Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, Pisa

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Roma, 8 marzo 1585

Med. 5092, n° 27 (c. 54rv), firma autografa

//c. 54r//
 
Il signor Paolo [1] non sapendo quel che si voglia fa sollecitare con grande ardore l’espeditione del suo negotio con la carissima, il quale si andava trattenendo per sentirne il parere di Vostra Altezza, il quale havendo visto et referto a Nostro Signore è rimasta Sua Santità in questo di vedere le scritture, et dichiarare conforme a iustitia, la quale ella non dubita, che sia contro di lui, così s’andarà innanzi et io dando parole alli suoi procurarò che la cosa vada al palio. Delli honori fatti da Vostra Altezza a quelli signori del Giapone [2] ha sentito Sua Santità molto piacere, et ha voluto, che molto la ne ringratii in nome suo, come fo con questa, ringratiandola anco per me della parte che mostra haverne fatta per mia soddisfattione. Nelle cose di Bologna, et di quel Reggimento in particolare sta  Sua Santità posta di maniera, che possono li concetti suoi dirsi impenetrabili, però per molto che io desideri d’aiutar il signor Mario Sampieri, che bene sa lui, che lo desidero molto grandemente, et per molti offitii che io n’habbi fatti, non ho però mai potuto scoprire segni di quella inclinatione, che in Sua Santità vorrei non pur nella persona, ma neanco nella casa sua, sì che non credo, che il parente suo gli faccia gran guerra, non di meno et con Sua Santità et col signor Jacopo [3] io non lassarò occasione che mi si offerisca di portarlo innanzi sì perché l’amo veramente, sì perché Vostra Altezza me lo comanda. Dalle alligate del signor Paris [4] vedrà ella quanto egli scrive, il che riguardando cosa attinente a Vostra Altezza, ho voluto mandarle in mano sua, accioché se ne vaglia come più le piace. Vederà anco un discorso, che qui mi fa un agente del principe di Bisignano [5] intorno alli fatti suoi, il quale mando a Vostra Altezza più per non haverli potuto negare, che perché io voglia che sia mia proposta, o pretenda che ella  ne faccia più conto di quel che le parerà suo servitio. //c. 54v// La mandata della Marca assaltata da più di 60 banditi s’è molto bene difesa da quaranta corsi che la guardavano, li quali ammazorono molti banditi, ributtando il resto, le cose vanno di mal in peggio, et che havendo il Viceré di Napoli [6] fatto molto libera offerta di fanti et cavalli, et d’ogni concerto, che fusse piaciuto a Sua Santità a persecutione di questi tristi, è stato semplicemente ringratiato da lei senza accettare l’offerta, o sia perché l’altra volta corrispondessero male, o pure perché si vogli lassare fare al tempo.
Il cardinale da Este [7] questi dì passati ha havuto così gran stretta, che dubitammo di perderlo il che mi dispiaceva infinitamente, perché cadendo lui, io veramente non vedrei quale ostacolo bastante havessimo contra il pontificato di Farnese [8]; sta a Tivoli, dove io disegno insieme co’l cardinale Canano [9], andar a visitarlo per vedere di persuaderli quel che si stima espediente per la sua conservatione. Che è quanto mi occorre per questa sera; et a Vostra Altezza bacio la mano.
Di Roma li viij di marzo M.D.LXXXV.


4. Paris Filippeschi.
5. Niccolò Bernardino Sanseverino.
6. Pedro Téllez-Girón y de la Cueva, duca de Osuna.
7. Luigi d’Este.
9. Giulio Canani.