Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 28 giugno 1587

Med. 5092, n° 203 (c. 516rv), firma autografa

//c. 516r//

Questa settimana non tengo lettere di Vostra Altezza, ma presuponendo però la prospera salute loro, me ne sto con l’animo posato. Non lassarò già per buona usanza farle queste poche righe, delle quali saranno la materia queste pratiche de parentadi, poiché altro non vi è di conto. Li Colonnesi sono esclusi interamente da quello già concluso dal signor Marcantonio [1] in Sicilia, onde alcuno può dubitare, che questo suggetto di più si presenti al papa per le nipoti, et che Ascanio cardinale [2], che per ogni mezo vorria dominare, sia per tentare questa poiché non li riesce quell’altra via. Questo sospetto con la gelosia ordinaria, stimola Farnese [3] a tirar per quello del Cesarino [4] quanto può, et pur hora avvertito di Palazo del medesimo dettoli già un pezo da chi egli confida che tratti da dovero (che secondo mi dice Rusticuccio [5], è una scalco della signora Camilla [6], che li dà parole) che se la signora Clelia [7] si maritasse, il parentado si potria dire fatto, ha resoluto di levarla di Roma, come all’improvviso, poiché si persuade forse che questo sia per agevolare le conclusioni, et ella non doveva cedere alle persuasioni ordinarie ma dare tempo al tempo et starsene qui volentieri, vedendo le pratiche de parentadi che se li proponevano. Talché con questo si potria aspettare di sentir qualche scoppio delle sue prove, ma io punto non temo, sì perché Montalto [8] mi dice, che prima daria la sua sorella, (per usare le parole sue) al boia, che metterla in mano di Farnese [9], et ne dice le cagioni; sì perché la signora Camilla con esso, aliena da quello per la memoria delli dishonori passati, non hanno altra voglia che di Virginio [10], et pur hora s’è preso assunto di trattare co’l papa, et di stringersi alla conclusione, poiché la putta cresce, et anco si fa bella più che io non credevo. Vedremo quel che seguirà, et fratanto ho voluto che Vostra Altezza sappia questo. Nostro Signore hieri mi participò gli avvisi suoi di Polonia, che sono in somma la pratica mossa da quella Regina [11] di casare con Massimiliano //c. 516v// d’Austria [12] la nipote figliola del re di Svetia [13], in che ella era posta, et haveva commesso ad un homo di lui, che lo sollecitasse quanto poteva, sperandosi che questo li daria il Regno, se bene quel Gran cancelliere [14] con ogn’arte cercasse tirare in altra parte. Per le quali diversità d’inclinationi si vedeva l’elettione anzi che non inclinata alla lungheza. Facilmente si concluderà questo matrimonio, il quale congiugnendo li favori di quella Regina agl’altri pare che daria vinto il gioco a casa d’Austria. Io trattengo poi la pratica di quella contessa di S. Angelo [15], della quale, d’ètà di xiiij anni, so che sente ragionare volentieri di Virginio, se bene dice parerli tenerello. Et non fugge punto di trattare con don Pietro [16], talché se mai più venga di Spagna qualche avviso, che egli sia fastidito della indegnità di quelle pratiche, io sperarò che si potrà concludere, se piacerà a Vostra Altezza, come credo. La madre ha voluto darla al duca d’Alva [17], ma la giovane ha recusato dicendo non volere partire d’Italia. E’ bella, ha la favella et il tratto spagnolo, talché don Pietro non ha replica, sendo poi ricca come è. Sto aspettando avviso di lui con gran desiderio che egli non si sia intrigato in quelle parti nelle quali punto non vedo il fatto suo. Come Vostra Altezza potrà sentir dal Capponi [18] che se ne torna. Io disegnarei, che l’affitto delle cose mie fusse per nove anni, che pare termine da sperare che scorrerà pur a tempo mio, però di questo, se resta servita, potria trattare il consenso de cavalieri che sarà con obligo mio.
Dall’alligato memoriale vedrà Vostra Altezza quel che da lei si desideri per mia intercessione, mi pareassai honesta la domanda, et perciò la prego di sentirla bene che me ne farà molto favore. Et le bacio la mano.
Di Roma li xxviij di  giugno M.D.LXXXVIJ.


12. Pretendente al trono polacco al pari del fratello Ernesto.
13. Anna Vasa, figlia di Giovanni III re di Svezia.
14. Jan Zamoyski. Cfr. la lettera n° 177, nota 22.
17. Antonio Álvarez de Toledo y Beaumont, poi sposatosi con Mencia de Mendoza.
18. Giovan Battista Capponi. Cfr. la lettera n° 108.