Roma, 18 aprile 1586
Med. 5092, n° 117/2a (cc. 311r-312r), firma autografa
//c. 311r//
Il figliolo dell’Arciduca [1] venne a vedermi quattro sere sono, che voleva partire, come poi fece la mattina. Mi par gentil giovane, et trattammo domesticamente. Se n’andò a Caprarola, et dovendo fare la via di Fiorenza, sarà forse comparso costà a quest’hora. La sera seguente a quella Camillo Crescenzo agente del re di Polonia mi condusse un nipote d’esso Re fratello del cardinale Batoro [2] d’età maggiore, et quello, a chi, se si trattasse di successione, cercaria di lassare il Regno. Va sconosciuto vedendo il mondo, et facilmente passarà di costà, et io almeno lo persuasi a farlo; et lassarsi vedere in qualche modo a Vostra Altezza. E’ garbato et sensato giovane questo ancora. Nel contenuto di quello inserto (qualunche fusse) non vi ponga dubio, et senta quest’altra. Due sere sono Sua Santità in tavola ragionando in proposito del Bonfiolo [3], disse che di fatti suoi ella era d’accordo, et si intendeva con Vostra Altezza, ma che a me haveva donato la vita sua, et la roba che li lassava, et dicendo che non haveva potuto negarlo all’instanza mia, volse, che considerassimo da questo, se mi amava, et qui si estese in questo proposito. Sua Santità ha fatto la compositione a modo suo, et non ha voluto mutare un iota, ma, come egli sarà fuori, trattarò della commodità quello che egli desidera, et che ella ha escluso fin’hora.
Di Spagna tengo l’avviso medesimo, come Vostra Altezza si imaginava, et ero per parteciparlo con lei quando m’è comparsa la sua. Al Battaglino [4] haveva detto l’Almirante [5] //c. 311v// non haverlo mai più inteso, et non crederlo, perché circa xv dì prima haveva pregato il Duca di Feria [6] di trattare per sé casamento con una figliola del duca dell’Infantado [7], et che tutto il successo nel nostro attribuiva alla irresolutione del duca di Cardona [8], mostrata in ogni cosa sua. Ma siamo tanto vicini a chiarirci col ritorno del corriere, che poco dovremo stare con questo dubio. Con il piego di Vostra Altezza ho ricevuto una lettera della Marchesa del Valle [9], con la quale dice d’inviarmi certa copia d’un breve che ha la quale con la lettera non è altrimenti. Se costà fusse rimasta, Vostra Altezza me la faccia mandare acciò che io possa con essa procurare il suo servitio.
Como [10] ha rappattumato Olivares [11] con me, havendogliene io mostrato desiderio per meglio poter servire al Re, et vi ho posto Como, proponendoli suo interesse, et affinché anco (come d’altro so che scrive) così possa fare di questo. Siamo rimasti che taccia per >…<b entrar di nuovo in canzona, et escitar l’invidia. Etc. Starò a vedere quel che seguirà et non restarà per me che non si sia fatto da dovero; se trovarò corrispondenza migliore dell’altre volte. Sono poi stato con esso questa sera, et non solo per dar principio in generale dalla mia parte, ma per scoprire queste pratiche sue della promotione, et poter impedire che non portasse cosa da non ci piacere, et toccandolo dove mi doleva, trovo quel che havevo presentito, che il papa gl’habbia mostrato resolutione di far un cardinale di casa Orsina //c. 312r// et che egli portava Fabio [12] figliolo del signor Latino Orsino [13] adversario nostro. Gl’ho proposto di favorire Valerio fratello di Lodovico, che saria il più a proposito per noi, et che più da noi riconoscerebbe, et m’ha promesso d’aiutare lui ancora, se bene non posso non temer del successo. Etc.
Mi sono ingegnato di rimuoverlo da Fabio suddetto, et più dal vescovo di Spoleto, che saria tutto assoluto di Farnese [14], et da questo so che si terrà lontano, come so che da Fabio trovarà lontano il papa, se bene non è da fidarsene troppo. Che è quanto mi accade, et le bacio la mano.
Di Roma li xviij di aprile M.D.LXXXVJ.