentirsi con noi, et replicandoli Este et io che era fatto, et che bisognava bene, che piacesse ancora a lui et a loro, nel tempo medesimo spingemmo li signori nipoti [26] li primi con tutte le creature all’adoratione di Montalto pur presente, et vi andammo tutti. Come forzato di venirvi si trovò egli ancora et vi venne, credo io, con tanta più amareza, quanto più sperava per sé et gli pareva d’haver buono per Savello [27], nel quale vedevamo per noi molte difficultà, se bene noi trovavamo la pratica, che di fuora veniva avvisato haver scritta Sforza [28]i per concludersi. Et è passato al modo il fatto, che non saria ingrato il papa, quando con con San Sisto particolarmente non nej mostrasse grato, poiché ci fu tirato, come ha tirato egli le creature malissimo sodisfattek del procedere di tutti due. Stamane così fu fatto il papa senza haver offeso alcuno con esclusione, et con modo che io non potevo desiderare migliore né per gusto, né per l’honor mio. Cominciava Madruccio nel primo che fu anco ultimo congresso a dirmi che veniva nuovo, et haveva bisogno che fussimo insieme a riconoscer li confidenti etc. ma io gli tagliai la parola, mostrandoli come di sopra il papa fatto, che lo lassò tutto confuso, et (se non erro) tutto dolente et pentito di questa impresa, che lo inabilita al pontificato ambito da lui stranamente né gli dà autorità alcuna. Più dì sono scopersi che vi era l’ordine del Re [29] di escludere Farnese, ma però da scoprirsi in evento di pericolo imminente, et Deza [30] l’haveva in assenza di Madruccio, ma io non l’ho scritto, sì perché ne promessi intero //c. 111r// secreto, sì perché non l’ho mai stimata, non sapendo veder che cosa fusse, né che rilevasse uno zero, et ho caro che conoscano, che non ci habbia bisognato per escluder et includer suggetti a modo nostro. Este in tutto questo ha trattato meco, et corrisposto d’effetti con tanta ingenuità et nobiltà d’animo, che io li rimango incomparabilmente obligato, et con suo consiglio ho proceduto sempre né gl’ho celato mai se non la cosa suddetta di Ceneda per dubio di non disgustarlo, ma in questo ancora l’ho trovato pronto a proporre il gusto mio ad ogni respetto, et saria bene, che come il favore è commune a Vostra Altezza, così ella mostrandosene informata da me, lo ne ringratii complitissimamente, come desidero che ringratii Altemps, et li suddetti tutti di Gregorio che amorevolissimamente sono stati con me. Et inoltre Gesualdo, il quale ha posposto liberamente ogni suo fine per procurar il nostro.
Il papa ha molto ben conosciuta l’opera mia, et per ciò m’ha fatto parole amorevolissime, dicendo volere che io sia il figliolo diletto, et che niente passi senza mia partecipatione. Io gl’ho risposto modestissimamente non havere mai preteso se non servirlo, et che il medesimo farei hora, senza altra pretensione, godendomi della gratia sua solamente, et in somma non ho voluto mostrare animo di maneggiare.
Solo gl’ho detto che stando casa nostra con Farnese come sta, io vorrei una gratia da lui, et era non che li facesse persecutione, ma che non si servisse in cosa alcuna de ministri dependenti da lui, et mi rispose non esser conveniente che si servisse di chi non volesse bene a casa nostra, et che ci harebbe cura, et che io saprei sempre etc. Lo persuasi con alcune ragioni che la secreteria non la ponesse in mano di cardinali, et questo feci per escludere tacitamente Rusticucci [31], che in tempo di Pio V non si portò bene con noi, et mostrò di approvarlo, dicendomi che andarebbe fratanto introducendo il suo ordinario.
Della Dataria lo persuasi a non disporre senza matura consideratione, et questo ancora per rimuoverlo //c. 111v// da qualche suggetto di poco mio gusto, et pensare di farla cadere in qualche amico, et credo che non correrà.
Altemps lo richiese del governo di Borgo per il marchese suo [32], et Sua Santità li disse, che parlasse con me, perché lo daria, se io lo stimassi bene fatto, et io a richiesta d’Altemps parlai, et feci risolvere subito a sua sodisfattione, mostrando a Sua Santità non poterselo negar questo contento, et con questa occasione li dissi, che per non mostrar memoria de disgusti di Gregorio, né oblivione di quel che in qualunche modo havevano fatto questi suoi, harei stimato buono, che havesse confirmato il signor Jacopo [33] per qualche mese, dicendoli che così li si dava in serbo per qualche suggetto a gusto di Sua Santità, et ella l’approvò. Proposi il marchese di Riano [34] in luogo di Mario Sforza, dicendoli di costui quel che mi parve, et così deliberò subito, levando Mario et ponendo il marchese. Et dispiacendomi sentire dire che per Jacopo Malatesta [35] si serbasse il Castello, ricordai che era buona occasione per riconoscerne Alessandrino in uno de fratelli, et trovai il papa approvarlo, et lo dovrà fare quando siano qua.
Parlando del desiderio che Vostra Altezza haveva della sua esaltatione, et del gran gusto che ne sentirebbe, soggiunsi che saria facil cosa, che nel suo Pontificato la si risolvesse di venire a Roma, et mostrò che n’haria gran contento, et che la non gli potria fare il maggior honore, ma io soggiunsi che vi saria tempo da deliberarne et tutti questi propositi passorono con tutti li segni d’honore et d’amore, et quanto sono maggiori, tanto son io più resoluto di procedere riservatamente per tagliare la forza all’invidia. Este mi honora tanto che io mi arrossisco, dicendo che questa è tutta opera mia, et esaltando l’industria, ma io pur pubblicamente rispondo che sono stato semplice strumento della sua autorità, et così cerco di corrispondere. Del conte Germanico [36] trattarò con la prima occasione, non ci essendo pericolo che ci sia tolto della mano. Il signor Paolo [37] è tutto impaurito, né per stabilimento //c. 112r// che habbiamo fatto Altemps et io, per la sua sicureza, può quietarsi, et dice non vedervi altra via che d’un parentado con il papa, dando la figliola ad un nipote di Sua Santità, con che ella prima li dia xxv mila scudi d’entrata, il che saria avanti che fusse in età per il matrimonio, non passando egli li xj anni fin’hora, ho voluto dirlo per notitia di Vostra Altezza, la quale saprà anco che raccomandando io a Sua Santità questi suoi nipotini, mi rispose che erano di Vostra Altezza et miei, poi che ella già un pezo ce li haveva dati per tali. Salviati [38] si è portato molto bene, et più prontamente è concorso che io non credevo, per le differenze havute di certa vigna contigua a quella del papa.
Fiorenza [39] parimente è stato molto disposto, et par che interamente non sia sodisfatto, perché io più di Gesualdo che di lui mi sia valso, né gl’habbia communicato ogni passo, ma posso dire per verità, che di Gesualdo mi sono valso perché faceva per Altemps, et perché la compagnia sua meno scopriva la mira nostra, et anco perché il negotio è caminato con tanta fretta che non ho potuto pensar ad ogni complimento. Domane introdurrò l’ambasciatore [40] et poi trattaremo dell’ambasceria, nella quale credo pur che haremol sodisfattione. Io stimarei bene che Vostra Altezza spedisse homo espresso per rallegrarsi, et se fusse prelato saria bene, et meglio di tutti stimarei l’arcivescovo di Pisa [41], poiché so che saria molto bene visto da Sua Santità. Che è quanto mi accade, et a Vostra Altezza bacio la mano.
Di Roma li xxiiij di aprile M.D.LXXXV.