Roma, 21 aprile 1585
Med. 5092, n° 43 (c. 105r), firma autografa
//c. 105r//
L’appuntamento di questi signori nipoti con Altemps [1] risaputosi subito fece molta alteratione in Farnese [2]a che si trovò assaltato da caso molto inaspettato, nondimeno non ha interrotta la iattantia de suoi, la quale alle strette poi spero che scemerà di mano in mano. Di Alessandrino [3]b non hebbi mai resolutione, et Cesi [4]c mi dice che non gl’ha parlato di quello in che mi resta solo di maravigliarmi alquanto, perché egli tanto lodando la cosa, non l’habbia invitato a trattarne seco spero che il suddetto bastarà, et che al ristretto, dove andiamo hoggi, ristringeremo l’altro ancora. Con il Conted non mi è occorso di trattare altro, et se l’ho visto, non mi son punto mutato del mio ordinario, anzi persona mia amorevole ragionando seco di quella resolutione, ho fatto che egli dica di credere che possa esser stata pratica di Vostra Altezza e, la quale non sapendo la mente di Sua Maestà Cattolicaf, habbia havuto caro che io resti liberog per non havere a recusare di operare per alcuno che non ci piacesse, o farlo in disgusto et disservitio nostro, il che non fu sentito bene da chi vorria vedermene sdegnatoh, sendo stato fatto a questo fine. Il signor Jacopo [5]i sta resolutissimo con noi, et ha fatto nel suddetto appuntamento la parte sua, anzi il tutto egregiamente, In che se bene vi sia suo interesse, riconosco io molto obligo con esso. A Este [6]j ha offerto Farnese k cinquantamilal scudi in presto, et offerte di entrate fa con tutti, come se il papato fusse alla tromba, ma Dio dovrà abominare questa maniera di trattare. Mi dispiace che quel che io ricordai di farsi di cortesia mera, sia stato interpretato disegno di corructionem, dal quale pensiero poteva molto bene liberarmi quel che proponevo da dividersi fra molti; et per fine le bacio la mano.
Di Roma li xxj di aprile M.D.LXXXVn.