Roma, 13 maggio 1585
Med. 5092, n° 47 (cc. 117r-118r), firma autografa
//c. 117r//
Hiersera con lettera che doveva portare il signor Scipione Gonzaga, et sarà qui alligata, scrissi a Vostra Altezza quanto ella vederà intorno alla promotione di stamane. Di poi posso dirle che Altemps [1] et Farnese [2] et con essi Vercelli [3] ancora s’erano talmente scaldati per il Borromeo [4] che persuadendosi d’haverne promessa ferma, haveva Altemps spedito corriere, per quanto si è inteso con la nuova, su la qual notitia stamani comparse un consistoro di buona hora Este di concerto con me mandò Canano [5] in camera a ricordare a Sua Santità, che promovendo altri che il nipote sarebbe con ingiuria del Re Cristianissimo [6], se non empiesse le promesse fattali da Gregorio [7] et a farle parimente instanza per il figliolo del signor don Alfonso [8]. Spignevanoa Colonna [9] a farli instanza per Ascanio [10], et di poi sendo scesa Sua Santità avanti l’entrata l’assaltarono Madruccio [11], che per l’Imperatore [12] facesse l’arcivescovo Colocense, et io, rimasto solo dopo Madruccio le mostrai, che troppo disgusto darebbe a molti come ella vedeva, se per stamani facesse altro che il nipote, ond’ella mi disse che se tutto il Collegio unito non li facesse instanza d’altri, nessuno faria fuor del nipote et che anco in quel modo farebbe molta replica, così entrò in consistorio, et io nell’audienze che vanno ordinate, le feci ricordar da Colonna [13] et poi da Gesualdo [14] il nipote per fare la parte mia quando toccasse a me, et ella mi fece rispondere, che sendo stata usanza sempre che il Collegio facesse questa instanza, desiderava quest’honore lei ancora, et che dubitava bene che Farnese non se ne curasse, ma sapeva che Savello [15] lo riteneva, et che però si procurasse, che il medesimo stile si tenesse in questa occasione. Però Este [16] et io stringemmo //c. 117v// Farnese a muovere il Collegio già mosso, mostrandoli che se non si movesse lui, faremmo da noi quanto fusse bastante, ond’egli ci consentì, et havendoli io poi detto al papa, conclusi, che quando pur mancasse, non doveva perciò Sua Santità negarlo all’instanza che gliene faremmo noi altri tutti et ella mi rispose, che così farebbe, et venuto poi a questo, disse molte cose in lode della modestia et altre qualità del giovane, et volendosi venir ai votib secondo’l solito mi par di dire che approvandolo già tutto, bastava questo consesso aperto et così non si ricerca altro, et solo Facchinetto [17] tacque fra tutti, il quale anco nella creatione del papa s’era visto venir malvolentieri. Fecesi dunque lui solo che è quello che io chiesi per la gratia che mi toccava nella coronatione di Sua Santità, et […]c cardinale di Fiorenza [18], ho voluto che questo come quel che dirò di sotto venga a Vostra Altezza per corriere espresso.
Nel medesimo consistoro si dette la legatione di Bologna a Salviati [19], a Spinola [20] Perugia, a Gesualdo la Marca, a Colonna [21] Campagna, et a Canano [22] Romagna. Perugia chiesi io il primo giorno per il suddetto, dal quale fu molto ben favorito nel conclave. Di Salviati parlammo Cesi [23] et io, come scrissi, et di Gesualdo parimenti ha fatto Sua Santità quanto ha voluto, havendole io raccomandato con esso per altro quelli che con me son concorsi alla sua assuntione, per li quali sono risoluto fare quanto io possa per havere in altra occasione loro et altri con questo esempio.
Di queste legationi, come n’è anco della nuntiatura di Savoia s’è doluto con me Alessandrino [24] molto offeso di non haver saputo niente se non quanto Sua Santità lo mandò hieri a domandare Salviati, se si contentava d’accettar quella cosa senza specificargliela //c. 118r// et nel medesimo proposito dolendosi, ha mostrato dispiacerli d’havere prese stanze in Palazo et di trovare il papa di sua testa, il che io dubito che avvenga per haverla intonata troppo alta, et (come pare all’universaled) arrogatosi troppo; ma querela più acerba aspetto da lui con la medesima confidenza, quando assai presto sentirà la resolutione del Datario [25] che pur sarà ad instanza d’Este [26], nella quale deliberatione, per celare quella parte che io vi habbia, mi asterrò dal Palazo ancora due giorni, sì che né lui, né l’ambasciatore di Spagna [27] possino credere, che vi sia di mia farina, come forse anco glielo persuaderà facilmente la qualità del suggetto, che per altro non saria forse discaro ad Alessandrino, come dirà il cardinale di Fiorenza, co’l quale ho communicato il tutto. D’Alessandrino sta malissimo sodisfatta la sorella del papa [28], parendoli, che habbia voluto addozinarli i nipoti et ritenerli indietro in che forse non è escusabile quanto io vorrei. Le cose di Napoli sono quiete interamente; et sento questo quanto ho da dire a Vostra Altezza, le bacio la mano.
Di Roma li xiij di maggio M.D.LXXXV.