Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 21 agosto 1587

Med. 5092, n° 216 (c. 543r), firma autografa

//c. 543r//

La promotione d’Alano [1] pareria verisimilmente dovere havere origine da cagione urgente, come Vostra Altezza dice, ma qua non se ne scorge ancora. Di Guastavillano [2] et del Camarlingato le scrissi, et non ho da dirle di più, se non che a Montalto [3] ha Sua Santità dato manifestissima repulsa, dicendoli che non vi pensi a modo alcuno, se bene questo si tacerà per la cagione che scrissi, et dalla vecchia, o più tosto da chi l’ha persuasa ha havuto molto per male, che habbia fatto parlare da molti, et fino da Altemps [4], et fatto scrivere da Farnese [5].
Di resarcire o render minore che si potrà la perdita di Guastavillano me n’ingegnarò quanto potrò, ma ostano molte cose, che Vostra Altezza può imaginarsi.
Già dal Gianfigliazi [6] havevo inteso il medesimo, come Vostra Altezza harà visto dalle mie, ma non saprei già che dirmi più di quel che  harà visto con quel corriere, il cui rapporto se non sarà stato udito, come mi pare da dubitarne, diremo che sia conforme al volere di Dio quel che sarà seguito, se bene non sia di gusto nostro.  A Mantova per complire nella morte del Duca [7] con quelle Altezze mi è parso di mandare il cavaliere Alba mio scalco che è loro vassallo, dal quale Vostra Altezza intenderà dell’essere mio; et, rimettendomi a lui, le bacio la mano.
Di Roma li xxj di agosto M.D.LXXXVIJ.