Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 19 ottobre 1585

Med. 5092, n° 86 (c. 213r), firma autografa

//c. 213r//
 
Fin a hora questi signori ambasciatori Veneti [1] hanno sempre detto di volersene tornare per la via di qua, ma questa mattina, dopo havere pranzato con me al mio giardino, mi si sono dichiarati per loro stessi di volere venire per Toscana a visitare Vostra Altezza, et che giovedì al più lungo sarà la partita di tutti o di due di loro per non andare tutti insieme, ma una giornata lontana l’una truppa dall’altra, et pare che con loro non haranno tutta la famiglia condotta qua. Se questa sia resolutione fatta da loro stessi, o pur consultata con la Signoria, dalla quale n’havessero risposta con un corriere venutogli hieri, io non lo so; so bene che non è nata da mio invito perché per molto, che io gli dicessi nella prima visita della volontà di Vostra Altezza verso quella Repubblica, non volsi però passare a termine d’invito, et, se havessi a dire di coniettura per qualche motto, io credo che la Signoria l’harà rimessa in loro, et che nella deliberatione l’opinione del Foscarino et del Barbaro, secondata da questo ambasciatore residente [2], havrà prevalso a quella del Donati, et dell’altro compagno. Da me sono stati trattati honoratamente et loro me n’hanno dato segno d’intera sodisfattione. Domani fanno le sette Chiese con mie carroze, delle quali offertegli da me hanno accettato una perfino costà. Ho voluto significare tutto questo a Vostra Altezza per corriere espresso, accioché volendosi sodisfare più di una forma che d’altra di ricevimento al confino, o in altro luogo, possa saperlo in tempo. Et con questo le bacio la mano.
Di Roma li xviiij d’Ottobre 1585.

 
2. Lorenzo Priuli.