Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 7 maggio 1585

Med. 5092, n° 45 (cc. 113r-115r), firma autografa

//c. 113r//
 
Il Vinta [1] harà già dato pieno ragguaglio a Vostra Altezza di quel che ci era sino alla sua partita, et il medesimo harà fatto di poi il conte Ulisse. [2] Et se bene in quello harà ella qualche spiraglio del futuro, ho io però tanto più voluto con questa occasione apar<ta>glienea quel più che si va scoprendo giornalmente. Il papa o sia soverchiamente commosso dalla mutatione et novità della vita et dalla grandezza del carico, o confuso dalla diversità di ciò che tanti li portano all’orecchi, apparisce fin’hora anzi che no, irresoluto, et che non sappia donde cominciarsi, et nelle cose sue  meno sodo et stabile […]b ancora veduto. Per la provisione contra banditi che molto li preme ha deputato Albano [3], Salviati [4], et Caraffa [5], i quali con Alessandrino [6] insieme non sono bastanti a fare gran cose, ma tutti li aiutaremo, et le gratie fatte a Prospero et Giulio Colonna dovranno giovare di qua, come nella Marca quelle che disigna fare quasi universali. Da quest’altra banda vuol che Farnese [7] proveda, et gl’ha detto che li levarà la legatione di Viterbo, si sente quella parte, et lo Stato di Castro imbrattati di questa infettione. In questo moto che egli si trova ogn’uno cerca di occuparselo, et il modo tenuto è di farli instanza di creare cardinale il signor Alessandro maggior nipote [8], et di proporre parentadi per l’altro [9], et per le due nipoti [10]. Farnese propone Giuliano Cesarino //c. 113v// per una di esse, et insieme per guadagnare Alessandrino, di maritare la signora Clelia [11] nel marchese di Cassano [12]. Li Sforzi parimente il nipote per l’altra, et una nipote per il nipote del papa, et pur per una si propone il marchesino di Riano [13], et Alessandrino il nipote proprio [14], et insomma conoscendosi il papa nel tentarlo  tenero de suoi, ognuno si volta a queste  due cose con buone conditioni, onde parendomi che l’haverlo fatto non basti, se non pensiamo all’arte di non lassarcelo levar di mano, et vedendo che il signor Paolo [15] impaurito farebbe et consentirebbe  ogni cosa, ho pensato di metter in consideratione a Vostra Altezza con tutte queste cose, se le paresse di far qualche offitio lei ancora. Et saria per hora forse bastante che me scrivesse una lettera mostrabile con dirmi che, havendo voluto Sua Santità che stimiamo nostra propria la cura della casa sua, pare a Vostra Altezza che sia suo debito mostrarle che vi pensa, et ricordarle quel che gl’occorre, et che però considerando, che li Papi hanno sempre usato di stabilir la casa loro con farli un cardinale, et provederlo bene, vuole che io supplichi in suo nome Sua Santità, che anco in conformità della gratia che io le chiesi nella coronatione, faccia cardinale il signor Alessandro suo nipote, dando questa colonna alli suoi, delli quali tutti, per la medesima protettione accettata da Vostra Altezza, havendo ella pensiero, la prega //c. 114r// parimente, che vada anco pensando di ammogliare l’altro minore, del quale o delle nipoti se conoscesse di potere servire per mezo di più stretto vincolo con li nostri vuol haverli detti che non la troverà meno inclinata a questo che alli altri servitii di Sua Santità, et qui potrà soggiungnere che  del particolare si rimette a me. Con questo si fermerà certo il disegno d’ognuno, et nondimeno non si faria cosa subita, poiché qualunche si ponesse in pratica, l’età non lo comportano, sendo questo putto di otto anni, et del solo nome di parentado si cavaria grandissimo frutto, poiché con esso […]c solo i favor di […]d ogni tribunale, che saria cosa di tanta importanza per Virginio [16], che quando anco si trattase di lui, più li tornarebbe conto che del parentado di Napoli. Il quale anco non può dire che si perda, poiché per la resolutione vien preso tempo lungo, et la mira principale di quelli signori scopro essere volta a don Pietro [17], al quale anco non staria male, né per l’importanza dello stato, né per l’età, se bene la giovane passa di poco li undici anni.
A questi suddetti segni batte ognuno col papa, co’l quale non è dubio che potrà molto chi vi harà più interesse, et nelle promotioni particolarmente, che debbe essere la mira nostra per le future occasioni, et in ogn’altra cosa, et già so io di buon luogo che il conte d’Olivares [18] scorso con la coniettura sua et d’altri per tutte le nostre pretensioni sta parato //c. 114v// per attraversare con oportuni offitii quel che possa trattarsi di sala regia per l’ambasceria di Vostra Altezza, et per guadagnarsi Alessandrino et Rusticuccio [19] a tutte le sue voglie, ha già messo in ragionamento, et preso cura di trattare la liberatione del marchese suo fratello [20], consigliando un breve commendatitio che già si è mandato; a buon conto di che già stima quasi caparrata per mezo loro alcuna della gratie che il Re [21] desidera dell’escusado et altre, onde concludo che sia bene non lassare scorrere le cose  interamente, poiché senza costo si può ritenerle, et io con una lettera di Vostra Altezza del tenore suddetto, […]e molti disegni, et conservarci la volontà del papa meglio disposta che non l’haremmo se la circondino nuovi interessi oltra quelli che hora vi sono.
Il cardinale San Marcello [22] non vuol tornare a Bologna, onde hieri Cesi [23] et io proponemmo in buon proposito Salviati [24] a Sua Santità per quella legatione, et ella mostrò di gustarne. Cesi ha recusato legatione, et Colonna [25] non accettaria altro che quella di Campagnia, che può farsi di Roma, donde nessuno di loro vuol partirsi anco per mio avviso, che scorgo, come essi lo conoscono, che è procurato a posta per levare di qui chi habbia qualche credito con Sua Santità.
Qui è il Duca di Bissana [26] levatosi di Sicilia per le discordie con la moglie, la quale //c. 115r// favorita da parenti gli dà travaglio più che egli non bastaria a portare con la sua deboleza. Disegna di venirsene costà per ricorrere al consiglio et aiuto di Vostra Altezza.
Nostro Signore haveva desiderato il disegno dell’Ammannato [27] per una sua cappella, il quale scrivendo egli di havere mutato dopo la sua assuntione, ella mostra che gli piaccia, et ha voluto che sia ricercato di venire qua con esso. Perciò li ho scritto, esortandolo di pigliare questo incommodo, et ho voluto dirlo a Vostra Altezza con pregarla di trattare con esso in conformità, et darli licenza poiché Sua Santità lo desidera: et sendo quanto mi occorre le bacio la mano.
Di Roma li vij di maggio 1585.


2. Ulisse Bentivoglio.
3. Gian Girolamo Albani.
8. Alessandro Damasceni Peretti.
9. Michele Damasceni Peretti.
10. Orsina e Flavia Damasceni Peretti.
11. Clelia Farnese.
12. Girolamo Bonelli.
13. Andrea Cesi.
14. Antonino Pio Bonelli, figlio di Girolamo.
20. Girolamo Bonelli.
26. Bissana nel XVI secolo era feudo della famiglia Larcan. Sarebbe stata eretta in ducato, però, solo nel XVII secolo.
27. Bartolomeo Ammannati.
a Nel testo si legge apargliene con un segno di abbreviazione sopra “ar”. 
b Lacuna di due parole.
c Lacuna di una parola.
d Lacuna di una parola.
e Lacuna di due parole.