Roma, 7 agosto 1587
Med. 5092, n° 210 (c. 532rv), firma autografa
//c. 532r//
Il Bandino [1] resta obligatissimo a Vostra Altezza per la benigna risposta fatta nel particolare di quel casamento, et io parimente la ringratio di quella che n’ha fatta a me per sodisfattione loro.
Della fabrica di queste nuove galere mi pare che prudentemente discorra Vostra Altezza quel che qua conosceranno alla prova, et con tutte le commodità che dica doversene sperare altrove, io stimo tutte l’altre meno certe di coteste sue. Intanto Sua Santità stamattina accelerando le audienze del consistoro grandemente, fuor dell’aspettatione di tutti ci dette cardinale monsignor Alano inglese [2], o sia stato per temprare il disgusto dato a Spagna co’l decreto pragmaticale, come possono fare credere mille belle parole che dopo il fatto, fece ad Olivares [3] piene d’amore et di desiderio di gratificare al Re, o pur per consolare il Regno d’Inghilterra rimasto sconsolatissimo et senza ricorso et confidenza contra quella Regina [4] dopo la morte della Scozese [5], come Sua Santità disse per cagione principale della promotione. Ma comunche si sia niente s’ha da sperare o deseprare in questo pontificato, et se questa promotione non ha per mira l’impresa di Inghilterra, che non si vede, come possa essere, nessuno la sa lodare. Parlando la signora Camilla [6] co’l papa li dì passati, entrò Sua Santità in discorso, facendosi autore di quanto era seguito dalla signora Clelia [7] sì nella ritirata di Roma, come del resto, et poi discese a Giuliano [8] lodando assai la creanza et altre parti sue, da che ella entrata in sospetto che non habbia mira di parentado, corse subito a dirlo a Montalto [9], et egli a me per muovermi a parlare a Sua Santità. Il che io recusai, ricordandoli d’havere parlato più volte, et sempre con risposte generali, le quali né mi lassano farlo di nuovo, né con dignità, né con speranza di profitto, dicendo che bene lo //c. 532v// potrei fare su la partita per costà, ma che intanto farsi con altro mezo, et hanno deliberato che sia Aldobrandino [10], dal cui rapporto si giudicarà, quid agendum.
Pregai già Vostra Altezza di fare liberare dalle galere sue un Cesarino da Civitanova, mandatovi da Castel della Pievea d’ordine mio, et mi fu risposto dal Serguidi [11], che senz’ordine di Montalto, non si saria fatto. Io non ho difficultà d’havere l’ordine di Montalto, ma dico bene che lo richiederei malvolentieri, perché non è né solito né necessario, havendo qua li cardinali le facultà de loro governi sì libere che,b in qualsi voglia causa, possono alla compositione, alla pena, et alla gratia procedere senza alcuna licenza o participatione del papa, et così usandone et godendole tutti, et io stesso havendone usato senza difficultà in più d’uno di quelli trasmessi a coteste medesime galere, non posso negare che mi pesaria questo nuovo obligo alle mie esentioni, mentre io mando homini in suo servitio, et mentre dalle galere di Malta altri cardinali et baroni di questo paese non hanno questa difficultà. Però la prego di comandare che sia esequita la gratia fatta da me al suddetto Cesarino, et mi si conservi la solita libertà del mio governo, poiché torna anco a più servitio di Vostra Altezza havendo ella per mia mano quelli o pochi o molti, che siano di quivi, o della frateria senza riconoscerne obligo con alcuno. Che è per fine co’l quale le bacio la mano.
Di Roma li vij di agosto 1587.