Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I

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Roma, 2 agosto 1586

Med. 5092, n° 140 (cc. 376r-377v), firma autografa

//c. 376r//
 
Molto buona occasione mi pare che habbia havuto don Pietro [1] per passare a Spagna, et non resta, che desiderarli felice arrivo, come può sperarsi. Et poiché tal arra ha lassato a Vostra Altezza del suo buon animo di sodisfarci etiam in materia di moglie, che mi par mutata in meglio la speranza di lei, io andarò pensando per proponergli alla giornata li partiti, che mi si presentino, affinché se ne faccia quel che vorrà lei. Quella donna arrivò qua hieri, et alla molta sicurtà, che ella haria presa della casa mia, se io lo consentivo, risposi solo con farla avvertire delle leggi poste qua alle donne di sua conditione, acciò si guardasse da qualche mal incontro. Trattano con noi in Spagna con sì poca distintione da qualsivoglia altro, che io non mi maraviglio della risposta, che Vostra Altezza mi significa havuta col corriere dopo tanto tempo. Monsignor Spetiano [2] nuntio hebbe ordine qui da Nostro Signore come già dissi a Vostra Altezza di mostrar al Re la volontà di Sua Santità con noi. Etc. Debbe haverlo fatto, et quel che me ne scriva il Battaglino [3] ho voluto, che lo veda Vostra Altezza se bene posso pensare che l’ambasciatore suo gl’harà scritto il medesimo. Molto bene mi pare che la dica di don Giovanni [4] nostro, et io non saprei se non stimare altrettanto bene fatto, che si levasse di costà un poco con qualsivoglia occasione. Vostra Altezza è prudente, et so che non lassarà perdere l’espettatione di quel giovane. Gli ambasciatori cesarei [5] hieri hebbono corrieri con la risposta. La somma è, che l’Imperatore [6] et il Consiglio tutto resta commosso per quella resolutione delle cose di Val di Taro quanto et più mai fosse come dicono per la cosa accaduta in quella corte. Maravigliansi di Spagna, et non potendo credere che sia ordine di Sua Maestà pare che l’Imperatore le habbia scritto risentitamente. Sospettano di Madruccio [7], et perciò trattaranno senza sua saputa //c. 376v// et con me solo hanno da communicare. A questo vennero hieri subito, et cenorno con me dove stemmo allegramente. Havevano ordine di trattare il negotio in tre o quattro audienze prima chiedendo la restitutione libera, con mostrare che havendo Sua Maestà Cesarea tanti feudi in Italia, a nessuno più ch’a lei tocca di pensare, come pensa effettualmente alla quiete di questa parte, alla quale perciò stima riguardare ch’ognuno habbia il suo, come hora si tratta. Quando a questo non la vedessero inclinata, o ne fussero esclusi, voleva, che chiedessero ch’il Borgo si ponga in mano d’un suo commissario che saria lo Strasoldo [8], con obligo di non darlo mai al Conte [9] senza participatione di Sua Santità et che non vedendola risolvere a questo ancora, protestassero etc. et se ne partissero, mostrando non stimare Sua Maestà di sua dignità, che più lungamente stessero qui per questo,  ma provedere come Dio l’inspirasse. Lassava pur luogo a qual altra forma con me insieme stimassero migliore, ond’io dimandato risposi, che sendo il papa largo, et libero, mi saria parso da trattare con esso alla libera, et per ciò in una sola audienza dirli, che tenevano tal ordine, et che acciò Sua Santità non havesse a pensare che volessero guadagnare vantaggio con la forma del negotiare et non sapesse dove andassero a parare, volevano in un tratto aprirli ogni cosa, come pareva che richiedesse l’ingenuità della natura sua, con pregarla di pigliare questo temperamento et finire il negotio in questo modo, protestando la partita in ogn’altro evento. Sopra questo fu discorso, et finalmente così  deliberorno di fare. Staremo hora attendendo l’esito. Io per non incorrere nelle sospitioni tedesche non parlarò al papa in modo alcuno prima di loro, ma poi subito andarò a fare la mia parte come Sua Maestà con sua lunga lettera mi comanda, et di ciò che succeda sarà avvisata Vostra Altezza. Con due lettere parimente mi fa instanza //c. 377r// Sua Maestà Cesarea ch’io m’adopri per la revocatione del Sega [10], sì come anco me ne fece trattare da questi ambasciatori nella venuta loro, mostrando non haverlo per buon ministro di quiete, ma atto a fare scandolo quivi come altrove, et inclinaria alla persona dell’arcivescovo di Trani Puteo [11], ch’è homo alla piana. In questo ha da essere Madruccio [12], il quale so che lo farà con efficacia, perché sarà grato a Spagnoli che l’odiano come Vostra Altezza sa.
Già hanno visto quasi tutto il conto de danari dell’acqua, et domane promettono fare la relatione al papa, che li mostrarà, che un sol giulio non resta in mano de miei deputati, ma che tutto è pagato alli appaltatori muratori et altri, i quali giustificaranno con la misura, che li mostrarà creditori di non picciola somma, come si crede, poiché certo è che vi si sono spallati. Vuol pur credere Sua Santità che l’acqua più lontana non possa venire, et mostra volerne cercare più alto nel monte, cosa incerta et dubia, et io li fo fare offerta, di riparare a mia spesa la botte, come sempre s’è giudicato necessario, se me ne vuol dare la metà, la quale anco m’obbligarò di non venderla, ma servirmene al mio giardino, dove la farei bene fruttare, et a questi suoi ministri offerisco 500 scudi, se fanno accettare il partito. Tutto dì mi fa fare caccabaldole per rimpiastrare, et io non mostro disgusto alcuno né parlo, se bene m’è dispiaciuto d’essere posto in canzona, massime ch’io vo molto verisimilmente conietturando, che sia una girandola guidata, da chi per ambitione, et vagheza di governare, habbi pensato potere conseguire il suo fine con rompermi con Sua Santità per levare Montalto [13] da li miei consigli, et potere meglio ponere lui nella via del cardinale di Monte [14], et discreditarlo con lei.
//c. 377v// Alla quale prometto a Vostra Altezza che saranno presto aperti gl’occhi, sì che sarà manco subita, et conoscerà la fede, et gratitudine de suoi, i quali hanno pensato, che a questo gli giovassi il battere il Bardino [15], non sapendo, ch’egli avvertito da me più volte, che li modi suoi non potevano, che rovinarlo, s’era mezo sdegnato, et quasi più non veniva a casa mia, anzi leggiero et vano haveva sino passato a dire, che né ancor costà compraria un palmo di terra, ma voleva comprare nello Stato di Farnese [16]. Per questo battono hora Bonifatio Canobio maestro di camera, ma non vi trovono attacco, et per ciò non potranno spuntarlo. Montalto [17] sta saldo, et le donne ancora, ma rabbia d’invidia non manca, et conviene stare sempre su la scrima. So che le saranno queste cose noiose, non di meno parendomi, che appartenghino alla sua notitia ho volute dirle.
Il nipote del dottor Navarro [18] volendo stampare tutte l’opere sue desidera da Vostra Altezza un privilegio simile a quello havuto da Nostro Signore et che suol concedersi, per li Stati di Vostra Altezza come ella vedrà dal memoriale incluso, la prego di favorirlone, che le n’harò obligo. Et le bacio la mano.
Di Roma li ij d’Agosto M.D.LXXXVJ.


4. Giovanni de’ Medici.
11. Cfr. la lettera n° 106, nota 16. Puteo era però arcivescovo di Bari.
14. Intende probabilmente Innocenzo Ciocchi del Monte, nipote adottivo di Giulio III, esempio paradigmatico di porporato caduto in disgrazia per la sua vita scandalosa.
15. Giulio Bardini nobile volterrano, segretario del cardinale Alessandro Damasceni Peretti.
16. Cioè nei feudi farnesiani del Patrimonio.
18. Martin Azpilcueta Navarro, teologo e giurista, morto a Roma nel 1586.