Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Pisa

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Roma, 9 aprile 1585

Med. 5092, n° 35 (c. 80rv), firma autografa

//c. 80r//
 
Qua ci troviamo tutti sollevati poiché stamane all’improvviso si sentì disintimata la Segnatura, il papa serrato in camera con due soli, licenziati tutti gli altri camerieri, et chiamato il signor Jacopo [1], il quale condusse due medici con sé. Il caso è questo, che Sua Santità circa sei dì sono cominciò a patire di catarro, et non volendo lassare la quaresima, né farvi altra cura, li cascò alla gola di maniera, che gliel’ha scorticata, et domenica nella cappella non si intendevano le parole sue, come né anco hiermattina in consistoro. La notte passata fu senza quiete, di maniera che se n’è stato quasi tutt’hoggi nel letto, et alla detta inquietudine s’aggiunse un poca d’alterazione, ma questa sera il signor Jacopo s’è partito allegro, parendoli d’haverlo lassato in buon termine col soccorso delle orzate, et d’altri rimedii piacevoli, ma il punto sta in quel che succederà domani, che secondo l’ordine di questo catarro farà qualche motivo, il quale se fusse con alteratione nuova, pare che ci sarebbe da dubitar grandemente della vita. Io terrò avvisata di tutto Vostra Altezza, dicendole intanto, che per ritenere il signor Jacopo più che si può, sicché o vivendo, o morendo il papa, non sia per difetto nostro da questi Sforzi buttato in mano di Farnese [2], ho mandato il marchese di Riano [3] ad animarlo con mille offerte di Vostra Altezza et di me, che gli sono state gratissime, et non sono  andato io stesso per non entrar in canzona della corte, che perciò anche Alessandrino [4] scottato un’altra volta, si è ritirato alla sua vigna, vedendosi, che quei medesimi subito han levato il rumore addosso a Cesi [5] non per altro più, che per nuocerli. Il conte d’Olivares [6] saria di parere che Vostra Altezza di questo accidente avvertisse il legato di Bologna [7], et Pirro [8] per tutto quel che potesse avvenire, parendo che lo possa fare lei meglio, che noi altri di qua, che ne saremmo imputati. Con che a Vostra Altezza bacio la mano.
Di Roma li viiij di aprile M.D.LXXXV.

Voltisi
// c. 80v// Il signor Paolo Giordano [9] vedendo la lettera di Cesi, si dispose finalmente che l’Accorambona [10] sua se n’andasse a Gubbio con pensiero di venirsene poi qua, et ponersi attorno al papa per rimuoverlo da questa via giuditiaria, et rivolgerlo alla confirmatione del fatto, in che dovrà trovare di trattare dello impossibile. Così ella debbe esser sul partirsene, et qualche cosa sarà. Etc. Diversamente veggo scritte le accoglienze et gl’honori fatti a Savoia [11] dal Re Cattolico [12], però sendomi stato dato questo avviso di Carlo Muti [13] nel quale si vede qualche differenza notabile, che io non so se sia vera, o sarà stata scritta a Vostra Altezza da suoi, ho giudicato doverglielo mandare, come fo.


4. Il cardinale Michele Bonelli.
8. Pirro Malvezzi.
13. Ambasciatore a Roma del duca di Savoia Carlo Emanuele I.