Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 19 giugno 1587

Med. 5092, n° 202 (c. 514r), firma autografa

//c. 514r//

Sendo venuto monsignor Abbioso [1] mentre che ero fuore, penso che dovrà havere per se stesso trattato li suoi negotii con Nostro Signore et forse anco bene, poiché fin hora non m’ha mostrato volere altro da me; che se pur me ne farà instanza, me n’ingegnarò conforme a lo che Vostra Altezza desidera et me ne comanda.  Di Spagna non ho altro avviso di poi et perciò non so dire altro finché io non veda quel che harà causato il rimostramento che io feci a don Pietro [2] delli incontri indegni che haveva in quelle pratiche spagnole, li quali non so con quale stomaco digerisca. Nostro Signore parla molto assertivo della andata sua di Padova, ma però con l’ambasciatore veneto [3] non n’ha fatto parola ancora, et veramente il voto è tale, che, come meritaria permutatione, così non dovria mancare chi la facesse. Del consenso per Prato ringratio Vostra Altezza et quando meglio harò fatto calculare quel che mi bisogni circa il tempo, glielo farò sapere per ottenere con la autorità sua l’altro anco di San Savino, conforme all’ordine amorevole che me ne dà. Et sendo quanto per hora m’accade in risposta delle tre sue et per altro, le bacio la mano.
Di Roma li xviiij di  giugno M.D.LXXXVIJ.

Il papa s’è lassato poi intendere al Conte Hercole Tassoni il giovane di essere resoluto intorno al viaggio di Padova, et di volersi prima espedire delle strade di Toscana per ritornarsene poi per la via della Marca.


1. Ottavio Abbioso.
3. Giovanni Gritti.