Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 5 luglio 1586

Med. 5092, n° 132 (c. 353rv), firma autografa

//c. 353r//
 
Scrissi hieri quanto Vostra Altezza vedrà dalla mia. Sono poi venuti gli ambasciatori cesarei [1] a communicarmi la risposta havuta da Sua Santità, la quale è insomma, che ella haveva detto a Farnesi non volere che si coprissero con lo scudo della Chiesa a ritenere il Borgo [2], poiché qualunche fussero li meriti della causa in petitorio,  lo spoglio è chiaro. Che se bene la Chiesa vi potesse pretendere, et (come li Farnesi ricordavano) havesse Sua Santità d’aiutare loro, come vassalli il medesimo obligo che spingeva l’Imperatore [3] a favor del Conte [4], non di meno non si saria opposta alla restitutione per questo. Ma che non poteva già non ritenere questa sua buona volontà di gratificare all’Imperatore. Una lettera credentiale del re di Spagna [5] presentatali da Olivares [6], con pregarla a nome di Sua Maestà di non rendere il Borgo all’Imperatore per darlo al Conte, mostrandoli che potria così causar gravi scandali in Italia, con soggiugnere Olivares che questo saria stato un mettere in disperatione il Principe [7], che non potria tolerarsi il Conte in quel luogo, et un precipitarlo da Fiandra in Italia per levarselo dinnanzi etc.  Onde Sua Santità non sapeva se non stare perplessa, considerando che sendo l’Imperatore nipote al Re, et toccando questo tanto l’animo et servitio di Sua Maestà Cattolica, harian potuto non volersi disgustar fra loro per cosa di questa sorte, anzi confidando Cesare di lui, par credibile che haria potuto contentarsi, che si desse in deposito a Sua Maestà Cattolica per farne poi quel che convenisse.  Mostrano li ambasciatori di havere assolutamente recusato di trattare da loro questo deposito, et che della volontà del papa mostrata di gratificare all’Imperatore //c. 353v// restano sodisfatti, ma dolgonsi bene d’Olivares che havendoli promesso di far offitio a favore loro, havessi così operato in contrario, se ben’egli si scusa con havere ricevuto l’ordine da poi. Et come questo è nuovo emergente, et non caduto fra gli altri pensieri in corte cesarea, si sono  resoluti di espedire un corriere, che partirà lunedì, con avvisare Sua Maestà Cesarea et aspettarne risposta da lei. Il che ho voluto che Vostra Altezza sappia con questa mia.
Il Capponi [8] hoggi se n’è partito per costà, et ragguagliarà pienamente Vostra Altezza delle cose di Bracciano, et loro adherenze. Porta anco procura per le cose di Coltano. Et d’altre mie occorrenze et commodità che potrà ricevere da Vostra Altezza senza suo danno, le darà particolare conto, con mostrarle a qual fine di commune commodo io le desideri. Prego Vostra Altezza d’udirlo et crederli, et favorirmi di quel più che può, che le n’harò obligo. Et le bacio la mano.
Di Roma li v di luglio M.D.LXXXVJ.


2. Borgotaro.
4. Claudio Landi.
7. Alessandro Farnese.