Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 13 settembre 1585

Med. 5092, n° 78 (c. 194rv), firma autografa

//c. 194r//
 
Di xxx d’Agosto era la lettera mia, che poteva desiderare Vostra Altezza, dopo la quale fu l’ultima de’ 6 di questo, che sarà comparsa, come intendo che era finalmente comparsa la suddetta ancora, onde non ho da replicare altro. Ho visto quanto scrive il nuntio di Germania [1], et quel che Vostra Altezza comanda per lui, et io farò l’offitio molto volentieri sì con Rusticuccio [2] che l’ama, sì con chi egli, et come consigliarà, et credo che il nuntio predetto dall’avvertimento mio restarà persuaso, che l’haversi portato bene con li ministri di Vostra Altezza gl’harà giovato, et giovarà  in quel che possa venire da me. Comparse il signor Scipione [3], il quale è stato ben visto, ma per ancora non publica  Sua Santità il suo disegno.
Il cardinale Montalto con l’altro fratello [4] talmente fanno ricapito con me in tutte le cose loro co’l papa, che io non posso lassare di pensare come beneficarli. Però stamani ho trattato et ottenuto da lei che al cardinale faccia un breve simile al mio per havere voto nel Conclave in ogni evento, et per l’altro ho proposto, che Sua Santità nel consistorio, chiamando li capi d’ordini, domandi licenza di donarli cento in cinquanta mila scudi, mostrandole che non harà contradditione per qualche offitio che farò quando la se ne risolva, et che questo modo piacerà infinitamente per molti respetti, né però la porrà in obligo di non darne altra volta senza domandarli. L’una cosa et l’altra gl’è piaciuta infinitamente, et siamo rimasti che io gliene riparli. Hoggi l’ho detto alla signora Camilla [5], che ne resta contentissima, et farà qualche motivo, ma riesce debolissima cosa, et pur l’altro di senza pensare a quel che purtroppo bene sapeva, si lassò spingere da Caraffa [6] a pregare il papa di ponere Nazaret [7] al governo del cardinale Montalto, ma //c. 194v// Sua Santità gli disse, che non sapeva quel che domandasse, et così la ributtò.
Ascanio Sforza et Virginio Orsino s’erano posti attorno a Montalto per disviarlo a femine, la  cosa fu scoperta dal suo maestro di camera [8], et così egli destramente appartato da loro, ma si vede che sarà difficile tenerlo lungamente, et io perciò non voglio intrinseca pratica con esso, ma conservarmelo più alla larga, che sarà meglio. Non potrò già lassare d’andare con esso per dua giorni a Tivoli per levare a Este [9], che me n’ha pregato, la cura d’esser con esso; ma quando questo sarà non sappiamo, durando qua ancora li caldi estivi molto fastidiosi.
Lopez d’Avila Carrion scalco già del cardinale Pacecco [10], havendo ottenuto per mezo mio di ritener trecento scudi di pensione co’l’habito di Santo Stefano pigliando moglie, desidera che Vostra Altezza gliene faccia gratia, et commetta che si faccino le sue provanze secondo li ordini sopra che facendo supplicare a Vostra Altezza, io la prego  di favorirlone, assicurandola che è buon gentilhomo, et che glien’harò obligo. Et le bacio la mano.
Di Roma li xiij di settembre M.D.LXXXV.

aQua  non è nuova che sia morto il vescovo di Sagone [11], anzi ci sono lettere sue assai fresche, delle quali si maraviglia, questo Gratiani Corso quando l’ha viste, et dubito che non si muova in aria, per il che et perché Vostra Altezza lo rimette se bene intendo, al mio favore semplicemente, io m’informarò bene di lui, poiché è verisimile che a questo motivo harei contrarii Genovesi, che compariranno con soggetti d’altra qualità che fin’hora non mi pare la sua. Etc.


1. Germanico Malaspina, di cui era stata decisa la sostituzione.
3. Scipione Gonzaga
4. Alessandro e Michele Damasceni Peretti.
5. Camilla Peretti.
8. Bonifacio Canobio. Cfr. la lettera n° 140 e la lettera n° 215.
10. Francisco Pacheco.
11. Cesare Contardo.
a Il poscritto è posto prima della firma.