Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 13 dicembre 1585

Med. 5092, n° 100 (cc. 252r-253r), firma autografa

//c. 252r//
 
La procura del signor Virginio [1] mandatami da Vostra Altezza è venuta molto oportuna per dare alle cose di quello Stato forma da sodisfare a tutti. N’ho dato conto hoggi a Nostro Signore, et n’ha sentito molto contento, approvando che mia debba essere la cura di provedere a quel che bisogni ond’io non lasserò di fare di maniera che Vostra Altezza restarà sodisfatta, et che non harà da desiderare in me verso il servitio del signor Virginio affetto maggiore, come avverrà parimente nella procura che bisognerà ad lites, et per l’altre occorrenze dello Stato della quale mandarò copia, affinché si proveda a questa parte ancora tanto necessario, nella quale al signor Virginio converrà di farsi da capo come bene dice Sua Santità che mostra d’esserne bene informata per un breve discorso fattone con esso me. Ha gustato inoltre Sua Beatitudine infinitamente la resolutione di Vostra Altezza di mandare qua il signor Virginio, et di lui sente trattare così volentieri, che io ne resto sodisfattissimo. Per accompagnarlo qua non mancaranno homini di ricapito come Vostra Altezza ricorda, ma perché non so se vorrà che questi si distendano sino a Fiorenza o pur in Paglia, aspettarò che me ne dica più precisa la sua volontà, et quando debbo inviarli, che non mancarò poi di fare quanto comandarà. Intanto pare a Sua Santità che egli debba venire positivamente, sì che non li convenga fare spese superflue, et scavalcare in casa mia, dove io lo riceverò come conviene all’amore che li porto.
Della Corambona [2] ho trattato a lungo con Sua Beatitudine et havendoli proposto che per levarli quella heredità buono saria di fare dichiarare nullo il matrimonio, ha mostrato che questo li piaccia più che mediocremente, ond’io farò destramente mettere in ordine tutte le scritture, et per questo effetto et per //c. 252v// >…<a per altro ho pensato di valermi dell’opera del Fiorello [3], sì per la particolare professione che fa di nostro servitore sì perché da molte lettere serbate da lui, et da altre cose passate per le sue mani può cavarsi molto lume per il fine nostro, et egli è instrumento efficace et atto per la sua diligenza esquisita a darci ogni sodisfattione, ma in questo non mi risolverò di muovere poi altro senza saputa et licenza di Vostra Altezza, la quale perciò aspettarò che mi dica quel che  le occorre.
Della promotione già preconizata nell’ultimo consistoro parimente ho discorso con Sua Beatitudine, et ha voluto che io creda che Vostra Altezza et io ci haremo tanta parte, che per questo, et perché la non si dichiarava particolarmente, stimai che non fusse bene di cercare più oltre, sendosi ella massimamente aperta che haremo cagione di restare sodisfatti. Quelli, di chi più si ragiona, sono il secretario Azolino [4], il Castruccio [5], il Senatore [6], et il generale de Conventuali [7], o vero un altro frate che è vescovo di Cariati [8] vecchio et  homo da bene, et già suo compagno nel generalato, d’altri non sento fare mentione, et però converra che se non potremo saperlo prima, ci rimettiamo sul fatto. Il Gerino [9] informato da me minutissimamente di quel che sia passato, le harà dato di tutto particolare ragguaglio, et per questo mi son riserbato di scriverle queste quattro parole con il presente ordinario. Contra Nazaret [10] havevo già fatto la parte mia anco in nome di Vostra Altezza, et riscontro che egli sia in tanta poca consideratione, che non solo in questa ma in ogn’altra occasione restarà escluso, et se come sono  certo di questo, così  non havessi per hora altro dubio nel suggetto accennatomi da messer Piero [11], io viverei contentissimo, ma spero, che quel che può levarmi la stretteza del tempo, et la professione che fa Sua Santità che questa promotione sia solo d’homini suoi //c. 253r// familiari, non mi sia resarcita da lei medesima in altra prima occasione. Dib quelli Todeschi inquisiti a Siena dice Sua Santità havere ordinato a Savello [12] di scrivere a Vostra Altezza esserli dispiaciuto infinitamente l’ardire di quello Inquisitore [13], parendoli che il Duca di Sassonia [14] potria con molta ragione dolersi di lei, et perciò vuole che et co’l castigo dell’Inquisitore predetto et con lo di più che le piacerà in questo negotio gli si dia tutta la sodisfattione che le piacerà. Del quale se Savello le scriverà come credo, potrà Vostra Altezza rispondere a lui, et intanto dire anco a me quanto vuol che si faccia, perché premendo a Sua Santità questo, come ella m’ha detto in un lungo ragionamento, so che Vostra Altezza harà cagione di lodarsi della sua amorevoleza. Santa Severina [15] voleva difender l’Inquisitore ma Sua Beatitudine li fece una bravata delle buone, sì che stamattina è stato alli suoi piedi a chiedergliene perdono per il quale fu intercessore Alessandrino [16] che l’introdusse. Al vescovo di Cassano [17] farò la risposta che Vostra Altezza comanda, et voglio credere che se ne contentarà.
Per il capitano Giovanni Volterra che ella mi raccomanda mi sono offerto a chi mi ha presentato la lettera sua, et lo aiutarò dovunche mi sarà mostrato bisognare come debbo con chi dependa da lei. Alla quale raccomando Mariano dalla Petrella del quale sarà alligato un memoriale facendole fede che è homo da bene et che perciò non è indegno del suo favore. Del quale se le parerà d’essere cortese al signor Pierfrancesco Guerra, di chi pur le mando memoriale, io lo rimetto in lei, et fratanto le bacio la mano.
Di Roma li xiij di dicembre M.D.LXXXV

 
6. Giovanni Pellicani (a quella data laico coniugato).
7. Clemente Bontadosi.
8. Cesare Cardo (di Fano).
13. Fra’ Prospero Urbano da Urbino.
14. August von Sachsen.
17. Tiberio Carafa.
 
a et per è espunto.  
b Di corretto su un precedente Con.